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Africa Eco Race, Botturi pronto per una partenza a razzo

Il pilota di Lumezzane si appresta a difendere il titolo di campione dell'AER. "La moto nuova è bellissima per chi come me è cresciuto sognando i rally africani". "Ullevalseter sorvegliato speciale, ma qua è vietato abbassare la guardia e per arrivare fino in fondo bisogna sapere gestire al meglio anche il mezzo"
Da vero appassionato di rally africani il Bottu quasi quasi si commuove a guardare il proprio WR450 nella livrea che riprende i colori delle prime Yamaha Sonauto, quelle di Jean Claude Olivier per intenderci. Il pilota di Lumezzane infatti non è solo il campione in carica dell'Africa Eco Race, è anche un uomo che non ha smesso di inseguire i propri sogni di bambino: “Guardavo quel che la tv passava al tempo ed è così che mi sono innamorato della Parigi-Dakar negli anni '80” racconta al nostro Guido Sassi mentre si appresta a portare la moto con la tabella 101 alle verifiche tecniche dell'edizione 2020.

Un sogno uscito dal cassetto
A essere pignoli manca un po' di blu nella moto del nove volte campione italiano enduro, ma il risultato è comunque spettacolare. Botturi continua a raccontarci della sua passione infantile, oggi diventata realtà. “Al tempo non era facile trovare informazioni, ritagliavamo i giornali e ci mettevamo da parte le foto da guardare e riguardare. Pensare che ora sono qua non smette di emozionarmi, potete starne certi”. Alessandro si appresta a correre la propria seconda Africa Eco Race e pensa che il copione possa essere lo stesso, per lo meno in quanto ad avversari: “Credo che il pilota più pericoloso rimanga Ullevalseter, ma sarebbe sbagliato concentrarsi su di lui. Certo, lo terrò d'occhio con moltissima attenzione, ma in una gara così lunga bisogna essere in grado di tenere sempre alta l'attenzione ed essere pronti a qualsiasi imprevisto. L'anno scorso è stato importantissimo partire bene, ma poi la gara in realtà si è decisa nelle ultime tappe. Ullevalseter mi è rimasto attaccato fino alla fine e ho dovuto trovare il giusto equilibrio tra spingere e preservare la moto. Qua se esageri paghi, e non solo come pilota. Bisogna trovare il migliore compromesso”.

Ultimi ritocchi
I preparativi della vigilia sono come sempre frenetici: in poche ore bisogna fare le verifiche amministrative e tecniche, portare la moto in parco chiuso e – almeno per il campione in carica- rispondere anche alle domande dei molti giornalisti che vogliono parlare con il numero uno: “A me però piace ogni singolo aspetto di questa gara e ti dirò di più: un rally è proprio l'insieme di tutte queste cose, non basta dare gas. Questi giorni sono così: avremo modo di sfogarci, una volta in Africa”.
La moto di Botturi luccica in attesa di incontrare la sabbia del Sahara, ma a rendere la Yamaha scintillante non è solo l'aspetto, perché si tratta della versione che ha corso all'ultimo Dakar: “Questo prototipo ha tante migliorie: elettronica e tanti dettagli, ma soprattutto ha quel magico bottoncino per avviarla che ti toglie tanti pensieri. In Africa - soprattutto al mattino- si possono trovare condizioni particolari e così sei sicuro che la moto non faccia capricci”.

Meglio farsi una risata
La concentrazione e la tensione per la gara imminente non tolgono al Bottu e al suo staff la voglia di scherzare. Max Sant si lascia andare a una battuta mentre gli domandiamo se le dotazioni di sicurezza siano state implementate correttamente, se tutto è andato nel verso giusto: “Tutto liscio come l'olio, siamo prontissimi – spiega il meccanico di Alessandro-. Abbiamo anche il razzo d'emergenza proprio sotto la sella, così se ci troviamo in difficoltà spariamo Ale in cielo come nei film di James Bond”. Agente speciale Alessandro Botturi, la missione in Africa è ufficialmente cominciata.

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