BSA Bantam 350, costa poco e ha stile
Riprende il nome di un modello simbolo degli anni 50', rielaborandone lo stile classico in chiave moderna. La Bantam 350 è ben costruita, compatta ma spaziosa e facile da guidare. Il prezzo è d'attacco
Foto e immagini
Tra i mercati maggiormente in espansione c'è quello delle classiche di medio-piccola cilindrata. Merito del loro successo è senz'altro l'essere moto facili, di dimensioni e pesi compatti, con un look piacevole che richiama al passato, pochi fronzoli, prestazioni e consumi contenuti e un prezzo decisamente interessante. Seguendo questa strategia, la rinata BSA (di proprietà del gruppo indiano Mahindra) ha presentato a Londra la Bantam 350.
La storia di BSA e della Bantam
La storia di BSA affonda le sue radici quasi 2 secoli fa: nasce nel 1861 come azienda produttrice di munizioni per l'esercito inglese. Agli inizi del novecento però le attenzioni si focalizzarono al mondo del motociclismo e nel 1910 venne presentata la prima motocicletta. Successivamente il marchio si affermò come il maggior produttore di moto britannico, presentando modelli di successo come la Bantam. Venne prodotta in differenti versioni e cilindrate, la prima nel 1948 con motore di 125 cm³, poi cresciuta a 150 cm³ nel 1954 sino ad arrivare a 170 cm³ nel 1958. Rimase a listino fino agli inizi del 1970, quando iniziò il declino dell'azienda, e fu per un periodo la moto più venduta al mondo.
Com'è fatta
La Bantam di oggi tiene fede al concetto di moto facile e per tutti i giorni, con uno stile piacevolmente classico: faro tondo a LED, serbatoio a goccia, soffietti sugli steli della forcella, cover di plastica sui fianchetti, una sella piatta con cuciture a vista e un codino tondeggiante con luce incorporata. A spingere la moto troviamo un monocilindrico di 334 cm³ con distribuzione bialbero, raffreddamento a liquido e cambio a sei rapporti. Osservandone la forma dei carter, del cilindro e la cilindrata stessa, tutto lascia pensare che il propulsore sia prodotto da Jawa, azienda controllata sempre da Mahindra. I valori dichiarati sono di 29 CV a 7.750 giri e 29,6 Nm di coppia a 6.000 giri.
La ciclistica si basa su un telaio in acciaio sostenuto da una forcella a steli tradizionali di 41 mm e da una coppia di ammortizzatori regolabili nel precarico su cinque posizioni, collegati direttamente al forcellone bibraccio. I cerchi sono entrambi in lega, 19 pollici l'anteriore e 17 pollici il posteriore, con coperture stradali. L'impianto frenante vede al lavoro un disco di 320 mm all'avantreno e uno da 240 mm al retrotreno, con pinze Bybre e ABS. Tra la dotazione troviamo un display LCD di forma circolare con caratteri bianchi su fondo nero. Risulta sufficientemente visibile, offre le info necessarie tra cui la marcia inserita ma i caratteri sono un po' piccoli.
Come va
Come dicevamo si tratta di una moto tutto sommato compatta, ma nonostante questo in sella c'è spazio anche per chi supera i 180 cm di altezza. La triangolazione tra sella, pedane e manubrio è ben studiata e permette di assumere una posizione di guida rilassata e piuttosto confortevole. La seduta è abbastanza spaziosa e l'altezza da terra di soli 80 cm la rende accessibile anche a chi non è particolarmente alto. Le pedane sono posizionate centralmente, non ci sono incavi sul serbatoio che costringano le ginocchia e il manubrio alto è sagomato verso il busto del pilota.
In città si apprezza la maneggevolezza e il buon bilanciamento dei 185 kg dichiarati a secco, così come il motore: il monocilindrico è rapido nel salire di giri e la potenza offerta è più che sufficiente per muoversi con una certa rapidità nel traffico e affrontare tratti extraurbani veloci senza avvertire eccessive vibrazioni, presenti su manubrio e sella ma sopportabili. Il cambio a sei rapporti è preciso nell'intervento, ed è azionato da un comando della frizione molto morbido, che non affatica nemmeno dopo un utilizzo intensivo. Altro punto a suo favore riguarda la ciclistica, la Bantam è agile e ben bilanciata, con un avantreno piuttosto svelto -forse fin troppo- nella primissima fase di inserimento in curva, dopodiché risulta più progressivo. Le sospensioni offrono una discreta taratura, la forcella è scorrevole e filtra efficacemente le sconnessioni dell'asfalto, il doppio ammortizzatore invece ha una risposta un po' secca. La frenata è adatta alle prestazioni: l'anteriore offre un buon mordente, posteriore ha invece poca grinta.
Carta d'identità
| Motore | monocilindrico |
| Cilindrata (cm3) | 334 |
| Raffreddamento | a liquido |
| Alimentazione | a iniezione |
| Cambio | a sei rapporti |
| Potenza CV (kW)/giri | 29(21,3)/7.750 |
| Freno anteriore | a disco |
| Freno posteriore | a disco |
| Velocità massima (km/h) | n.d. |
| Altezza sella (cm) | 80 |
| Interasse (cm) | 144 |
| Lunghezza (cm) | n.d. |
| Peso (kg) | 185 |
| Pneumatico anteriore | 100/90-18" |
| Pneumatico posteriore | 150/70-17" |
| Capacità serbatoio (litri) | 13 |
| Riserva litri | n.d. |