MotoGP - Pernat: “Valentino Rossi non è stato più lo stesso dopo l’incidente di Simoncelli”
Nella tragedia di Sepang furono Valentino Rossi e Colin Edwards a investire Marco Simoncelli quando fu disarcionato dalla sua Honda. Un evento che ha segnato profondamente il Dottore
Sta suscitando un certo scalpore l’intervista della giornalista Silvia Isola a Carlo Pernat pubblicata da Il Secolo XIX, testata della sua Genova. Almeno per un po’ Pernat, ex team manager Gilera, Cagiva e Aprilia e manager di numerosi piloti del Motomondiale, dovrà vedere i Gran Premi in televisione perché problemi di salute non gli consentono di prendere l’aereo.
Non ci è abituato, lui che ha passato la vita sulle piste, raccogliendo un tesoro di ricordi. Uno dei più preziosi è quello di Marco Simoncelli, come riporta Il Secolo XIX.
“È quello che mi manca di più. Questo vinceva. Quando è morto, ho vissuto per due mesi a casa sua, coi genitori. Non l’ho mai detto a nessuno, ma io volevo smettere e così anche suo papà, Paolo. Ci siamo salvati a vicenda, entrambi abbiamo poi continuato, io col mio lavoro e suo padre con la squadra”.
Hanno fatto anche altro
“In sei anni abbiamo creato una fondazione, che oggi raccoglie due milioni di euro all’anno per darli in beneficenza”.
Il clamore è stato sollevato dal coinvolgimento di Valentino Rossi nel tragico incidente di Marco, per quanto lui non ne avesse alcuna colpa. Erano amici, lui e Marco.
“Lo chiamavano “il patacca”, perché Marco era ingenuo, ma amicissimo con tutti e con Valentino Rossi, ma per due mesi non venne mai a trovare la famiglia. Siccome l’ultimo colpo con la ruota glielo diede lui, si sentiva in colpa di averlo ucciso: da allora non è stato più lo stesso, secondo me se lo sta portando ancora dietro”.
Pernat ha conosciuto bene Valentino Rossi. Fu lui a portarlo in Aprilia.
“Me lo raccomandarono tutti, allora tutti i piloti volevano venire in Aprilia. Lo andai a vedere e belin, faceva delle traiettorie che nessun pilota faceva, però andava spesso per terra. Mi innamorai di lui, per quel modo di guidare. Si vedeva che aveva un talento che gli altri non avevano, anche se non avrei mai creduto che potesse vincere nove mondiali. Dovetti insistere e non poco, ma convinsi il patron, dato che avevamo già vinto una volta con Max Biaggi, anche lui sconosciuto quando lo presi. Inizialmente non sapeva andare sul bagnato, cadeva sempre. Poi ha conquistato tutti”.
Pernat genoano nel midollo
Nell’intervista il manager racconta pure della sua passione calcistica.
"L’aneddoto più bello riguarda proprio Genova. Nel ‘97, quando Valentino vinse il mondiale, mi chiamò la direttrice di marketing della Samp per chiedermi se potesse presenziare alla presentazione della squadra. Ho avuto un colpo, genoano come sono. “Ne parleremo”. Non gliel'ho mai detto. L'ha saputo un anno dopo. E si è messo a ridere, chiaramente”.
Si parla anche di tutti i personaggi famosi che ha conosciuto, da Brad Pitt a Keanu Reeves, da Pamela Anderson a Tom Cruise. Ma il ricordo più bello è un altro
“Eravamo nel ‘94 a Donington Park, in Inghilterra. Nell’hospitality vengo avvicinato da questa persona che mi chiede “Are you Carlo Pernat? Can I have a signature?”. Gli ho fatto un autografo. Un fotografo mi fermò subito dopo e mi disse: “Ma sai chi è quello lì? George Harrison”. Il cantante dei Beatles era un grande appassionato di moto e io non l’avevo riconosciuto. L’ho rincorso e mi sono inchinato chiedendogli una foto. L’originale, autografata, è a casa mia incorniciata”.