Yamaha brevetta un motore “finto” per nascondere l'elettrico
L’idea è perlomeno “bizzarra”: una moto elettrica con un motore “finto-benzina” che replica rumore, vibrazioni e persino pistoni in movimento. Un modo per restituire all’elettrico le sensazioni perdute?
Emozioni perdute
Che i motociclisti guardino con sospetto le elettriche non è un segreto. Troppo silenziose, troppo “lisce”, prive di quell’insieme di rumori e vibrazioni che da sempre accompagna il piacere di guida. Ben conscia del problema, Yamaha affronta di petto il problema con un’idea decisamente insolita (usiamo un eufemismo). Questo, almeno, secondo il recente brevetto WO/2025/191637 che mostra un motore secondario privo di funzione propulsiva ma dedicato unicamente a riprodurre le sensazioni di un tradizionale quattro tempi. Il concetto è chiaro: se l’elettrico manca di emozioni, bisogna crearle artificialmente. Come? È presto detto…
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Come (dovrebbe) funzionare

Ed ecco l’idea: il motore elettrico principale non solo muove la ruota, ma aziona anche un albero motore collegato a pistoni e cilindri. Nessuna benzina, nessuna combustione: soltanto movimenti meccanici, aria compressa e rumore. Il documento descrive nel dettaglio il processo: i pistoni si muovono, l’aria viene aspirata e poi espulsa attraverso un condotto di scarico, producendo suono e vibrazioni. Non è insomma un altoparlante o un trucco elettronico, ma un vero “apparato meccanico”, con tanto di risonatore che amplifica le onde generate. “Le fluttuazioni di pressione dell’aria causate dal movimento alternato del pistone nel cilindro generano onde di compressione nell’aspirazione, nello scarico e nel risonatore”, si legge. “Il risonatore amplifica il suono, permettendo al motore elettrico che aziona la ruota di riprodurre rumori simili a quelli di un motore alternativo”. Tradotto: la moto “suona” e vibra come una termica, pur restando a tutti gli effetti elettrica.
Funzionerà?
L’idea è senza dubbio originale, ma tutto dipenderà dal risultato finale: se il feeling sarà convincente, e se autonomia e tempi di ricarica sapranno stare al passo (sì perchè chi cediamo quanta batteria possa consumare il "finto" motore), potrebbe anche diventare un’arma vincente. Resta però una sensazione ambivalente: da un lato l’audacia dell’idea, dall’altro il fatto che - sotto sotto - si tratta solo di un artificio. Vibra, ok, fa rumore, va bene, sembra un motore vero… ma non lo è. Funzionerà? Chi può dirlo... Forse, senza ricorrere a strani artifici, un po' come è stato per il "profumo" della miscela, anche rumore e vibrazioni sono semplicemente destinate a diventare solo un lontano ricordo...
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