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Cross- Intervista esclusiva di Toni Cairoli

Mondiale cross- Antonio Cairoli racconta come è arrivato fin qui, dal 2003 ha fatto della sua passione un lavoro ed oggi è otto volte campione del mondo. Deve i suoi eccellenti risultati a papà Benedetto, grande appassionato, che sin da piccolo gli ha fatto praticare questo meraviglioso sport con importanti sacrifici. 
Cairoli, la leggenda del motocross
Antonio Cairoli, otto volte campione del mondo intervistato dal blog ufficiale KTM racconta della nascita della sua passione, dichiarando che tutto è nato per caso dalla passione di papà Benedetto che lo ha messo in sella per la prima volta...
Qual'era l'aspetto che più ti ha intrigato del motocross e del motociclismo in generale?
"Il rumore, ogni volta che lo sentivo, era impossibile rimanere fermi. Mi è sempre piaciuto girare anche quando pioveva, non so il perché. Probabilmente piovendo raramente in Sicilia, volevo imparare a curvare anche nel fango, sono sempre stato un tipo curioso."
Quando hai iniziato a correre regolarmente, non hai mai parlato con i tuoi genitori a proposito dei pericoli e rischi che potevi correre?
"Assolutamente no, non mi sono mai posto il problema e da piccolo, finché non ho cominciato a correre il mondiale, non mi sono mai fatto male. Nessuno mi ha mai detto 'attenzione' o 'calma', ho sempre guidato con sicurezza e questo li rendeva felici!"
Incredibile, appordato nel mondiale con una 250 che guidavi come  fosse un giocattolo. Eri fantastico da vedere...
"Non ho mai usato una BMX, ho sempre avuto la fortuna di trovare il feeling giusto immediatamente. Fin da piccolo ho sempre avuto come primo obiettivo quello di divertirmi in qualsiasi circuito e in qualsiasi condizione, il resto viene da sé..."
Cos'è l'adrenalina per te?
"Voglio sempre raggiungere la perfezione, in un giro è però impossibile. Stai pensando a una traiettoria, a una curva o ad un salto e ti distrai, senza fare quel che vuoi, per questo io voglio sempre riuscire ad essere perfetto mentre guido. "
Cosa dici a proposito delle vittorie?
"Quando vinci per la prima volta, è qualcosa di speciale.Quando vinci spesso, è quasi normalità. Namur, la mia prima vittoria, non la scorderò mai. Ora quando vinco so che è frutto del mio duro lavoro, alcune volte so di essere nettamente più veloce, altre mi sorprendo io stesso."
Il 2014 mentalmente non è stato facile per te con la perdita improvvisa di papà Benedetto, oltre ad alcuni errori che hai recuperato nelle seconde manche. Quanto hanno pesato su di te questi aspetti?
"Quando sbaglio, archivio l'errore almeno 12 ore dopo, troppo tempo!"
Che soddisfazione si ottiene dalle gare in sé?
"Negli ultimi due anni i tracciati sono più tosti, passare è più difficile, la partenza è dunque fondamentale. Mi piace quando devi inventare nuove traiettorie per passare, mi piacciono quei tipi di pista. Essere nei primi tre in partenza, oggi, fa ben sperare perchè il primo, il secondo e il terzo hanno più o meno sempre la stessa velocità."
Sotto contratto fino a fine 2016, sei 'papà' di molti esordienti. Vuoi stare ancora su questo livello o ti piacerebbe aiutare qualche giovane 'affamato'?
"Sono fortunato che non mi sono mai infortunato più di tanto e grazie a questo posso correre più a lungo. Ci sono tanti giovani promettenti, ma vincere alcuni GP non è come vincere il campionato. Sto già guardando dove migliorarmi nel 2015, pronto per la prossima sfida..."
 
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