Realizzata con estrema cura, la Z H2 SE sfoggia lo stile spigoloso e "minimalista" delle attuali Kawasaki: il frontale imponente si contrappone al codino minimalista e il motore quattro cilindri in linea da 998 cm3 sovralimentato è lasciato (giustamente) in bella vista.
Tanti cavalli, tanta elettronica
La potenza dichiarata è di ben 200 CV a 11.000 giri e la coppia massima di 137 Nm a 8.500 giri, con rapporti del cambio corti per migliorare il comportamento in città e nel misto. Tutto Showa il reparto sospensioni con forcella SFF-BP e monoammortizzatore "semiattivi" regolabili elettronicamente, mentre l'impianto frenante ha pinze radiali Brembo M4.32 su dischi semi flottanti da 320 mm all'anteriore e pinza Nissin a doppio pistoncino con disco da 260 mm al posteriore. La dotazione elettronica prevede: centralina con piattaforma inerziale IMU a sei assi e tre riding mode che “accordano” tutti i sistemi della moto (più uno personalizzabile). Di serie ABS con funzione Cornering, controllo di trazione, sistema antimpennata, launch control, cambio elettronico in inserimento e scalata e il cruise control. Il cruscotto sfrutta la tecnologia TFT a colori e si connette al cellulare.
Un "missile"... gestibile
In sella alla Z H2 c’è tanto spazio (ma solo per il pilota) e la posizione di guida è naturale, piuttosto “seduta” e molto comoda, ben poco “d’attacco”. Il quattro in linea sovralimentato è docile ai bassi, ma appena si apre il gas sfoggia un’accelerazione bruciante e un allungo impressionante fino ai regimi più alti, sottolineato dal “sibilo” inquietante del compressore. Grazie alla ciclistica rigorosa e alle nuove sospensioni semiattive a punto, tra le curve la Kawasaki è precisa, ma il suo campo di battaglia preferito è il misto medio-veloce: nello stretto è meno reattiva e i 240 kg di peso si fanno sentire. Molto ben tarata l’elettronica: la gestione del gas ride-by-wire rasenta la perfezione, così come il cambio elettroassistito, rapido e preciso. Da superbike la frenata, con un ABS a punto e poco invasivo.
Perché sì
Il quattro cilindri supercharged è un "mostro" gestibile ai bassi ma con un vigore e un allungo impressionanti
La ciclistica all’altezza delle prestazioni, efficace nel misto veloce
La frenata potentissima ma sempre gestibile
Perché no
Il comfort di marcia è limitato dalla sella poco imbottita e dall'assenza di riparo
Il passeggero: come su tutte le naked sportive di ultima generazione è poco considerato
Il peso: non è una piuma e si sente sia nello stretto che nelle manovre a bassa velocità