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Donne e Motori, tre interviste a tre grandi campionesse

Ana Carrasco, Laia Sanz e Kiara Fontanesi, ossia quando il binomio Donne e Motori raggiunge vette sublimi. Abbiamo intervistato tre queste grandi atlete per offrirvi una panoramica dettagliata di come lo sport motoristico stia parlando sempre di più al femminile, e con risultati spettacolari anche contro "fior fior" di maschietti. Ecco che cosa ci hanno raccontato
Prima di tutto, grandi pilote
Oggi vi vogliamo regalare uno scorcio di quella parte di mondo delle moto a cui troppo poco viene concesso lo spazio che merita, ossia il motorsport al femminile. Lo facciamo non solo perché l'Italia da sempre ha sfornato grandi pilote, ma perché in questi anni il movimento è cresciuto generando talenti che stanno davvero cambiando un mondo che fino a pochi anni fa non ammetteva alcuna incursione dell'altro sesso. Abbiamo deciso di raccontarvi tre pilote straordinarie che in questo 2018 hanno fatto o si apprestano a fare faville. La prima è un prodotto nostrano, parliamo di Kiara Fontanesi che quest'anno ha ottenuto il suo sesto mondiale cross femminile. Kiara, tutto coraggio e talento, è stata anche la prima che ha denunciato un silenzio inspiegabile dietro ai capolavori sportivi realizzati dalle donne nel motorsport. Dopo la parmense è la volta di Ana Carrasco, la prima donna a laurearsi campionessa del mondo nella velocità, vincendo il titolo nel mondiale nella classe WorldSSP300, ma soprattutto la prima a mettere in fila numerosi maschietti. Ultima ma non ultima una leggenda del motorally, Laia Sanz, una pilota che ha vinto tutto quello che si poteva vincere a livello femminile e che da qualche anno sta dando filo da torcere a tutti anche alla Dakar, la corsa più dura al mondo. Laia, che quest'anno ritornerà in Sudamerica, chiude questo trittico di stelle che a definirlo solo rosa, è davvero limitante. Buona lettura. 

Kiara Fontanesi 
Come hai iniziato a correre in moto?

Ho iniziato con una PW 50 della Yamaha, quando avevo due anni e mezzo. Mio fratello correva già in moto e i miei genitori avevano portato una piccola moto anche per me. Giravo per divertimento nei paddock dove mio fratello correva, fino a crescere e a poter disputare le prime gare e poi ad arrivare al campionato italiano regionale minicross.
Il motociclismo era già un affare di famiglia?
Diciamo di no. Mio papà non sapeva neanche cosa fosse una moto, non era appassionato e non andava in moto. È nato tutto per gioco, anche il fatto che mio fratello andasse in moto.
Hai un aneddoto di quando eri piccola?
Ho le foto di quando avevo tre anni: indossavo gli stivaletti per l'acqua, in mutande, in giro per le piste su questo PW rosso. Ricordo che non tornavo mai alla base fino a quando non finivo la benzina. Stavo in giro sulla moto tutto il giorno, i miei non mi vedevano mai.

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Ana Carrasco
Come hai iniziato a correre in moto?

Ho iniziato quando avevo tre anni, perché la mia famiglia è sempre stata legata a questo mondo. Mio padre è meccanico, ha un’officina e lavorava già nelle competizioni motociclistiche prima che io nascessi. Quando avevo tre anni mi hanno regalato la mia prima moto e l’anno successivo ho partecipato alla mia prima gara.
C’è un aneddoto di quel periodo?
Le prime sensazioni non le ricordo perché ero molto piccola. I primi ricordi erano legati al fatto che mi piaceva tantissimo, non volevo mai scendere. Ricordo che giravo in moto con mia sorella maggiore, ci allenavamo insieme, poi lei ha deciso di smettere e io ho continuato da sola.
Quando ti sei resa conto che questo poteva diventare un vero e proprio lavoro?
Quando avevo 14 anni mi hanno dato l’opportunità di passare al campionato spagnolo, un livello più alto prima di passare nel mondiale. In quel momento mi sono resa conto che forse sarebbe potuta essere la mia professione e che sarei potuta arrivare a correre nel mondiale.

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Laia Sanz
Quando e come hai iniziato ad andare in moto?

Avevo quattro anni e iniziai perché mio padre è sempre stato un appassionato di motori. Ho un fratello più grande di tre anni che andava in moto e così un giorno l’ho provata. Mi è piaciuto da subito! Anche quando ero più piccola mio papà mi faceva sedere sul serbatoio della sua moto e ho imparato così a usare l’acceleratore. Quando avevo 6 o 7 anni organizzarono una gara nel mio paese, di trial. Mia madre ha convinto mio padre a iscrivermi. E da quel momento in poi è iniziato tutto!
Cos’è per te guidare una moto?
Guidare una moto è la mia passione. Lo faccio da quando ero molto piccola e le gare le adoro. Quando devo competere sono sotto pressione e do il meglio di me, per questo mi piace tanto. È una motivazione per continuare ad allenarmi e a migliorarmi.
Sei una donna in questo mondo così maschile, come la vivi?
La vivo bene perché fin dall’inizio, da quando ero molto piccola, è sempre stato così. Ho sempre condiviso gli allenamenti e le gare con i maschi. Purtroppo c’è sempre qualcuno che fa battute sull’argomento e in alcune situazioni ho dovuto lottare contro il maschilismo, ma d’altra parte è qualcosa a cui sono ormai ben abituata, fa parte della mia vita, e lo vedo come una cosa naturale.

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