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Kawasaki Ninja ZX-10R: il cuore della Mini Ninja

Assetto ribassato e allargato, carrozzeria in fibra di carbonio, pneumatici da corsa... e il motore di una Kawasaki Ninja ZX-10R. Questa è la Mini-ZX realizzata dallo specialista della auto da corsa canadese AMT Machine Shop
Da una pazza idea di Adam Trinder della AMT Machine Shop, preparatore canadese di auto sportive, nasce questa Mini Cooper completamente rivista nella carrozzeria... e motorizzata Kawasaki Ninja ZX-10R. Il quattro cilindri di Akashi da 998 cc è un mostro di potenza, sprigiona poco meno di 200 CV a 13.000 giri che si scaricano a terra tramite i pneumatici posteriori della leggerissima Mini Minor, 616,8 kg di acciaio, fibra di carbonio e poco altro.

Trazione posteriore
Il motore si trova al posto del divanetto posteriore e dai due finestrini laterali due grossi tubi industriali larghi come braccia si rifocillano dell’aria necessaria alla combustione del carburante.
L’abitabilità è quella tipica delle Mini Minor Anni 80, praticamente una scatoletta per sardine se si superano i 175 cm di altezza. Anche gli interni sono “scarsi”, ma è giusto così visto che questa Mini-ZX è a conti fatti una auto da corsa. Le finiture sono minimaliste però curate in ogni dettaglio, le superfici pulite e filanti, con gli elementi della strumentazione sviluppati sulla parte centrale della plancia. In puro stile rallystico i sedili, che sono parecchio avvolgenti ed hanno cinture di sicurezza a quattro punti.

Cambio sequenziale
Particolare la soluzione sviluppata per il cambio sequenziale, che sfrutta la leva del freno a mano: un colpo in avanti e si inserisce la prima, poi seconda, terza, quarta, quinta e sesta si “mettono” tirando la leva verso di se. Molto “pionieristico”. Molto esaltante.
L’aver tolto il motore originario da sotto il cofano e inserito quella della Ninja ZX-10R al retrotreno ha alleggerito ovviamente l’avantreno della Mini-ZX, che è una vera scheggia in inserimento di curva.
Gli unici problemini dell’avere il motore all’interno dell’abitacolo, come afferma lo stesso Adam Trinder, è il suono di aspirazione che si fa sentire in modo assordante superati i 7.000 giri e il calore emanato dai quattro cilindri quando messi sotto sforzo.
A fermare il bolide anglo-nipponico quattro freni (ventilati davanti) con pinze a quattro pistoncini nascosti dietro le minuscole ruote della Mini-ZX.
Alla domanda "perché hai realizzato questo tipo di ibrido?", Adam ha risposto come un vero preparatore di razza risponderebbe, semplicemente "perché no?".

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