Salta al contenuto principale

Era un brutto anatroccolo: Yamaha XJ650 Kernel, la follia dell'ingegnere

Quattro anni di lavoro serale per trasformare una XJ650 del 1984 in una café racer ricca di dettagli artigianali

Un progetto personale e fuori dal tempo

José Montes ha 47 anni, vive a Salamanca e lavora come ingegnere informatico. Non ha un passato da meccanico né legami professionali con il mondo delle moto, ma la passione per due e quattro ruote lo accompagna fin dall’adolescenza. Seguendo da anni i portali specializzati di custom e restomod, ha deciso di cimentarsi nella sua prima trasformazione, partendo da una Yamaha XJ650 del 1984 (foto in gallery) in pessime condizioni. Il progetto si è sviluppato nell’arco di quattro anni, tra serate e vacanze, con un approccio meticoloso: ogni vite, guarnizione, cuscinetto e componente è stato verificato o ricostruito. L’obiettivo era duplice: ripristinare la meccanica e liberare il design da quell’estetica tipicamente anni Ottanta che caratterizzava la moto d’origine.

Image

Motore e trasmissione sono originali, tutto il resto è cambiato

Nuovo look, tutto fatto in casa

La XJ650 conserva il suo motore quattro cilindri da 653 cm³ con trasmissione a cardano e doppio albero a camme, ma cambia volto grazie a numerose modifiche artigianali. Il serbatoio originale lascia il posto a un elemento proveniente da una Kawasaki KZ, fissato con staffe personalizzate e verniciato con una tinta ripresa dalla Yamaha FJR1300. I loghi Yamaha originali completano il tocco classico. Il posteriore è stato completamente riprogettato: il telaietto è realizzato a mano e sostiene una sella sottile rivestita in pelle rossa, l’unico elemento commissionato all’esterno. Al posto del parafango tradizionale, una coda in alluminio ospita il fanale posteriore, la targa e gli indicatori a LED. Il comparto elettrico è stato ricostruito ex novo, con una centralina Motogadget e cablaggi nascosti nel telaio e nel manubrio. L’avviamento è gestito da un sistema RFID, sempre Motogadget, e la strumentazione combina elementi analogici e digitali. Completano l’allestimento comandi Motone, specchi e pulsanti integrati, oltre a un faro anteriore Koso montato su staffe custom.

Image

Il serbatoio viene da una Kawasaki

Assetto rivisto e tanti dettagli

La ciclistica è stata aggiornata con sospensioni YSS: la forcella è abbassata di 30 mm tramite boccole stampate in 3D, mentre gli ammortizzatori posteriori sono più lunghi di 40 mm rispetto agli originali. Le ruote sono state rifinite in nero e calzano pneumatici Bridgestone Battlax BT46, mentre il motore respira attraverso filtri K&N su condotti stampati in 3D. Lo scarico Marving quattro-in-uno è stato modificato per rispettare le normative locali. Molti componenti, dalle staffe dei parafanghi ai supporti delle pedane passeggero, sono stati costruiti da José, che ha anche creato un proprio marchio simbolico, Kernel Motor Company. Il nome è un omaggio al mondo informatico, ma il progetto resta personale: nessuna intenzione commerciale, solo la soddisfazione di aver portato a termine un sogno.

Image
Leggi altro su:
Aggiungi un commento