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Il futuro elettrico in uno studio del Politecnico

La terza edizione dello Smart Mobility Report “fotografa” la situazione della mobilità elettrica in Italia evidenziando un aumento delle vendite e della rete di ricarica, seppur con molte differenze territoriali. Tra i risultati emersi ci sono anche il minore impatto ambientale dei veicoli prodotti in Italia e il forte incremento dello scooter sharing
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Green Planet
Più vendite grazie agli incentivi
La mobilità elettrica cresce, ma rimane sempre una nicchia. È quanto emerge dalla terza edizione dello Smart Mobility Report, lo studio redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano che analizza i trend in atto nel settore della mobilità. La ricerca si concentra soprattutto sul mondo dell’auto, pur con interessanti informazioni che riguardano le due ruote. Nel settore automotive viene confermata l’incremento delle vendite di modelli a batterie dovuto soprattutto all’arrivo degli incentivi economici. Un incremento del 113% rispetto al 2018 che ha portato al record di immatricolazioni di vetture elettriche e ibride plug-in, ma con risultati marginali in termini di percentuali di vendite. Le 9.579 unità consegnate nei primi 7 mesi dell’anno, infatti, rappresentano soltanto lo 0,5% del totale del mercato contro una media del 2,5% registrata nei principali paesi europei. In compenso, note positive arrivano dalla crescita del parco circolante (oltre 22.000 unità), della rete di colonnine (8.200 punti di ricarica ad accesso pubblico) e dall’ampliamento dell’offerta di modelli, oggi più di 60, il 260% in più rispetto al 2015.

Le differenze territoriali
Lo studio dei ricercatori del Politecnico include diversi spunti di interesse, come l’analisi dei tempi di rientro dei maggiori costi sostenuti per l’acquisto di un modello a batterie. Una valutazione che include sia gli incentivi economici, sia i bonus concessi a livello territoriale, come agevolazioni, esenzione del bollo o parcheggio gratuito. Il mix evidenzia un divario tra Nord e Sud del paese con il ritorno economico che si raggiunge in appena un anno in Provincia di Trento (dove in 10 anni si risparmiano fino a 12.000 euro) mentre a livello nazionale sono necessari 5 anni. Divari territoriali si hanno anche in tema di infrastruttura. Degli 8.200 punti di ricarica italiani (il 20% di tipo fast), il 51% è al Nord con la Lombardia a dominare la classifica con oltre 1.000 punti, mentre Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia superano di poco le 500 colonnine, valore non raggiunto nella altre Regioni. Circa il 70% è in ambito urbano, su strada o in parcheggi pubblici, quasi il 30% in “punti d’interesse” come centri commerciali e concessionarie auto, meno del 5% è extra-urbano. Da notare, però, che i due terzi degli utenti ricarica a casa, il 29% al lavoro e soltanto il 10% esclusivamente presso la rete di colonnine pubbliche, considerata inadeguata soltanto dal 14% degli intervistati.

Minore impatto con il made in Italy
Interessanti sono pure gli esiti riguardo agli ostacoli all’acquisto e all’impatto ambientale. A frenare le vendite è soprattutto l’alto costo d’acquisto (72% dei rispondenti), ma pure l’inadeguatezza della rete di ricarica (39%) e l’autonomia limitata (28%). Quanto alle emissioni di CO2 durante l’intero ciclo di vita del veicolo lo studio evidenzia l’inferiore impatto delle elettriche rispetto ai modelli tradizionali e una differenza sostanziale del rilascio di gas serra in base al luogo di produzione di batterie e assemblaggio dell’auto. Il raffronto tra il caso peggiore (produzione in Cina) e quello migliore (filiera 100% italiana) fa emergere, infatti, una riduzione delle emissioni pari al 30%.

Le previsioni per il futuro
Lo Smart Mobility Report illustra anche possibili scenari futuri di diffusione dei veicoli elettrici in Italia. Lo scenario più conservativo prevede 2,5 milioni di mezzi a batterie circolanti nel 2030 con vendite elettriche pari al 30% del totale nello stesso anno. Nei due scenari più ottimistici i numeri salgono a 5,4 e 7 milioni di veicoli circolanti e uno quota di penetrazione sul mercato al 2030 rispettivamente del 55 e del 65%. Quanto all’infrastruttura di ricarica, pubblica o a uso pubblico, la differenza tra le proiezioni è significativa, ma meno pronunciata: al 2030, si va da un minimo di 34.000 a un massimo di 73.000 punti di ricarica. Il numero di punti di ricarica privati attesi al 2030 varia invece da 1,7-2,2 milioni nello scenario base fino ai 6,3 di quello accelerato.

Lo scooter sharing fa “boom”
Ultimo aspetto preso in esame dalla ricerca del Politecnico riguarda i mezzi in condivisione, fenomeno valutato con andamenti contrastanti. A fine 2018 i veicoli in sharing disponibili lungo la Penisola erano 44.500, poco meno di quanto registrato nel 2017. Il calo, però, è dovuto esclusivamente alla riduzione di quasi 10 punti avuta nel bike sharing, modalità di condivisione ancora dominante (35.800 unità in Italia) grazie all’exploit emerso nel 2017 (+150%). La crescita del car sharing si ferma a +6,5% portando le auto condivise a 6.500 unità, mentre il vero boom riguarda lo scooter sharing: +340% che portano il computo totale a livello nazionale a 2.200 unità.

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