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Promossi&Bocciati: i giovani conquistano la MotoGP, Lorenzo in difficoltà

Quartararo e Morbidelli fanno faville, Rins inizia a preoccupare Marquez ma può dare fastidio soprattutto a Dovizioso. Lorenzo in crisi con la Honda, Yamaha fa un passo in avanti ma ancora molto piccolo
Il Team Petronas ha dato uno scossone alle gerarchie della MotoGP, Quartararo punta in alto e ha il talento per farlo. Marquez e il suo compagno di box, gli ufficiali Yamaha e la Ducati devono guardarsi dalle nuove leve. Ma se il 93 sembra avere l'antidoto per combattere il problema, Yamaha e Ducati perdono punti per strada. Guido Sassi ci racconta il weekend spagnolo che ha inaugurato una stagione europea ricca di novità.

Se piangi, se ridi
Chiaramente Marc Marquez ha corso una gara perfetta, ma in questo weekend il pilota che più ha impressionato è stato Fabio Quartararo. Non solo perché è passato alla storia come il più giovane poleman di sempre in MotoGP (togliendo proprio a Marquez un record) ma perché anche in gara è andato davvero forte: dopo una partenza non impeccabile ha recuperato velocemente, ha sorpassato Morbidelli e senza accontentarsi si è messo alla caccia di Sua Maestà Magic Marc. Nei tre giri dietro al campione del mondo prima di rompere la pedana della leva del cambio, il francese gli ha girato vicino come tempi in due occasioni (1'38" basso), ma è riuscito perfino a fare meglio in una tornata. D’altronde Fabio - già due volte campione del mondo junior-, aveva fatto vedere prima lampi di classe all'esordio in MotoGP, quinto sulla griglia del Qatar prima di fare spegnere la moto. El Diablo inoltre è arrivato ottavo e settimo nelle successive due gare, oggi sarebbe stato forse da podio in un crescendo entusiasmante: il futuro della MotoGP ha guadagnato un sicuro protagonista.
Di tutt’altro tenore la prestazione di Lorenzo, dodicesimo senza mai incidere, frustrato e frustato da un anteriore che lo ha sbattuto a terra il sabato e lo ha costretto a una gara in difesa. Il feeling con la Honda tarda ad arrivare anche sulle piste più congeniali: a Jerez la sua Honda è stata la peggiore al traguardo. Jorge ha fatto finora peggio di Nakagami che ha il triplo dei suoi punti in classifica, in gara ha preso paga anche dal tester Bradl, che lo ha preceduto di due posizioni. Per fortuna sul tracciato andaluso ora ci sono i test: preziosissimi esami di riparazione per andare alla ricerca di quelle risposte che ancora la RC213V tarda a fornirgli.

Oscar del sorpasso
Una manovra si può definire bella per quanto è estrema, ma anche per il valore della stessa in rapporto alle posizioni guadagnate, al vantaggio che ne consegue. Marc Marquez in partenza non si è lasciato scappare l'occasione di infierire sulla prevedibile emozione dei due giovani compagni di prima fila, è scattato benissimo e alla prima curva ha regolato anche un efficacissimo Dovizioso, che a sua volta aveva trovato un eccellente pertugio a sinistra. Davvero per un niente il ducatista ha mancato la prima piazza, con il 93 favorito dalla posizione più interna: Andrea ha dovuto alleggerire il gas ed è stato ricacciato indietro anche da Morbidelli, per poi perdere altre posizioni. Un vero peccato per il romagnolo, che rimanendo a stretto contatto con Marquez sarebbe probabilmente riuscito a correre una gara molto diversa: un arrivo a podio avrebbe permesso a DoviPower di mantenere la testa del mondiale e un morale più alto.

Data check
31 secondi: la gara di Jerez è durata mezzo minuto in meno rispetto al 2018. Si tratta di un'enormità e il nuovo asfalto non basta a spiegare una differenza del genere. Nemmeno il fatto che Marquez abbia dovuto spingere più dell'anno passato per tenere dietro la concorrenza è sufficiente a giustificare l'incremento prestazionale. La verità è che il livello di sviluppo della MotoGP sta vivendo una vera e propria escalation. Tutti migliorano moltissimo in ogni area: elettronica, gestione delle gomme, aerodinamica, guida e gestione della gara. Lorenzo a fine gp lo ha ammesso, pur senza cercare scusanti: «Il livello è altissimo ed è facile rimanere indietro». 17 piloti in 9 decimi sulla griglia di partenza (pure su una pista corta come Jerez) danno l'idea della compressione di valori raggiunta e il dato fa ancora più impressione se si pensa che ben sei sono le Case impegnate.

Meditate gente
Senza la caduta di Austin Marquez avrebbe già 31 punti di vantaggio su Rins, il che fornisce anche ai più scettici la conferma che il pilota di Puig è quasi imbattibile. In quel quasi trovano spazio le speranze di Rins e Dovizioso, una stretta via per provare a contendere il titolo alla Formica Atomica. Ora in calendario arrivano Le Mans e Mugello, due piste dove la Ducati ha ottime carte da giocarsi, mentre la Suzuki è una realtà molto solida praticamente ovunque. Rins in Spagna è partito dietro e per metà gara ha perso tempo nello sbarazzarsi delle Ducati e di Vinales, ma se si fosse qualificato anche solo in seconda fila avrebbe avuto potuto dare molto più fastidio a Marquez. In misura minore lo stesso discorso vale anche per DoviPower, che avrebbe beneficiato non poco da un avvio in prima fila sullo starting grid. Se la pole rimane soprattutto una gratificazione personale, le prime sei posizioni ormai sono quasi indispensabili per andare a podio, almeno sulle piste dove è più difficile sorpassare. Tutti i team e i piloti lo hanno capito, ma solo Marquez al momento ha la forza per raggiungere sempre agevolmente l'obiettivo del sabato e scattare altrettanto bene allo spegnimento del semaforo la domenica. Nessuno come lui sa cogliere l'attimo e per batterlo ai suoi avversari serve maggiore reattività.

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