Salta al contenuto principale

Yamaha MT-10 - Manga naked a due facce

La nuova Yamaha MT-10 ha la potenza e la reattività della superbike R1, ma anche un equilibrio e una versatilità insospettabili in una moto così aggressiva. Percorrendo oltre 330 km sulle strade del sud della Spagna, apprezzando le sue doti (e persino i suoi pochi, piccoli difetti) abbiamo scoperto una moto che ha realmente due personalità: quella "educata" che mostra andando a passeggio e quella "cattiva" che viene fuori quando si apre decisi il gas. E ci piacciono entrambe
Cuore di… R1
Il suo motore e la ciclistica derivano da quelli della R1, ma la nuova Yamaha MT-10 non è la solita “sportiva scarenata”. Yamaha ha realizzato un oggetto molto diverso dalle naked ad alte prestazioni proposte da altre case: una moto leggera e potentissima, ma allo stesso tempo versatile e utilizzabile ogni giorno. Sembra il classico “compromesso impossibile”, invece è perfettamente riuscito.
Della R1, la nuova MT-10 eredita il motore, il telaio e il forcellone. Il telaio deltabox in alluminio è pressoché identico a quello di origine, mentre il quattro cilindri a scoppi irregolari è stato modificato in diverse parti (le parti in magnesio sono sostitute da altre inn alluminio, l’albero motore ha il 40% di inerzia in più, spariscono i cornetti a fasatura variabile) e modificato nella messa a punto, per ottenere un'erogazione il più possibile godibile ai bassi e medi regimi. Ora il crossplane ha ben 160 CV a 11.500 giri e ben 115 Nm di coppia a 9.000 giri. Anche l’elettronica è “semplificata” rispetto alla R1: non c’è la piattaforma inerziale (IMU), restano il ride-by-wire settabile su tre mappature (in ordine di potenza: Standard, A e B), il controllo di trazione disinseribile e regolabile su tre livelli e, ovviamente, l’ABS. Pensando a chi userà la moto per viaggiare, è stato introdotto il cruise control che si può attivare dalla quarta alla sesta marcia per velocità tra 50 a 180 km/h (nel caso vi capitasse di fare un giretto per le autostrade tedesche, of course…).

Ciclistica estrema, risultato “morbido”
Anche dal punto di vista della ciclistica la nuova MT-10 tradisce più di un legame stretto con la sorellina vestita R1. Il telaio e il forcellone come dicevamo restano queli della R1, ma cambia il telaietto reggisella, non più in magnesio ma in alluminio. Le misure sono ipercompatte: l’interasse è di soli 1.400 mm e il peso si attesta a soli 210 kg. Perfettamente equilibrata anche la distribuzione dei pesi che grava sull’anteriore per il 51%. Anche le sospensioni rivelano una stretta parentela con quelle della R1: si tratta infatti di unità derivate da quelle della supersportiva, anche in questo caso completamente regolabili. Decisamente potente anche l’impianto frenante che prevede una coppia di dischi da 320 mm frenati da pinze radiali a quattro pistoncini e dall’ABS Bosch. Per tenere sott’occhio tutti i parametri elettronici c'è un bel cruscotto composto da un grosso display LCD da 6” in bianco e nero. La gestione nvece avviene per la quasi totalità sul blocchetto sinistro, dove ci sono il tasto per la selezione del livello del controllo di trazione (la “chicca” è che si può modificare in marcia) e del cruise control. La selezione delle mappature, invece, è alloggiato sul blocchetto destro, appena sotto il pulsante di avviamento. La qualità generale percepita è decisamente buona, unica piccola pecca è la mancanza del regolatore per la distanza della leva della frizione. Parlando dell'estetica, la MT-10 sembra un robot dei manga giapponesi. Chi ricorda Gundam? Guardate il frontale e vi tornerà in mente, grazie ai due bei faretti di forma romboidale (ricordano quelli della Speed Triple) e al piccolo cupolino che, secondo quanto dichiarato, è in grado di proteggere dall’aria almeno fino a velocità da codice. Bella o brutta? È difficile dirlo, l’estetica, Kiska insegna, è qualcosa di molto soggettivo. Diplomaticamente prendiamo a prestito una frase del comunicato ufficiale Yamaha di presentazione, laddove dice che si tratta di un “design che divide”. A rendere ancora più vistosa la MT-10 ci pensano le colorazioni disponibili, tra cui la "Night Fluo" della moto in prova con la quale non si passa mai inosservati…



E per chi vuole viaggiare...
Durante la presentazione abbiamo scoperto che i responsabili di Yamaha, al momento di realizzare la derivata stradale dell’R1, hanno dovuto scegliere tra una supernaked e una Tracer maggiorata… Alla fine la scelta è caduta sulla prima, ma in parallelo è stato realizzato un ricco catalogo di accessori ufficiali che permettono di trasformare la MT-10 in una vera sport-touring. Disponibili la sella in gel, più morbida e più alta di quella di serie (anche il passeggero ne beneficia, perché le gambe risultano meno piegate), un bel cupolino maggiorato, i paramani e le borse semirigide. Queste ultime adottano un sistema di attacco estremamente funzionale: non serve montare un’intelaiatura aggiuntiva, perché si agganciano direttamente al codino (predisposto all'uso) della MT-10. La MT-10 costa 12.990 euro ed è disponibile nelle concessionarie già da questo mese.



