Lecce-Gallipoli, autovelox colpito a fucilate
Dopo la scia di sabotaggi firmata Fleximan, in Salento si esagera: un autovelox sulla statale 101 è stato centrato da colpi di fucile. Un gesto estremo che riapre il dibattito
Autovelox nel mirino
Dopo i flessibili dei “Fleximan”, ora tocca ai fucili. Succede in Salento, sulla statale 101 Lecce–Gallipoli, dove uno degli autovelox più temuti dagli automobilisti (e non solo) è finito nuovamente nel mirino. Questa volta in senso letterale. Il dispositivo si trova al chilometro 14+940, in direzione Nord, nei pressi dello svincolo per Collemeto, nel comune di Galatina. Secondo quanto riportano le cronache locali, l’apparecchio è stato gravemente danneggiato da una raffica di colpi di arma da fuoco. La società incaricata della manutenzione è già al lavoro per tentare di rimetterlo in funzione, mentre sull’episodio è stata informata l’autorità giudiziaria.
Il luogo dove è installato il contestato autovelox
Un’escalation che rispecchia un malessere diffuso
Non è la prima volta che quell’autovelox viene preso di mira: lo scorso anno era stato imbrattato con vernice, compromettendo flash e telecamera. Un’escalation che rispecchia un malessere diffuso e crescente verso strumenti di controllo che, anziché essere percepiti come strumenti di sicurezza, vengono sempre più spesso visti come strumenti punitivi o – peggio – come strumenti di profitto.
A evidenziarlo è Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che pur condannando l’atto vandalico sottolinea quanto questi episodi raccontino di una frattura tra istituzioni e utenti della strada. Troppi dispositivi piazzati in tratti poco sensati, troppi verbali, troppa incertezza su omologazioni e tarature. In un contesto simile, la reazione scomposta – per quanto da stigmatizzare – diventa quasi prevedibile. Vero è che motociclisti e automobilisti si ritrovano spesso nel ruolo di bancomat ambulanti, soprattutto su arterie ad alto scorrimento dove il limite sembra tarato più per far cassa che per salvare vite. Ed è anche per questo che, davanti a un quadro sempre più critico, si torna a invocare una riforma seria: gestione pubblica, dispositivi certificati, e un ritorno al senso originario del controllo elettronico, che dovrebbe essere la sicurezza e non il "prelievo forzato".