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Sardegna Gran Tour: divertimento facile per iniziare con l'off road

Nella prima parte del resoconto riviviamo le prime due tappe, da Milano a Livorno e da Olbia ad Arborea: tanti sterrati scorrrevoli, paesaggi stupendi e fondi sempre vari. Già dal primo giorno il mare è una presenza costante, che si abbandona per arrivare nell'entroterra, ma che si ritrova a ogni fine tappa. Tanti chilometri, qualche momento di adrenalina, ma sempre nella sicurezza di un percorso alla portata di tutti
Sardegna Gran Tour non è un nome dato tanto o solo perché suona bene, ma a fine viaggio il contachilometri della moto del nostro Guido Sassi segnava quasi 1500 chilometri percorsi: è la testimonianza di un evento che non chiede grosse competenze di guida in fuoristrada, ma sicuramente tanta voglia di passare la giornata in sella. Andiamo a vedere come è andata questa avventura - organizzata da Renato Zocchi- a portata di neofiti dell'off road, in una terra che per varietà di paesaggi e terreni ha reso ogni tappa unica e divertentissima. A breve pubblicheremo anche il video della quattro giorni, mentre le foto sono di Filippo Pandin (Scrambled Eggs Media).

Altro che antipasto
Il Sardegna Gran Tour si compone di tre tappe sull'isola e di una sul “continente”, ma non si tratta di un semplice trasferimento da Milano all'imbarco di Livorno, anzi. Nel primo stage ci sono ben due tratti di fuoristrada, uno nel piacentino e uno in Liguria, che regalano parecchio sotto l'aspetto del piacere di guida. Personalmente attendiamo il passaggio dei partecipanti al passo del Rastrello, all'imbocco dell'Alta Via dei Monti Liguri: è un percorso che si svolge quasi interamente in quota e che porta i motociclisti praticamente fino al casello di Santo Stefano di Magra.
L'ambiente è incantevole: la vista, tra prati e boschi, spazia fino al mare. L'aria che sale dalla costa aiuta a non soffrire il caldo e anche l'inviato, nell'attesa del passaggio delle moto, ritrova una piacevole solitudine e l'ascolto della natura: le cicale cantano, qualche raffica di vento inganna l'orecchio. Quando però iniziano ad avvicinarsi le bicilindriche, la musica di tante avventure ricomincia a suonare dagli scarichi come il più bel concerto che i mesi di lockdown avevano troppo a lungo rimandato. Le moto in transito sono una cinquantina, i fuoristradisti sono combattuti tra la tentazione di lasciare scorrere i mezzi tra curve dolci e saliscendi, piuttosto che fermarsi a fotografare gli scorci del paesaggio. Si prosegue così per una ventina di chilometri, poi la sterrata incomincia a scendere, ma non è mai impegnativa: anche i tratti di bosco non presentano canali o fondo smosso, bisogna solo fare attenzione a non darci troppo dentro, perché qualche curva cieca è piuttosto stretta. Infatti un partecipante è protagonista di una “piccola” digressione nel bosco, con la moto che va recuperata dalla scarpata qualche metro più in basso. Ma senza volere fare pubblicità alla Bmw, la solidità del vecchio Gs si mostra granitica anche in questa occasione, permettendo al motociclista in questione di riprendere la strada giusto con qualche ammaccatura. Al chilometro 259 finisce lo sterrato, si passa per Canevella e si va a prendere l'autostrada. In un'oretta arriviamo agli imbarchi, la comodità di viaggiare di notte è impareggiabile.

Divertimento a palate
Sbarchiamo a Olbia, e dopo un veloce briefing usciamo dalla città e troviamo subito lo sterrato. Non potremmo chiedere di meglio: non è passata un'ora da quando abbiamo lasciato il porto e le ruote sono già in off road, forse per l'unico tratto che può creare qualche apprensione nei meno esperti: il fondo è compatto, ma qua e là ci si deposita sopra una sabbietta che regala un paio di brividi. Prima che l'anteriore affondi e lo sterzo si chiuda, la ricetta per uscire indenni dalla trappola è sempre la stessa: dare gas e via, che la moto galleggia e la tappa è lunga. Ci vogliono infatti ben 305 chilometri per arrivare ad Arborea.
Ad Alà dei Sardi lo sterrato inizia a salire nella foresta: lunghi rettilinei, qualche curva, discese che permettono di vedere a chilometri di distanza. Si prosegue poi per Orune e Lollove: la sagoma del Supramonte si staglia nitida davanti ai nostri occhi ma lo sguardo rimane concentrato sulla traccia. Lo sterrato non è mai difficile e anzi, la strada spesso trova riparo dal sole nel bosco e di tanto in tanto si incontra qualche vecchia fontana di pietra, ottima per una pausa acqua e per abbassare un po' la temperatura di cavallo e cavaliere. Il ristoro è ancora lontanuccio, per ora si va avanti a polvere e benzina, ma i percorsi sono così godibili che quasi ci si dimentica di dovere mangiare e l'appetito del Dominator ha ancora la meglio sul pilota. Dopo Mamoiada la strada asfaltata sale in una successione di belle curve e tratti più rettilinei, prima della pausa pranzo – indicata al km 198- c'è ancora un pezzetto di bosco con qualche ripido tornante e un bel fondo di terra. Basta mettere la seconda e il mio monocilindrico si arrampica da solo con un filo di gas, poi è finalmente il momento del ristoro. Vista l'ora, il pranzo si trasforma in una merenda. Non certo per la quantità e la qualità del cibo servito, che fa sembrare il mio spuntino un banchetto da matrimonio: cinghiale, maialetto, affettati e formaggi. E poi ancora verdura, frutta, un torrone squisito, e la consapevolezza che per arrivare in tempo utile ad Arborea bisognerà abbandonare gli ormai vaghi propositi fuoristradistici. D'altronde la pausa, nella foresta ombrosa e rinfrescante, merita di essere gustata in pieno e ci saranno altri due giorni di percorsi da affrontare.

Angoli di Veneto, ma che mare...
Il bello del Sardegna Gran Tour è anche questo: in diversi momenti della giornata si può scegliere di abbandonare l'off road “lungo” per un itinerario più breve, oppure imboccare l'asfalto, che prevede sempre una sua traccia. Ad Arborea arriviamo quindi con tutto il tempo di toglierci la polvere di dosso e andare in spiaggia prima di cena. Il paese, fondato nel ventennio fascista e noto al tempo con il nome di Mussolinia, divenne al tempo una colonia abitata prevalentemente dai veneti, che completarono le bonifiche della piana di Terralba promosse da Giolitti e avviate sotto il governo Nitti. Ampie coltivazioni arrivano oggi quasi a ridosso del mare, a Marceddì un affascinante ponte attraversa la laguna dove si affacciano le case dei pescatori.
La sistemazione in hotel non potrebbe essere più felice: siamo a due passi da un mare che grida Sardegna, abbaglia anche nell'ultimo sole e rigenera con la sua aria elettrica, carica di vita. Le bandiere sventolano a salutare i motociclisti; bagno, cena e briefing non impediscono di godere dell'ultima meritata birra di giornata. Poi tutti a letto, con tanti bei paesaggi negli occhi e la voglia di tornare in moto già nel polso destro, in vista della terza tappa ad anello.

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