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Qualcuno crede ancora nelle moto? Polaris vende Indian a un fondo food & beverage

Indian Motorcycle cambia di mano. Polaris cede il marchio storico a un fondo con zero esperienza nel mondo delle moto, ma deciso a puntare sul futuro delle due ruote...

Passaggio di mano

All’improvviso Polaris ha annunciato la vendita della quota di maggioranza di Indian Motorcycle a Carolwood LP, società di investimenti di Los Angeles. Non uno spin-off o una semplice separazione interna, ma una cessione completa di uno dei marchi storici del motociclismo americano. Una mossa che ridisegna equilibri e strategie, lasciando a Indian maggiore autonomia e libertà per crescere, mentre Polaris può concentrarsi su veicoli fuoristrada, quad e altre aree del portfolio considerate più redditizie. Ma vediamo di capirci meglio…

Il contesto e le motivazioni della vendita

Va detto fin da subito che il contesto economico ha giocato un ruolo chiave nella decisione, considerando che tra tassi d’interesse elevati e consumi ridotti, il mercato americano dei powersports di questi ultimi tempi ha rallentato parecchio. Anche un marchio solido come Indian ne ha risentito e la vendita dovrebbe permettere a Polaris di liberare risorse e accelerare gli investimenti dove ci sono maggiori margini di crescita. Ricordiamoci che il valore complessivo di Indian oggi si aggira intorno ai 478 milioni di dollari l’anno, cioè circa il 7% del fatturato totale di Polaris.  Insomma, una mossa strategica che fa guadagnare respiro a entrambi i soggetti coinvolti. La domanda piuttosto è: perchè Carolwood LP?

Carolwood LP: un investitore fuori dal comune

Impegnato nel food & beverage e nel retail sportivo, Carolwood LP non è certo un nome familiare nel mondo delle due ruote. Tuttavia, alla guida di Indian arriverà Mike Kennedy, manager con oltre ventisei anni di esperienza nel settore, tra Harley-Davidson, Vance & Hines e RumbleOn. Un profilo di peso, scelto per traghettare il marchio verso una nuova fase da azienda indipendente, più agile e pronta a innovare.

Cosa cambia per Indian: stabilimenti, personale e futuro

La produzione rimarrà negli stabilimenti di Spirit Lake, Iowa, e Monticello, Minnesota, con il centro tecnico di Burgdorf, in Svizzera, a supportare sviluppo e design. Circa 1.000 dipendenti continueranno a lavorare per Indian, anche se il comunicato parla di “maggior parte del team”, lasciando aperta qualche incertezza su ruoli condivisi o ottimizzazioni in corso. Dal punto di vista dei clienti e dei concessionari, la promessa è chiara: niente cambiamenti immediati. Scout, Chief e Challenger continueranno a essere costruite secondo gli standard attuali, e la rete di dealer globale resterà operativa. Il vero cambiamento sarà piuttosto sul piano strategico: più autonomia, più focus sugli investimenti e la libertà di prendere decisioni senza dover allinearsi a Polaris. Resta da vedere come si tradurrà questa indipendenza nella pratica, benchè l’opportunità di un rilancio più rapido e mirato sembri concreta.

Per rimanere in tema: Indian Challenger Elite e Indian Pursuit Elite, cruiser da mille una notte

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mary“maryp”p85
Ven, 17/10/2025 - 01:00
Le moto sono motore , scarico , prestazioni , rombo , SE SI CONTINUA A FARE COME DICE L'EUROPA . Che poi non serve , tanto la battaglia delle emissioni si gioca in Asia e Sud America . Ecco come va a finire che una moto smorta e catalizzata non la vuole nessuno , forse i dentisti che vanno a lidl con la GS ...... CHE TRISTEZZA UNA MORTE LENTA DI UN SETTORE FATTO DI EMOZIONI . FACCIO NOTARE A TUTTI CHE NELLE MOTO , QUASI TUTTO è FATTO IN ITALIA , ARROW ,SPARK ,QD ,MIVV ,ALPINESTAR DAINESE ,TERMIGNONI ,RIZOMA ,BARRACUDA .LOGITECH ETC ETC. E NOI CHE FACCIAMO ???? SALDIAMO I DBKILLER COSI' LEAZIENDE FALLISCONO .......Bravi complimenti e i posti di lavoro se ne vanno . Auspico una legislazione che aiuti le aziende di cui sopra . POVERA INDIAN HANNO CEDUTO ANCHE LORO !! SPERO CHE QUEL GOBLIN DI GRETA TUMBERG SIA CONTENTA .