Auto a guida autonoma: i motociclisti possono fidarsi dell’intelligenza artificiale?
Con la diffusione - almeno negli States - delle auto a guida autonoma, la domanda si fa ormai pressante: possiamo davvero fidarci di un robot al volante? Bosch e Volkswagen puntano sull’AI, ma per le due ruote resta un’incognita rischiosa e imprevedibile
Problema sicurezza
Le auto a guida autonoma si avvicinano sempre di più, e con loro cresce l’ansia dei motociclisti: un robot sarà davvero in grado di vederci, prevedere le nostre mosse e proteggerci? La questione, sollevata in più occasioni, rimane irrisolta. I sistemi di guida automatica non sono più pura fantascienza, e i produttori investono miliardi nello sviluppo. Bosch e CARIAD (il braccio software di Volkswagen) stanno collaborando per creare un pacchetto AI di nuova generazione, capace di fornire assistenza alla guida di livello 2 e 3 entro il 2026. L’idea è che il software analizzi il traffico urbano, interpreti i comportamenti degli altri utenti della strada e combini segnali visivi e linguistici quasi come farebbe un guidatore umano. I test sono già in corso in Europa, Giappone e Stati Uniti.
Quando l’AI incontra le moto

Secondo Bosch, tutto questo mira a rendere le strade più sicure. Il loro “vehicle motion management” integra sterzo, freni, motore e controllo del telaio, per interventi più fluidi in caso di imprevisti. Funziona benissimo per le auto, ma per ciò che riguarda le moto - piccole, veloci e capaci di manovre che mettono in difficoltà anche guidatori esperti - è tutt’altro discorso. Filtrare tra le auto, accelerare in un varco, inclinarsi in curva: tutte azioni difficilmente prevedibili da un robot, con gravi conseguenze.
Riconoscere la moto non basta: bisogna intuire il comportamento del pilota
Bosch e Volkswagen puntano a lanciare il sistema pronto per la produzione a metà 2026. La speranza è che l’AI sia in grado non solo di riconoscere una moto (cosa che le Tesla sembrano ormai capacissime di fare), ma anche di intuire cosa farà il pilota. Il progetto si basa su modelli Vision-Language-Action per simulare il ragionamento umano. Ma i motociclisti non sempre agiscono in modo “razionale”, con accelerazioni improvvise e traiettorie imprevedibili che restano una sfida enorme per qualsiasi algoritmo…