Salta al contenuto principale

HAT le vie marenche (pt3): un terzo giorno per divertirsi, senza esagerare

La tappa conclusiva del nuovo evento di adventouring organizzato da Over2000riders si sviluppa verso il finalese: tanto bosco e qualche sezione tecnica, ma con un programma "furbo", che tiene in conto le esigenze di rientro domenicale
Abbiamo mandato il nostro Guido Sassi a fare la prima edizione della HAT le vie marenche, una novità assoluta nel panorama dell'adventouring, organizzata da Over200riders. Ci siamo fatti raccontare le prime due tappe (qui la prima e qui la seconda), ora andiamo a leggere come è finita.

I chilometri si sentono
Dopo le prime due tappe abbiamo messo in archivio 370 chilometri, con un buon 70% - in tempo- di off road. Al mattino della domenica la voglia di guidare non manca, ma il fisico inizia a mandare qualche segnale di stanchezza. Il programma però è fatto bene, perché la terza giornata non prevede di andare a fare fuoristrada troppo lontano: dopo Bagnasco pieghiamo a est e ci dirigiamo nel finalese. Attacchiamo subito un fuoristrada piacevole: strada dalla sezione larga, fondo morbido, a tratti con un ghiaino che aiuta la ruota dietro a derapare e la moto a curvare. Andiamo avanti dentro il bosco a quote basse, si sente che “là fuori” fa caldo, ma noi quasi non ce ne accorgiamo. Da Altare pieghiamo verso sud, entriamo di nuovo nella vegetazione a fondo valle, passiamo un paio di piccoli guadi e ricominciamo a salire.

Fesh fesh
La strada è bianca, il terreno battuto e c'è solo un po' di polvere che dà fastidio a chi segue; a tratti si provano quasi delle sensazioni "da deserto", ma tenendo la giusta distanza da chi precede si riesce a vedere bene e a non soffrire la sabbia fine che ricopre la carrabile. Siamo in zone piuttosto turistiche, soprattutto per la mtb, e infatti incontriamo più gente in un'ora qui che nei due giorni precedenti. Il percorso comunque è largo a sufficienza e basta tenere un'andatura adeguata per non incontrare problemi. Andando avanti, la polvere lascia spazio ai sassi. Prima scendiamo, poi di nuovo si va su e ci accoglie una bella pietraia. Proseguiamo verso ovest, il fondo varia parecchio e non c'è di che annoiarsi: pietre smosse, fango, foglie, sassi lisci, il tutto su una sezione da un metro, un metro e mezzo al massimo. Niente che possa mettere in difficoltà, ma è il caso di guardare bene dove mettere le ruote, se si vuole finire in gloria la giornata. Poi iniziamo a scendere, e personalmente sono contento che il senso del percorso sia questo: un paio di tornantini scavati mi avevano già riservato un posto a tempo indeterminato, a "scancherare" per riuscire a salire. E invece, procedendo verso valle, basta lasciare scorrere, tenere saldo il manubrio e accettare di rimbalzare un po' come una palla da flipper giusto nei tratti più carognosi. Me la cavo con dignità, ma salto il giro del pomeriggio, perché mi metterebbe in difficoltà con il rientro a casa.



Bene bene
Il bello di una tre giorni così è anche questo: c'è un programma di massima, ma poi ognuno se lo può personalizzare davvero a piacimento. Avere un hotel come base permette di sganciarsi e andare a recuperare i bagagli in ogni momento, una comodità davvero seducente.
C'è da dire poi che Corrado Capra e i suoi hanno fatto davvero un bel lavoro: tracce ben segnate, la giusta alternanza tra asfalto e sterrato, con i tratti non in fuoristrada mai troppo lunghi, o almeno non troppo lunghi quando si ha gran voglia di divertirsi. L'asfalto veniva in soccorso più che altro come break tra una sezione e l'altra, e anche la moto non ha mai sofferto lunghi trasferimenti su stradoni veloci. Anzi, spesso la parte non off road ha regalato bei tornanti e guidato, su percorsi praticamente privi di traffico, frequentati quasi esclusivamente da motociclisti.



Abbiamo visitato zone davvero invitanti, e lo si capisce senza dubbio da quella voglia che rimane a moto spenta, la sera in garage. Voglia di tornare, anche solo per turismo: dopo avere visto il quadro nel suo insieme, resta il desiderio di andare a visitare quel paese da cui si è transitati in fretta, di tornare a fare quel tratto in fuoristrada – ove possibile senza speciali permessi- che è piaciuto particolarmente.
Insomma, le vie marenche sono promosse a pieni voti, ed è sempre bello scoprire che l'Italia ha moltissimi angoli di territorio dove il divertimento e il piacere della moto sono davvero a portata di mano.

Cliccate qui per la prima parte del racconto.

Cliccate qui per la seconda parte del racconto.
Video
Leggi altro su:
Hat
Aggiungi un commento