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TomTom Rider 450, la nostra prova

Quest’anno TomTom ha presentato la nuova gamma di navigatori destinata ai motociclisti. Noi abbiamo provato il top di gamma Rider 450, ecco come va 
Accessori
Come è fatto
La nuova gamma di navigatori per moto di TomTom è stata studiata per offrire ai motociclisti i percorsi più emozionanti. I nuovi Rider sono dotati infatti di mappe pre-caricate e punti di interesse specifici per chi si muove su due ruote e dal punto di vista tecnico tutti i modelli sono stati aggiornati con uno schermo touch che si adatta sia ai guanti leggeri sia a quelli pesanti, per un facile utilizzo in ogni condizione meteo.
A partire dai percorsi preinstallati, tra i più belli al mondo. Si tratta di itinerari pre inseriti nel database curati da siti di viaggio come MotoPlus, Adventure Bike Rider e Tourenfahrer e altri partner. Sono offerti insieme alle mappe del mondo sempre disponibili sul dispositivo, al traffico in tempo reale e agli avvisi autovelox. Inoltre, toccando lo schermo si possono trovare facilmente i punti d’interesse specifici per le due ruote, tra questi: ristoranti, alberghi, ma anche i musei dedicati al mondo delle moto. Dal punto di vista hardware, il TomTom Rider è dotato di una memoria interna di 16GB, ha uno slot per memoria aggiuntiva, una batteria agli ioni di litio capace di circa 6 ore di autonomia ed è completamente impermeabile e resistente a ogni condizione atmosferica. I prezzi vanno a salire a seconda del modello: TomTom Rider 42 è proposto a 349,90 euro, il TomTom Rider 420 a 399,90, il TomTom Rider a 450 e il Rider 450 Premium Pack a 499,90 euro. Noi abbiamo deciso di testare il top di gamma Rider 450 montandolo su una Suzuki VStrom, ecco come va.



Software fluido e buon touch
Il Rider 450 viene venduto con l’apposita staffa di montaggio per moto che prevede un braccio da montare sul manubrio (d’obbligo la sezione circolare) e un sistema d’aggancio con sfera da cui parte il filo dell’alimentazione da collegare direttamente alla batteria. A seconda dei modelli il montaggio può essere più o meno facile, tutto dipende da quanta “carrozzeria” è necessario smontare per far passare il filo dell’alimentazione e arrivare alla batteria. Sulla VStrom è stato sufficiente togliere la paratia laterale e sollevare la sella, un’operazione che nel complesso è durata pochi minuti. Leggermente più complicato invece è stato posizionare al meglio la staffa di supporto, più che altro per riuscire ad avere una visuale dello schermo sempre corretta e ben visibile. L’interfaccia grafica è minimale ma molto chiara, si scorre tra i menù con facilità e il touch, settato per funzionare con guanti sottili oppure con quelli più invernali, funziona molto bene e offre una buona esperienza di utilizzo. Molto utile anche la connessione bluetooth col cellulare, che consente di rispondere alle chiamate con un solo tocco. Ovviamente, per poter godere appieno dell’utilità del bluetooth è necessario avere un dispositivo da casco con microfono integrato. Tramite l’applicazione MyDrive, inoltre, è possibile stabilire un percorso tramite il cellulare e caricarlo in seguito sul navigatore, in modo da non dover “pasticciare” troppo quando si è alla guida. Per chi viaggia, una delle funzionalità più interessanti è quella che consente di “disegnare” il proprio percorso in base ai propri gusti di guida, scegliendo attraverso un grado crescente di tortuosità e di altitudine. Una possibilità divertente soprattutto per chi usa il navigatore per viaggiare e scoprire strade sempre nuove. 



Perfetto in città
In città, una delle doti principali del Rider è la velocità con cui vengono agganciati i satelliti (sempre rapida, anche in mezzo ai palazzi) e la possibilità di avere il percorso offline, in modo da non perdere mai la rotta. L’interfaccia delle mappe è molto chiara e in più è possibile personalizzarla in termini di zoom sul cursore e info mostrate. Forse un po’ meno visibile la barra laterale in cui vengono mostrati i punti d’interesse, come i vari limiti di velocità e autovelox: i simboli sono leggermente troppo piccoli, bisogna abituarsi e “sapere bene” dove cercare per utilizzarli al meglio.

 

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