Iannone al capolinea, l'idea di un team privato come i grandi campioni
Il pilota abruzzese sta lavorando per avere una Panigale V4R tutta sua con cui correre nel mondiale superbike 2026. Da Agostini a Fittipaldi, la storia insegna che non è semplice
Nella storia del motorsport non mancano i casi di piloti che – in lite con il proprio team o chiusi da un mercato senza sbocchi- hanno deciso di fare tutto in casa, costruendosi la propria squadra. Si tratta di un'avventura che indubbiamente ha un proprio fascino, ma che raramente ha pagato in termini di risultati. Ora sembra che - con le debite proporzioni- anche Andrea Iannone voglia intraprendere in superbike la strada che in passato, tra motomondiale e Formula 1, hanno percorso campioni del calibro di Giacomo Agostini, Kenny Roberts o Emerson Fittipaldi.
La situazione attuale
Iannone è giunto al capolinea della sua avventura con Go Eleven. Il team di Gianni Ramello non è rimasto soddisfatto del secondo anno di The Maniac in superbike e altrettanto si può dire per Andrea: iniziata alla grande, con un doppio podio in Australia, la stagione è stata rapidamente compromessa da incidenti, guasti e incomprensioni. Ora Iannone è solo nono in classifica generale e da Phillip Island non è più tornato ad alzare una coppa o una medaglia.
Nel frattempo, il mercato lo ha snobbato: Ducati e BMW non lo hanno considerato per la sella delle loro moto ufficiali e anche strade meno ambite sono risultate difficili da percorrere. Dal canto suo, Iannone ha ribadito che se il punto fosse stato correre per correre “le soluzioni ci sarebbero state, ma io voglio correre per fare bene”. La soluzione quindi è stata individuata a partire dalla moto, cioè la nuova Ducati Panigale V4R, che per Andrea rappresenta la scelta migliore in termini di performance e “vestibilità”.
Detto che la nuova arma della casa bolognese sembra essere quella che si adatta meglio allo stile di guida di Andrea, l'entourage del pilota abruzzese sta lavorando alla quadra economica e di supporto tecnico, si dice in collaborazione con Advocates Racing. La squadra inglese, di stanza nel British Superbike, dovrebbe metterci la moto e parte della struttura che serve per correre.
I precedenti illustri
Nel 1976, Giacomo Agostini non aveva trovato un accordo con Yamaha e nel frattempo MV Agusta aveva deciso di ritirarsi dalle competizioni. Ago accettò di rilevare le moto di Arturo Magni, gestendole in prima persona. Il 15 volte campione del mondo trovò l'appoggio di diversi sponsor e mise in piedi il team API-Marlboro. I risultati non furono eccellenti: la scarsità di pezzi di ricambio e di assistenza diretta compromisero l'affidabilità delle moto, ma Giacomo riuscì comunque a vincere due gran premi: ad Assen nella classe 350 e al Nürburgring nella 500.
Una ventina di anni dopo – in un contesto del tutto differente- anche Lucio Cecchinello ha messo in piedi il proprio team, che corre ancora oggi. Il pilota veneto ha corso fino al 2003 in classe 125, ottenendo diverse vittorie, iniziando nel contempo a schierare altri rider, anche su cilindrate maggiori. Il team LCR negli anni ha permesso di mettersi in luce a piloti del calibro di Noboru Ueda, Alex De Angelis, Casey Stoner e dal 2006 è un punto di riferimento per Honda in MotoGP.
Ci sono stati poi piloti come Kenny Roberts che sono arrivati a costruire una propria motocicletta – la innovativa ma non fortunatissima Modenas/Proton- che ha corso sotto le insegne del team KR, schierando anche i propri figli in griglia. E pure in Formula 1 non sono mancati gli azzardi: il più ostinato rimane quello di Emerson Fittipaldi, che per ben 5 stagioni, a partire dal 1976, continuò a correre con una vettura progettata in proprio e finanziata dal colosso dello zucchero brasiliano, la Copersucar. I risultati non furono mai all'altezza del nome del due volte campione del mondo.
Le prospettive di Andrea
Vedremo se l'operazione di Iannone andrà in porto, nel caso l'impegno del pilota di Vasto non dovrebbe comunque essere totale, ma in stretta collaborazione con una struttura già esistente. Quel che è certo è che il tempo stringe: gli ordini devono partire, le moto vanno allestite, il lavoro per mettere insieme l'operazione è tanto. Ma ancora una volta The Maniac potrebbe stupirci, con l'ennesima rinascita.