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HAT le vie marenche, il racconto: sterrati da sogno, senza andare lontano

Abbiamo preso parte alla prima edizione dell'evento adventouring organizzato da Over2000riders nel cuneese: tre giorni di off road su ogni tipo di terreno, lontano dal caldo e dalle strade trafficate
Le vie marenche “vie che portano al mare” nacquero in età romana per collegare la pianura padana occidentale alla costa ligure e ancora oggi sono percorribili a piedi, in bici e in alcuni tratti – fortunatamente per noi- anche in moto. Due in particolare, sulle direttrici Cuneo/Oneglia e Mondovì/Albenga, integrate dai percorsi tradizionali dell'Hardalpitour, hanno contribuito a formare gli itinerari della prima HAT le vie marenche, tracciata con competenza, gusto e senso pratico da Corrado Capra e il suo staff. Noi l'abbiamo vissuta in prima persona con il nostro Guido Sassi, che ve la racconta tappa per tappa.



Sfoglia la margherita
Rispetto alle classiche HAT Sanremo/Sestriere e Pavia/Sanremo, questa nuova formula ha avuto come centro delle attività Garessio (CN), piccolo comune diviso in borgate disseminate nella valle del Tanaro e sui monti circostanti. Le tracce spaziavano quindi dal monte Saccarello a ovest fino quasi ad Albenga a sud, ma al termine di ognuna delle tre tappe si tornava sempre alla stessa base, che per noi era rappresentata dall'accogliente hotel ristorante Il Castagneto. È una soluzione comodissima per snellire la burocrazia, dimenticarsi i bagagli in camera e godere di una cucina che rischia di mettere a repentaglio i più nobili propositi sportivi. Cacciagione, funghi, dolci e vino sono una tentazione continua, e un sano richiamo a girare la moto e tornare alla base una volta che si fa una certa ora.



Alla portata di tutti
La prima edizione aveva un numero limitato di partecipanti, che tra l'altro si sono divisi sui tre giorni, per cui “gli immortali” che hanno preso parte all'intero weekend si sono potuti contare sulle dita di una mano. Molto più numerosi sono stati gli iscritti che hanno scelto di fare venerdì e sabato piuttosto che sabato e domenica, conciliando così impegni lavorativi e familiari. Una cosa è saltata subito all'occhio: rispetto all'orgia di grossi bicilindrici delle canoniche HAT, qui la percentuale di mono è cresciuta parecchio. Se una Husqvarna 701 incarna alla perfezione la tipologia di moto moderna capace di affrontare tanto gli sterratoni veloci che i tratti di bosco e i trasferimenti su asfalto, ho registrato con piacere anche un diffuso gusto per il vintage. Il mio Dominator prima serie non era nemmeno la “nonnina” più vecchia del gruppo, battuta per un anno solo da un XL del 1987. Non mancavano comunque i piloti più coraggiosi, in sella ai grossi bicilindrici KTM, ma in alcuni piccoli tratti che abbiamo percorso è bene sapere condurre con sicurezza una moto del genere, soprattutto se non si ha la fortuna di trovare un fondo sempre asciutto come è capitato a noi. Diverse anche le piccole al via: Suzuki DR400, KTM e Husqvarna 500; chi le ha portate le ha fatte divertire, perché i trasferimenti erano brevi e i chilometri da guidare nello stretto non sono mancati.



Senza andare lontano
Il primo giorno si ha sempre tanta voglia di iniziare e lo staff aveva preparato le cose per bene: Giancarlo “Giamba” Morellato ci porta in off road dopo meno di 5 chilometri dalla partenza, e così ci si può sfogare fin da subito. Il percorso prosegue su tratti tecnici dentro la val Casotto, con pausa visita all'omonimo castello: nascosto dentro una gola, è una autentica perla da scoprire, oltre che un bagno di frescura piacevolissimo. Anche se siamo all'inizio di giugno, le temperature sono già da luglio inoltrato, ma il proseguimento della traccia mattutina ci viene in soccorso: prendiamo una bellissima e ombreggiata strada di fondovalle, dove si può giocare a derapare sui lunghi tratti scorrevoli. Ci godiamo una pausa al rifugio La Maddalena, con vista sulle vallate monregalesi, e poi su per una variante divertente, che inizia a farci entrare nello spirito dell'ultima parte della mattinata. C'è da salire fino a Prato Nevoso, e non manca una lunga ascesa piuttosto pietrosa: il fondo non è però sempre mosso, i sassi non sono troppo grossi e tutto sommato si trova sempre un modo per mantenere trazione e l'anteriore più o meno stabile. L'ultimo tratto di sterratone ci permette di godere del panorama che dai quasi 2mila metri di quota raggiunta abbraccia tutta la pianura. L'aria rarefatta risveglia anche l'appetito e al rifugio La Balma veniamo trattati come si deve: primo di pasta o secondo di spezzatino. Io opto per entrambi, fedele al convincimento che una giornata in moto si sa quando inizia ma non quando finisce: meglio fare il pieno, ci penserà la discesa a favorire la digestione.



Viva l'estate
Al mattino abbiamo fatto 69 chilometri, di pomeriggio ce ne attendono altri 101. Scendiamo fino ad Artesina, poi passiamo un guado – niente paura, l'acqua arriva appena al mozzo- e risaliamo per un bosco ripido, in mezzo ai castagni. Il giro prosegue in gran parte all'ombra ed è un bene, viste le temperature da fornace. In una traccia di fondovalle la carrabile si stringe, felci e verdura varia si chiudono intorno e sopra di noi: l'atmosfera si fa umida nell'aria e sotto le ruote, con tratti fangosi che devono essere gli ultimi rimasti in tutto il nord Italia, vista la siccità generale. C'è da abbassare la testa per non picchiare il casco in questo “inferno verde”, il divertimento è assicurato.
Quando usciamo da questa piccola Cambogia piemontese riprendiamo tra asfalto e sterrati semplici. Transitiamo anche su un ponte romano (qui sotto), che testimonia, insieme a pezzi di ciottolato qua e là, che davvero siamo sulle vie marenche e non in giro a caso per bricchi vari.



Ritorniamo a Pamparato, poi a Valcasotto, dove un maledetto chiodo mi buca la posteriore: per oggi il giro è finito, ma sarebbe mancato giusto il rientro a Garessio. Over2000riders comunque è attrezzata anche con il furgone per il recupero mezzi: mi metto il chiodo in tasca – ci appenderò la foto della HAT- e portiamo il Dominator giù da Giorgio Moto. In fondo, nei piccoli paesi è più facile trovare disponibilità che nei grandi centri, e anche di venerdì sera si rimedia una riparazione.
Il primo giorno si chiude tardi – ecco che avevo fatto bene a pranzare con primo e secondo- amministrazione e pro loco di Garessio ci accolgono per cena. Tra chiacchiere, risate e qualche bicchiere di rosso si ripercorre la giornata, ma la voglia di tornare in sella inizia già a montare. (continua con la parte due)
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mikimouse
Dom, 06/19/2022 - 15:32
Un grazie particolare a Guido che cercava sempre di anticiparci sui sentieri per poterci fotografare! Un lavoro non facile! E' stato un vero piacere fare nuove conoscenze e questo genere di giri ti da l'opportunità di condividere la passione comune ed esplorare luoghi dove normalmente non arriveresti in auto. Per il resto tutto PERFETTO! In attesa del seguito del racconto...