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Area B e C? In Francia vogliono abolirle: stop alle ZFE

La Francia cambia rotta sulle zone a traffico limitato per classi inquinanti. L’Assemblée nationale ha votato per la loro abolizione, aprendo un fronte caldo con Bruxelles. In Italia, intanto, si continua a ignorare il malcontento

Cambia il vento?

Le ZFE (Zone à Faibles Émissions) francesi sono equivalenti alle famigerate aree B e C milanesi, hanno fatto discutere (e arrabbiare) milioni di utenti della strada, è piombata la scure dell’Assemblée national. Con 98 favorevoli e 51 contrari, lo scorso 28 maggio è stato infatti votato per la loro soppressione. Una decisione che ha il sapore di rivincita, soprattutto per chi, come la FFMC (la Federazione dei motociclisti francesi), ha sempre definito le ZFE un dispositivo liberticida e socialmente esplosivo. Un bel colpo di scena, insomma, nonchè un segnale politico fortissimo: il vento, in Francia, pare cambiato.

Transizione sostenibile o “ecologia punitiva”?

Introdotte nel 2019 e rese ancora più stringenti a inizio 2025, le ZFE hanno coinvolto un numero crescente di città, senza offrire vere alternative ai cittadini. A pagarne il prezzo più alto, come spesso accade, sono stati i meno abbienti. A Parigi, Lione, Grenoble e Montpellier, per esempio, i veicoli con bollino Crit’Air 3 (l’equivalente delle nostre Euro 3 a benzina) sono stati esclusi dalla circolazione nei giorni feriali, con qualche eccezione salvata in extremis, come quella per le moto a Montpellier grazie alle proteste della FFMC 34. Numeri alla mano, la stretta ha colpito 1,8 milioni di veicoli e circa 13 milioni di francesi. Ma c’è di più se si considera che, in una manovra più vicina all’ecologia punitiva che alla transizione sostenibile, il piano “Climat et Résilience” prevedeva addirittura l’estensione delle ZFE ad altre 30 agglomerazioni urbane sopra i 150.000 abitanti. 

A Bruxelles non piacerà…

A spingere per l’abrogazione sono stati deputati dei gruppi Les Républicains e Rassemblement National, con il supporto di alcuni esponenti di Renaissance (il partito di Macron) e La France Insoumise. Un fronte trasversale, quindi, che ha letto nelle ZFE un simbolo d’esclusione sociale, più che un’efficace misura ambientale. Il movimento “Les #Gueux”, sorto dal basso e sostenuto anche dalla FFMC, ha contribuito a tenere alta la pressione sull’Assemblea. Ma la battaglia non è ancora vinta: per diventare legge effettiva, il testo dev’essere approvato nella sua interezza, e potrebbe incontrare diversi ostacoli. L’Unione Europea osserva con attenzione: Bruxelles ha posto obiettivi stringenti sulla qualità dell’aria, e un dietrofront troppo netto potrebbe costare caro in termini di sanzioni.

E in Italia?

La notizia rimbalza anche da noi, dove le polemiche su Area B e Area C a Milano sono tutt’altro che sopite (solo poche settimane fa si raccontavamo del referendum popolare per abolirle). Ma a questo punto la domanda viene spontanea: se in Francia si rivede tutto, perché in Italia ci si ostina a non ascoltare le richieste dei cittadini o, addirittura, a farsi beffa di chi esercita i propri diritti? 

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