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Assunzione di farmaci, guida e ritiro patente: i problemi sono sul tappeto

La modifica all’Articolo 187 del CdS ha sollevato numerose obiezioni. Un conto è mettersi alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti a scopo “ricreativo”, un altro rischiare il ritiro della patente per aver preso un farmaco prescritto dal medico 

Sostanze stupefacenti e guida

Introdotta col nuovo Codice della strada, la revisione apportata all’Articolo 187 (ora intitolato “Guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti”, invece di “Guida in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti”) ha sollevato com’era ovvio non poche obiezioni, molte delle quali piovute direttamente da associazioni scientifiche. Di fatto, la modifica fa sì che per far scattare il reato non sia più necessario dimostrare che il conducete sia sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ossia in effettivo e concreto stato di alterazione psicofisica, ma che basti dimostrare la semplice assunzione di sostanze, ossia la loro presenza nell’organismo rilevabile con il test anti droga. 

Farmaci e prescrizione medica

A seguito delle polemiche, lo stesso Salvini aveva tentato una sorta di “marcia indietro”, chiarendo per mezzo di una circolare che per procedere penalmente occorre anzitutto dimostrare che la sostanza stesse ancora producendo effetti psicoattivi durante la guida e, non meno importante, che quello fatto sulla strada è solo un test di screening che prevede un controllo di secondo livello in ospedale. Inoltre, è stato chiarito che a pronunciarsi sulla sospensione, dopo la conferma della positività, dev’essere un magistrato a cui si può presentare la documentazione sanitaria. Considerato che la cosa riguarda - anche - gli oltre 2,5 milioni di italiani che, su regolare prescrizione medica, assumono farmaci "rischiosi", la questione è rimasta però tutt’altro che risolta. Interessante è a tal proposito l’intervista rilasciata a Quotidiano Nazionale da Silvia Natoli, responsabile della medicina del dolore per Siaarti reduce dalla convocazione di qualche settimana fa al tavolo del ministero. 

Intervista alla dott.ssa Silvia Natoli

Sicuramente - ha spiegato Natoli - non è stato chiarito a fondo come debba comportarsi il paziente ma ci si sta impegnando per capire come risolvere il problema. Ancora non ci sono certezze per nessuno. Neppure il medico sa bene cosa raccomandare. Allo stato attuale, la sola positività a certe sostanze è motivo di sospensione della patente. Naturalmente, tutto questo non può essere lasciato alla libera interpretazione, ci deve essere una regola chiara”. 
Un ulteriore problema è che i farmaci potenzialmente “rischiosi” sono, tra oppiacei, cannabinoidi e benzodiazepine, davvero tanti: “Tutti quelli che potenzialmente hanno un'interazione con il sistema nervoso centrale. Ad esempio - ha aggiunto la Natoli - alcuni antidepressivi, che possono alterare lo stato psicofisico, naturalmente se assunti in quantità eccessive, al di fuori delle prescrizioni mediche. Ma in teoria, a voler essere proprio pignoli, il dolore stesso, e questo è un dato confermato dalla letteratura, altera la capacità di guida. Quindi anche non trattare il dolore potrebbe essere un problema. Così come un paziente diabetico che fa l'insulina potrebbe essere pericoloso”. Come comportarsi? Ad oggi non è dato saperlo: “È ovvio - continua la responsabile Siaarti - che l'obiettivo del legislatore è quello di punire gli abusi, spesso i miscugli sono micidiali. Secondo me l'alcol è altrettanto pericoloso. Ma è usato esclusivamente a scopo voluttuario, altre sostanze invece anche sotto controllo medico. E questa categoria non è stata considerata. Alla fine, il concetto è questo. Difficile trovare una regola. Si è parlato della possibilità di arrivare a un patentino, che potrebbe essere una garanzia anche per il poliziotto che sta applicando la norma. Ma, ad oggi, ancora non è stato trovato il modo per risolvere il problema”. 

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acterun
Ven, 25/07/2025 - 08:23
Problemi che si verificano quando si affidano i ministeri a incompetenti e incapaci.