Paghi uno e prendi due
Abbiamo avuto a disposizione la nuova MT-10 nel sud della Spagna, ad Almeria: il test si è svolto su un percorso di circa 330 km caratterizzato da asfalto in perfette condizioni, con molti saliscendi e curvoni veloci intervallati da percorsi misti parecchio tecnici. Montando in sella, la MT-10 stupisce per le misure compatte e per i comandi piazzati alla giusta distanza. Se si è alti fino a 180 cm sulla naked di Iwata si sta comodi, il pilota è naturalmente caricato in avanti ma la schiena resta comunque eretta e gli avambracci poco sollecitati. Il primo impatto con la sella invece non è così "entusiasmante": l’imbottitura è scarsa e la sella è dura. Chi ha intenzione di utilizzare la MT-10 tutti i giorni oppure per tragitti medio-lunghi dovrà pensare subito alla sella in gel disponibile come optional. Sin dai primi metri si apprezza invece il motore, pieno e vigoroso fin dai bassi regimi: la risposta del gas è immediata anche in mappatura standard, eppure l’erogazione è sempre ben gestibile grazie anche alla rapportatura decisamente a punto. Persino l’on-off, naturale per un motore di così alte prestazioni, è limitato e non infastidisce, neppure alle andature da codice cittadino. Il merito di tanta neutralità di risposta va ripartito in parti uguali tra l’erogazione del motore e la ciclistica che, nonostante abbia misure “estreme”, è perfetta per imbrigliare e "ingentilire" il carattere di questo potente quattro cilindri. Il vero divertimento, però, lo si prova una volta usciti dalla città, quando su strade aperte si può finalmente aprire il gas...



Tra guida pulita e… arroganza 
Se si forza il ritmo, infatti, la MT-10 mostra la sua vera natura di moto a metà tra la supersportiva e la "funbike" da acrobazie. La ciclistica rigorosa e l’interasse ipercompatto consentono inserimenti veloci e percorrenze di curva granitiche: con lei si va veloci sia sul guidato, sia sullo stretto dove, una volta presa la mano con l’inerzia del motore, mostra un’agilità davvero gustosa. A spiccare su tutto però, resta il motore: l’erogazione del quattro cilindri "crossplane" infatti è corposa e regolare ai bassi, ma sfodera un tiro formidabile ai medi: basta aprire il gas infatti che la MT-10 si trasforma, sfoderando una cavalleria e soprattutto una coppia impressionanti fin dai 6.000 giri. L’unico problema che abbiamo riscontrato era in uscita di curva: dovevamo dosare con attenzione il gas, pena il sollevamento della ruota anteriore…
A questo proposito, i tecnici Yamaha non hanno voluto togliere il divertimento ai loro clienti. Il controllo di trazione ha un livello di intervento (3) che oltre a gestire l’aderenza del posteriore, smorza sul nascere il sollevamento dell’anteriore: ma gli altri due livelli consentono uno stile di guida decisamente “sopra le righe”, lasciando che la moto si impenni di potenza in seconda e anche in terza... Una goduria, per chi ha l'esperienza necessaria. Restando in tema di elettronica, delle tre mappature disponibili nel nostro test abbiamo apprezzato sia la Standard sia l’intermedia A, che garantisce una maggiore prontezza nel comando del gas. Abbiamo usato pochissimo invece la B, ossia quella più “libera”: soprattutto nel misto stretto infatti la mappatura “tutto aperto” rende la moto troppo nervosa, non consentendo al pilota una guida pulita e regolare. Allo stesso livello del resto della dotazione l’impianto frenante, potente ma sempre ben modulabile. Quanto alle gomme fornite di serie Bridgestone BT20, si sono rivelate efficacissime sull’asciutto, ma hanno garantito un buon grip anche sul bagnato: perché anche stavolta purtroppo abbiamo trovato la pioggia, come in ogni test di questa strana primavera. 

Carta d'identità

Dati tecnici (dichiarati dalla casa)
Motore 4 cilindri 4 tempi
Cilindrata (cm3) 998
Raffreddamento a liquido
Alimentazione a iniezione
Cambio a 6 marce
Potenza CV (kW)/giri 160
Freno anteriore a doppio disco
Freno posteriore a disco
Velocità massima (km/h) nd
Dimensioni
Altezza sella (cm) 82,5
Interasse (cm) 140 
Lunghezza (cm) 209,5
Peso (kg) 210
Pneumatico anteriore 120/70 - 17"
Pneumatico posteriore 190/55 - 17"
Capacità serbatoio (litri) 17
Riserva litri nd

Yamaha MT-10 2016

Ti piace questa moto?

Qual è il tuo giudizio?

I voti degli utenti
0
0
0
0
0
Voto medio
0
0
0 voti
Aggiungi un commento