La "nuda" di media cilindrata della Casa Alata ripropone l’azzeccato stile “neoretrò” inaugurato un paio di anni fa dalla CB 1000 R. La Honda in prova monta un faro anteriore tondo full LED (così come il resto delle luci) circondato da una cornice che diffonde una luce bianca, come quello della “sorella maggiore”. Il cuore di questa naked compatta e muscolosa è un modernissimo motore 4 cilindri in linea di 649 cm3, con distribuzione bialbero in testa e 16 valvole. Niente mappature per la CB650 R, ma un validissimo controllo di trazione HSTC (Honda Selectable Torque Control) che vigila sulla ruota posteriore e assolve bene ai propri compiti. Davanti la CB sfoggia pinze a quattro pistoncini con attacco radiale che agiscono su dischi da 310 mm e una forcella a steli rovesciati Showa SFF, tutta regolabile.
La sella è comoda e gli incavi del serbatoio sono ben sagomati, ma chi è più alto di 1,75 metri sta con le gambe piegate. Si viaggia ben inseriti nella moto, col busto poco piegato sul manubrio, collocato vicinissimo al pilota. Gli ingegneri non si sono dimenticati del passeggero: la seduta è praticamente alla stessa altezza del pilota e le maniglie “annegate” nel codino rendono la Honda sufficientemente comoda. Il terminale di scarico, dalle dimensioni compatte, è stato progettato per “sparare” il suono di scarico direttamente verso il pilota: un’attenzione insolita e che ai più potrà far piacere.
La sella è comoda e gli incavi del serbatoio sono ben sagomati, ma chi è più alto di 1,75 metri sta con le gambe piegate. Si viaggia ben inseriti nella moto, col busto poco piegato sul manubrio, collocato vicinissimo al pilota. Gli ingegneri non si sono dimenticati del passeggero: la seduta è praticamente alla stessa altezza del pilota e le maniglie “annegate” nel codino rendono la Honda sufficientemente comoda. Il terminale di scarico, dalle dimensioni compatte, è stato progettato per “sparare” il suono di scarico direttamente verso il pilota: un’attenzione insolita e che ai più potrà far piacere.