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Emilia come l'Abruzzo: strade chiuse alle 2 ruote

Dopo l’Abruzzo è la volta dell’Emilia, “Motor Valley” italiana che chiude un valico dell’Appennino a ciclisti e motociclisti. Riferendosi in particolare al grave danno economico che una simile decisione potrebbe apportare, anche in questo caso le critiche non sono mancate. Ci si aspetta ora l’intervento della FMI
Addio mototuristi?
Il 30 aprile scorso, la provincia dell’Aquila aveva vietato il transito alle due ruote (moto e bici) su alcune strade particolarmente dissestate e, quindi, pericolose. In molti erano intervenuti - FMI in primis - manifestando contrarietà alla decisione presa in merito. Poi, qualche giorno dopo, la riapertura alla normale circolazione di alcuni tratti risistemati e rimessi in sicurezza. Ora però è la volta dell’Emila Romagna: provenendo dalla Toscana, in corrispondenza di un passo appenninico nel comune di Vergheto, espliciti segnali cerchiati in rosso vietano infatti l’accesso a ciclisti e motociclisti. Il tratto di strada chiuso alla circolazione delle due ruote fa parte di un itinerario turistico particolarmente battuto - ed apprezzato - dai biker di tutta Italia e non solo. Anche in questo caso, com’era facile aspettarsi, le critiche alla decisione presa dall’amministrazione comunale non sono mancate. Blogger e motociclista, Giancarlo Gatteli - che già ha provveduto a segnalare la cosa agli organi di informazione - non ha dubbi: è “l’ennesima figuraccia di un Paese incapace di essere civile agli occhi di residenti e di turisti. E poi ci lamentiamo - scrive -  se, nonostante il nostro patrimonio storico, culturale, ambientale, i turisti preferiscono Spagna, Francia, Austria e via elencando".
Va infatti ricordata l’importanza a livello turistico giocata, specialmente in un simile territorio, dai motociclisti e dai numerosi club che, periodicamente, organizzano manifestazioni e gite utili anche alla scoperta dell’eccellenze territoriali, culturali e eno-gastronomiche.”Cicloturismo e mototurismo (ma poi anche gli automobilisti non è che apprezzino di visitare borghi e colline rischiando ogni volta un cerchione o rinunciando ad un minimo di comfort) rappresentano - continua Gattelli -  settori molto importanti per il turismo. Sono turismi ad alto valore aggiunto: pagano per avere servizi che, ad esempio, i gruppi in pullman ed i camperisti, non chiedono e non acquistano. I pubblici amministratori devono comprendere che con questi divieti (facili ed economici da mettere, e così eliminano qualsiasi responsabilità dalle proprie spalle) fanno male al Paese, alla credibilità delle Istituzioni, a quel po' di 'senso dello Stato' che abbiamo come italiani. Se l'Italia non torna ad essere una meta piacevole, avremmo perso una partita fondamentale per la nostra economia".
Visto soprattutto quanto recentemente successo in Abruzzo - dove i rappresentanti locali della FMI si sono immediatamente adoperati con comunicati e incontri necessari a risolvere la situazione - è lecito a questo punto aspettarsi una dichiarazione dal parte della Federazione. 
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