Più biciclette contro il traffico
Milano ne ha previste 35 km, Torino 80, Bologna 90 e Roma 150 km. A puntare sulle
ciclabili d’emergenza per biciclette sono anche Bari, Napoli e altre città, tutte intente a scongiurare il pericolo, come abbiamo
scritto, di intasamenti del
traffico dovuti alla riduzione dei numero di passeggeri ammessi su bus, metropolitane e treni per garantire la
distanza di sicurezza anti contagio. Si tratta di
progetti ambiziosi nella teoria, ma non semplici da mettere in pratica. A illustrarci problematiche, costi e tempi di realizzazione è
Valerio Montieri, architetto specializzato in progettazione per la mobilità sostenibile, ideazione di reti ciclabili e tra gli autori del Piano di azione per la mobilità urbana post Covid ideato da
Bikenomist. “
La realizzazione delle ciclabili d’emergenza è, almeno in teoria, semplice: è sufficiente cambiare la segnaletica orizzontale e sistemare quella verticale oppure applicare della segnaletica stradale come avviene per i cantieri. Sono operazioni veloci che possono richiedere una giornata di lavoro per un tratto di uno o più chilometri”.Burocrazia e traffico gli “avversari”
Ad
allungare i tempi sono diversi fattori, primo tra tutti la
burocrazia necessaria per le
autorizzazioni e i permessi. Procedure che possono richiedere
settimane o mesi con evidenti rallentamenti dei progetti ciclabili. Ad essere favorite saranno le città come
Bologna che hanno un
Biciplan, il piano programma della mobilità ciclistica, già approvato. Qui i percorsi sono già pianificati, quindi la creazione della parti mancanti della rete possono essere effettuati in
tempi abbastanza rapidi. Non dovrebbe generare particolari difficoltà neppure il piano di
Torino dove gli 80 km previsti sono ricavati in prevalenza dalla trasformazione dei
controviali dei corsi che attraverso la città in
ciclabili o zone a traffico limitato.
Più complessa la situazione a
Milano dove sono previsti interventi più strutturati. L’idea è di realizzare della
grandi direttrici per collegare le
periferie con il
centro e collegarle tramite le ciclabili sulle
circonvallazioni. Se alcuni tratti previsti sono semplici, altri richiedono interventi più sostanziosi e hanno maggiori problematiche. “La direttrice che va
da Sesto San Giovanni a San Babila ha alcune complessità, in particolare lungo il tratto di
Viale Monza. L’intento è
ridurre da due a una le corsie per
carreggiata riservata alle
auto e utilizzare lo spazio recuperato per la
ciclabile d’emergenza e per allargare i
marciapiedi. Una soluzione, quest’ultima, necessaria per consentire di
camminare distanziati e per rendere sicure le probabili file fuori dai negozi. Oltre a interventi più cospicui, la complessità è data dalla necessità di operare su una
via ad alto traffico e con
posteggi lungo la strada, per lo più da mantenere”. Si tratta di due fattori determinanti in termini di tempi di realizzazione. “Il
livello del traffico”, sottolinea Montieri, “influenza la
velocità di messa in opera, con quello più intenso a generare maggiori rallentamenti. La presenza di
auto parcheggiate rallenta perché per legge si deve apporre il
divieto di sosta temporaneo con almeno
48 ore di anticipo rispetto all’inizio dei lavori, periodo prolungato in alcune città dove il problema della sosta è più intenso”.
Ancora più complicata è la situazione a
Roma, città collinare molto estesa e con problemi di congestione e sosta maggiori rispetto a Milano. Inoltre, spiega Montieri, “qui la rete d’emergenza ha un senso se
combinata con incentivi per l’acquisto di e-bike e di mezzi della micromobilità che consentono spostamenti lunghi e impegnativi”.
Da realizzare entro settembre
I
tempi di realizzazione della reti cittadine dipendono, come descritto, dalle
complessità dei progetti e dalle difficoltà della messa in opera. “Per fortuna”, afferma l’architetto, “l’
apertura progressiva delle attività previste dal Governo, la chiusura delle
scuole e il prossimo periodo di
vacanze dovrebbero assicurare
strade abbastanza sgombre per intervenire con celerità e completare la gran parte delle ciclabili d’emergenza
entro settembre, quando è probabile che la congestione aumenti a causa delle riaperture delle scuole e, si spera, la ripresa totale delle attività”. Quanto ai
costi, sono naturalmente variabili in base alle opere da fare, ma “abbiamo stimato nel
Piano di Bikenomist una spesa media per
un chilometro di ciclabile d’emergenza di circa
8.000 euro, una cifra sostenibile considerato che con
un milione di euro si può creare una
rete di oltre 100 km”.