La R6 era una moto “da corsa” e lo rimane anche nella sua versione più recente. Già a un primo sguardo la YZF mostra linee essenziali e un'impostazione aggressiva, con i piccoli faretti e il portatarga facilmente removibile. ll quattro cilidnri in linea è inserito nel telaio Deltabox in alluminio, la gestione elettronica comprende acceleratore ride by wire, i cornetti di aspirazione ad altezza variabile, mappe D-Mode e controllo di trazione su 6 livelli. Il cambio elettronico è di serie e funziona solo in inserimento. Semplice e chiaro, il cruscotto offre solo ciò che serve. Nel contagiri è inserito l’indicatore della marcia, a destra quello del TCS (il controllo di trazione che si attiva e regola dal blocchetto di siistra). Notare anche qui la “zona rossa” del contagiri a 16.500 giri! La R6 infatti ha un propulsore che spinge forte agli alti regimi, ed è pensata per piloti esperti e capaci di farla “cantare” come si deve. Questo non vuol dire che la moto di Iwata debba muoversi solo tra i cordoli di pista: la media Yamaha si trova a suo agio anche su strade collinari o di montagna, proprio dove siamo andati a provarla.

Semplice e chiaro, il cruscotto offre solo ciò che serve. Nel contagiri è inserito l’indicatore della marcia, a destra quello del TCS. Notare anche qui la “zona rossa” del contagiri a 16.500 giri!