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Il MIT punta sul futuro e sforna un prototipo alimentato a idrogeno

Il MIT ha costruito una moto sperimentale ad idrogeno per sviluppare questa tecnologia nel mondo dei trasporti. Il progetto si pone tra le iniziative in corso alla ricerca di fonti alternative alle batterie e ai motori tradizionali.

Il futuro è a idrogeno?

Il Michigan Institute of Technology (MIT) si lancia in un nuovo progetto dall'intento pioneristico: sviluppare una motocicletta sperimentale alimentata ad idrogeno, tecnologia dal potenziale controverso ma con notevoli margini di miglioramento nella mobilità su due ruote, nonché in quella automobilistica. Negli ultimi anni, l'idrogeno sta vivendo alterne fortune in entrambi i settori: c'è chi lo considera un "combustibile potenzialmente utile" come valida alternativa agli accumulatori elettrici e alla buona vecchia combustione interna, e chi invece ne sottolinea le criticità intrinseche come la complessità nella produzione e nello stoccaggio. Nel mondo delle moto, l'idrogeno sta godendo di un periodo florido dal punto di vista sperimentale: i gruppi motociclistici giapponesi (Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha) sono i principali sostenitori attraverso il gruppo collaborativo HySE (qui nel dettaglio), istituito specificamente per promuovere la tecnologia ad idrogeno sulle due ruote. Kawasaki già vanta piani dettagliati e un prototipo funzionante ispirato alla sportiva supercharged Ninja H2 SX (ne parliamo ampiamente qui), mentre Suzuki non è da meno presentando l'anno scorso uno scooter concept a idrogeno in occasione del Japan Mobility Show (ne parliamo qui).

La proposta del MIT

L'impostazione del prototipo ad opera del MIT si discosta dal modus operandi delle case giapponesi che optano per l'idrogeno come combustibile tradizionale. Gli accademici americani esploreranno invece l'uso delle celle a combustibile a idrogeno, il che significa generare elettricità da idrogeno per alimentare un motore elettrico a tutti gli effetti. Una cella a combustibile funziona, quindi, in modo analogo ad una batteria: entrambe forniscono l'energia necessaria a muovere i mezzi elettrici. Dietro questa innovativa idea ci sono i giovani menti del MIT Electric Vehicle Team. La motivazione che ha portato alla genesi del veicolo a idrogeno risiede nei vantaggi rispetto alle moto elettriche a batteria: in particolare, maggiore autonomia, tempi ridotti di rifornimento ed un impatto ambientale meno invasivo rispetto all'estrazione mineraria del litio, indispensabile per gli elettrodi delle batterie. Il prototipo verrà sottoposto a un duro programma di test culminato lo scorso ottobre in un primo collaudo del mezzo su pista per testarne le funzionalità principali.

Un prototipo per "spingere" una ricerca che... langue

"Questo progetto vuole incoraggiare il dibattito sui sistemi ad idrogeno compatti che possano incrementarne la domanda nel mercato di riferimento, accelerando lo sviluppo delle infrastrutture", aggiunge il project leader Aditya Mehrotra. Una spinta positiva di grande valore che va tuttavia letta all'interno del quadro contingente del settore ad idrogeno che, va detto, sta vivendo momenti davvero complicati. Perché se da un lato i prototipi di vari veicoli a idrogeno, seppur lentamente, iniziano a vedere la luce, le infrastrutture che dovrebbero supportarne la diffusione continuano a rappresentare un grosso problema. Proprio la scorsa settimana, infatti, il colosso energetico Shell ha decretato la chiusura di tutte le sue stazioni di rifornimento ad idrogeno in California a causa di non megli ospecificati "fattori di mercato". Questa è solo l'ultima notizia dal fronte Shell, seguita dal congelamento, lo scorso settembre, dell'ambizioso programma di installare 48 stazioni di idrogeno nello stato, e ad una sequenza analoga avvenuta nel Regno Unito. Insomma, la strada è ancora lunga e il problema delle infrastrutture, vale a dire dove poter ricaricare un mezzo a idrogeno, è parte integrante di un'equazione ancora molto lontana da essere risolta. 

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