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Sbk: in Ducati meglio Redding o Bautista? Alla distanza la spunta l'inglese

Contro questa Rea c'è poco da fare, il nord irlandese non ha festeggiato il titolo già a Magny-Cours per soli 3 punti. Ma la stagione di Scott è stata costante: meno esplosivo di Bautista, con la Panigale V4R non ha avuto gli alti e bassi dello spagnolo. Nel 2021 Redding potrà ancora crescere, anche se per detronizzare Johnny servirà un cambio di passo
A Magny-Cours Jonathan Rea non ha vinto il sesto titolo in superbike, ma la consegna del trofeo arriverà – a meno di imprevedibili cataclismi- all'Estoril, nell'ultima tappa di questo 2020 a ranghi ridotti. Al nord irlandese sono mancati solo 3 punti per chiudere i conti già in Francia e con la vittoria in gara 2 Scott Redding ha solo rimandato la festa nel box Krt.

Meglio Scott o Alvaro?
A fare due conti con la classifica in mano la domanda viene spontanea. Entrambi i piloti che hanno guidato la Panigale V4R nel 2019 e 2020 hanno prima acceso le speranze di Ducati, per poi cedere alla distanza nei confronti della Kawasaki e del Cannibale. Anzi, se ci si limita alle cifre, Bautista ha fatto decisamente meglio dell'inglese: 16 vittorie in 13 appuntamenti, le prime 11 addirittura consecutive. Scott di gare ne ha vinte 5 in 7 appuntamenti: metà mànche, ma parecchi successi in meno. La partenza in campionato di Bau Bau nel 2019 è stata davvero impressionante, mentre Redding ha faticato un po' di più, soprattutto ad adattare chili e centimetri al setting di una moto molto sensibile quanto la 4 cilindri di Borgo Panigale. Il 45 del Team Aruba però è stato anche più costante, è caduto meno, ha raccolto 281 punti in 7 appuntamenti, contro i 498 di Bautista in 13 round. Insomma, in proiezione ha fatto più punti, ma non sono solo i numeri in questo caso a dargli ragione.

Un feeling in crescendo
Scott arriva dalla MotoGP come Bautista, deve imparare piste nuove e gomme diverse oltre a una moto molto differente rispetto ai prototipi da gran premio. Redding ha avuto un approccio graduale ai weekend di gara, cercando di trovare il giusto set up in sella alla Panigale senza strafare. Se andiamo a vedere nel dettaglio le sue prestazioni, solo 2 delle sue 5 vittorie sono arrivate in gara 1, a cui vanno aggiunti altri 7 podi, di cui appena 2 nella prima delle tre gare del fine settimana.
Né una né l'altra strategia in realtà hanno pagato pienamente, perché Rea ha dimostrato di trovarsi alla perfezione con la propria Ninja, una moto che conosce a tal punto da saperla usare a proprio piacimento. Prova ne è il fatto che il compagno di squadra Alex Lowes ha la metà dei suoi punti e ha vinto solo una gara: meglio di Leon Haslam nel 2019, ma comunque siamo sempre a un livello per cui si capisce che è Rea a fare la differenza e non la moto.

Il futuro di Ducati
Il 2020 ormai è andato così: rimane in gioco il titolo costruttori, ma anche nella classifica riservata alle Case, per il brand italiano sarà difficile alzare la coppa a fine anno. Kawasaki ha 26 punti di vantaggio, e con sole tre mànche da disputare il sorpasso sarà molto difficile. Il marchio giapponese ha vinto 12 gare, 11 con Rea. Ducati ne ha portate a casa 7 con 3 piloti (5 i successi di Redding). Nel 2021 però il pacchetto Redding-Ducati avrà più esperienza, a cui andrà aggiunto l'innesto di un Michael Ruben Rinaldi che si sta mostrando come il migliore dei piloti indipendenti. Quali altre frecce avrà al proprio arco Borgo Panigale? Le trattative per trattenere Chaz Davies nell'orbita del marchio sono un po' in stallo e il fantasma di Tito Rabat aleggia su una delle moto satellite. Il possibile arrivo del campione iridato Moto2 2014 comunque sa più di parcheggio di lusso che di una mossa volta davvero a dare nuova competitività alla scuderia del brand bolognese.
In conclusione si può dire che il prossimo anno non sarà tanto più facile per Ducati: contro questo Rea è difficile vincere, ma è anche vero che scompaginare le carte ogni stagione non aiuta e la strada della continuità potrebbe rivelarsi finalmente quella giusta.

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