La più grande delle Scrambler è spinta dall’ultima versione dello “storico” bicilindrico a L raffreddato ad aria e olio da 1.079 cm3 con distribuzione desmodromica, due valvole per cilindro e iniezione elettronica, capace di erogare 86 CV a 7.500 giri.
Meglio con la “piattaforma”
La dotazione elettronica sembra quella di una superbike, non di una stradale in stile “neovintage” come la Scrambler. Di serie c’è addirittura la piattaforma inerziale (che ha permesso di dotare l’impianto frenante di ABS cornering), il controllo di trazione regolabile su 4 livelli e il comando del gas ride by wire collegato a tre riding mode (Active, Journey e City).
Sospensioni regolabili
Il telaio è a traliccio in tubi di acciaio mentre il telaietto posteriore è in alluminio. Il forcellone “bibraccio” è realizzato per fusione in gravità in alluminio, mentre la ruota anteriore da 18” è un tocco ispirato alle moto da “flat track”. “Miste” le sospensioni, con forcella da 45 mm dell’italiana Marzocchi e mono della giapponese Kayaba, entrambe regolabili mentre è di Brembo l’impianto frenante con pinze Monoblocco M4.32 all’anteriore.
Ama le curve
La posizione di guida naturale, la sella bassa e comoda, il manubrio bello largo: bastano pochi metri in sella alla Scrambler 1100 per sentirsi a proprio agio. La potenza dichiarata non è elevata ma all’apertura del gas il bicilindrico Ducati emoziona con la sua erogazione piena e corposa, la spinta coinvolgente che trasmette soprattutto ai regimi medio-bassi. Stesso discorso per la ciclistica: la 1100 è una “divoratrice” di curve stabile e precisa e sui percorsi misti si batte alla pari con moto ben più sportive. Potenti i freni, ma l’anteriore è un po’ brusco nell’azione.