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Transitalia Marathon, una quinta edizione in crescendo

La lunga cavalcata in quattro tappe si è conclusa sabato a Castiglion Fiorentino, nella città di Fabrizio Meoni. Urbinati: "Il livello si è alzato, giorno dopo giorno. L'atmosfera è quella dei rally, ma questo evento rimarrà mototurismo off road anche in futuro"
Il Transitalia Marathon è terminato sabato a Castiglion Fiorentino, dopo che era partito mercoledì scorso da Rimini. Noi abbiamo partecipato alla quinta edizione con il nostro Guido Sassi, che ha preso parte alla fase iniziale dell'evento organizzato da Mirco Urbinati. Un assaggio per capire cosa muove 350 iscritti a scegliere una manifestazione che nei numeri viene preferita a molte altre, anche se il mototurismo off road non è certo una novità.

Un impegno in crescendo
A giorni vi mostreremo alcuni video girati alla vigilia e nel corso della prima tappa, per ora tracciamo un primo bilancio della quattro giorni con Urbinati: “È andata molto bene, al di là delle aspettative. Rispetto agli anni scorsi si è alzato il livello dei partecipanti e anche quello tecnico, richiesto dal percorso”. Il meteo è stato tutto sommato clemente, abbastanza da farci godere sia la festa del villaggio alla vigilia che una prima tappa solo inizialmente bagnata. Il terreno ha retto e i tratti di fango non erano particolarmente numerosi o complessi. I tagli sono stati quindi ridotti al minimo e non hanno inficiato particolarmente nell'economia generale della manifestazione: “Il secondo e terzo giorno hanno richiesto di bypassare alcune zone - spiega Mirco-. Soprattutto il terzo giorno era diventato piuttosto impegnativo. L'off road coprova il 90% del percorso e per chi era alla guida di grosse maxi enduro in alcuni tratti viscidi si sarebbero potute presentare alcune difficoltà. Devo dire però che lo staff ha fatto un lavoro eccellente e i tagli sono stati limitati. Per me disegnare il Transitalia è come dipingere un quadro: chi lo guarda poi deve essere appagato”.

La festa continua a motori spenti
Il fatto che non si siano levate proteste per i bypass imposti testimonia che la quasi totalità dei partecipanti ha trovato sufficientemente impegnativo il programma proposto ed effettivamente è andata così. 900 chilometri non sono uno scherzo e se la navigazione non è mai stata un problema, tante ore di moto un po' di stanchezza la fanno uscire a fine giornata.
Quasi una settimana a stretto contatto ha rinsaldato anche un certo spirito cameratesco, che tra l'altro era già presente fin dal via in quei motociclisti che non erano alla loro prima edizione: “Il percorso ogni anno al 90% è inedito. In molti tornano non solo per l'itinerario, ma per l'evento in sé”. Tante le preparazioni, alcune pregevoli, ma anche la categoria storiche era ben rappresentata, con alcuni pezzo davvero interessanti che hanno fatto sfoggio della loro bellezza fin dal parco chiuso di Rimini: “C'erano i Ténéré, le Africa Twin, i Dr-Z da motoralli e tra i più eroici due norvegesi che sono scesi in moto dal nord in sella a due splendide R/80”. Il buon livello e i percorsi interessanti solleticano la fantasia di un Transitalia più agonistico, ma Urbinati guarda oltre: “Già al secondo anno volevo renderlo competitivo, ma ora sono dell'idea che possa rimanere così. L'atmosfera è quella dei rally, ma l'evento deve rimanere turistico. Per il prossimo futuro voglio tornare all'agonismo, ma con le moto storiche in una manifestazione dedicata”.

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