Come è fatta

Il fatto che la Vun venga praticamente assemblata a mano, un esemplare a settimana, la dice lunga sulla cura costruttiva e l’esclusività di questa moto nata dalla passione di tre soci-amici (Cabassi, Crepaldi e Sarti) e costruita nell’azienda di Settimo Milanese da Roberto Pattoni. Prodotta in tre versioni (base, depotenziata a 34 CV e racing, con 68 CV) la Vun viene costruita in poche decine di esemplari l’anno e solo su specifiche del cliente, sia esteticamente sia meccanicamente. E’ spinta (in configurazione base) da un monocilindrico Rotax di 652 cm3 da 54 CV alla ruota, una potenza a prima vista bassa, ma capace di fare “volare” una moto di soli 135 kg (a secco) e con una ciclistica veramente a punto come questa, agilissima e reattiva.  La carrozzeria è ridotta al minimo, mentre il telaio è una struttura mista con travi a traliccio in tubi di acciaio (saldati a mano) e piastre laterali in lega leggera ricavate dal pieno.

 

Come va

Appena in sella si sente che la Vun è una moto insolita: leggera, essenziale, strettissima nella zona di congiunzione tra sella e serbatoio, poco confortevole e con tutto il (poco) peso caricato sull’avantreno. L’erogazione del motore monocilindrico è rabbiosa, ma per rendere al meglio va tenuto “allegro” perché i cavalli sono ben sfruttati ma non tanti. In curva è uno spasso: velocissima nello scendere in piega e reattiva come poche altre nei rapidi cambi di direzione, ha un avantreno “granitico” che la rende stabile anche nei curvoni veloci. Le sospensioni hanno una taratura sportiva, ma sono completamente regolabili. Anche i freni, con il grosso disco anteriore da 320 mm radiale e quello posteriore da 220, si comportano molto bene, assecondando il pilota in ogni situazione. Con la Vun e un po' di spirito di adattamento è possibile anche viaggiare: c'è chi ci è andato persino all'Elefantentreffen (clicca qui)!