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SBK, lo sfogo di Bautista: "La norma sul peso è discriminatoria"

Il pilota spagnolo, che dall'anno prossimo non correrà più per Ducati, rivendica regole più giuste. "Le mie dimensioni fisiche sono diventate uno svantaggio strutturale, bisogna intervenire"

Due anni fa, di questi tempi, Alvaro Bautista si avviava a conquistare il secondo mondiale di fila in superbike, qualcosa che in casa Ducati non si vedeva dai tempi di Carl Fogarty. Le 27 vittorie conquistate però sono diventate un boomerang, perché se non ci fosse stato un dominio del genere probabilmente a Dorna non sarebbe venuto in mente di cedere alla tentazione di ascoltare chi proponeva la norma sul peso minimo combinato moto/pilota. 
Dire che l’introduzione della regola sul peso minimo lo abbia messo in difficoltà è riduttivo: 4 vittorie in un anno e mezzo non si possono spiegare solo con il passaggio di Toprak Razgatlioglu in BMW, l'arrivo di Nicolò Bulega in Ducati e l'avanzare dell'età. I 6 chili in più sulla Panigale di Alvaro condizionano inevitabilmente la sua guida.

Uno sfogo inevitabile

Ora che Aruba lo ha congedato e il mercato non sembra offrire grandi prospettive, Bautista ha accusato il colpo per una situazione con cui ha cercato di convivere probabilmente troppo a lungo. E martedì è uscito allo scoperto, con un post decisamente amaro. "Oggi voglio scrivere di qualcosa che non è facile per me, ma che credo sia assolutamente necessario. Non parlo solo come pilota, ma come persona. Da chi ha dedicato la sua vita a questo sport, che si è allenato ogni giorno con impegno, disciplina, amore per la moto. Parlo anche come qualcuno che ha provato personalmente cosa si prova ad essere giudicati – e, in un certo senso, penalizzati – non per prestazioni o livello di dedizione, ma per il proprio corpo. Per il loro peso. Per molto tempo, sono rimasto in silenzio. Ho cercato di adattarmi, di non creare disagio e di convincermi che questo faceva solo parte del gioco. Ma la verità è che quando le tue dimensioni fisiche diventano uno svantaggio strutturale – qualcosa che non dice nulla sulla tua abilità di pilota – allora smette di essere un problema tecnico e diventa una forma di discriminazione. Ho sentito come vengo messo in discussione di più, come mi viene richiesto di giustificare il mio posto più e più volte. Non perché non possa stare davanti o dare il meglio di me, ma perché il mio corpo non è conforme a uno standard fisico che, anche se non scritto, conosciamo tutti".

Giusto o meno?

Fino a qui, il post ha il sapore dello sfogo, ma più avanti Alvaro entra nell'argomento con una considerazione che non è peregrina. D'altronde essere leggeri o pesanti, anche in passato, ha dato vantaggi e svantaggi: pensiamo a Dani Pedrosa, o Danilo Petrucci. Insomma, se il peso è un tema, va considerato nella sua complessità. "Capisco che il peso sia un fattore tecnico nelle prestazioni della moto. Lo accetto. Ma quando il sistema non tiene conto delle differenze naturali nei tipi di corpo, smette di essere equo e inizia ad escludere. Ecco perché oggi scrivo. Non per fare la vittima. Non per creare divisione. Scrivo perché non voglio che altri piloti – ora o in futuro – passino quello che ho passato io negli ultimi due anni. Non voglio che sentano che il loro corpo è un ostacolo più difficile di qualsiasi curva. Il mio scopo con questo messaggio è iniziare una conversazione necessaria. Per chiedere di ripensare a criteri tecnici, regolamenti, e soprattutto cultura del motociclismo. I piloti non sono definiti dal numero su una bilancia. Sono definiti dalla loro intelligenza in pista, dal loro istinto, dal coraggio e dalla connessione con la moto. Grazie per avermi ascoltato. Non chiedo applausi. Solo consapevolezza. E, speriamo, un cambiamento che renda questo sport più giusto per tutti".

Il futuro di Bau Bau

Luglio sarà un mese cruciale per il destino di Bautista: all'orizzonte ci sono possibilità per un ritorno in Honda o un approdo in BMW, ma se il regolamento dovesse cambiare, probabilmente le sue possibilità aumenteranno.

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