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SBK 2021 - Bayliss ricorda i duelli con Edwards e lancia suo figlio Oli: "È pronto per la superbike"

Il tre volte iridato delle derivate di serie ripercorre le tappe più belle della sua carriera, dal debutto al ritiro: "La prima gara non fu certo un successo, temevo che non mi avrebbero più chiamato". Stare senza correre non è facile, ma nemmeno guardare il giovane Oli con la tuta: "Non è semplice stare al muretto da padre"
A distanza di anni dal ritiro Troy Bayliss è ancora uno dei piloti più amati dai ducatisti, insieme a Loris Capirossi e Casey Stoner. Il tre volte campione superbike si è ritirato ormai nel lontano 2008, ma negli ultimi tempi è tornato agli onori delle cronache nelle vesti di manager per un talento d'eccezione: suo figlio Oli.

A cuore aperto
Troy ha rilasciato al sito ufficiale del world superbike una intervista nel corso della quale ha ripercorso gli anni d'oro, senza però trascurare il presente. Gli inizi non furono propriamente pianificati nel migliore dei modi: “Il mio debutto è avvenuto un po’ a sorpresa ma alla fine era il traguardo che volevo raggiungere. Quando Carl ha avuto quell’incidente stavo guidando bene dopo aver vinto nel 1999 il titolo britannico e nel 2000 mi ero spostato in America per correre con la Ducati Vance&Hines. Pensavo che mi ci sarebbe voluto un altro anno o forse due prima di arrivare nel WorldSBK. La prima gara in programma a Sugo per me è stata un disastro dato che sono caduto in entrambe le occasioni. Ho pensato di essermi giocato le mie occasioni, invece le cose sono andate diversamente: ho disputato una buona gara a Monza, abbiamo trovato un accordo e sono rimasto nel campionato del mondo”.

Gli avversari più difficili
Uno dei suoi più grandi rivali è stato Colin Edwards: “Entrambi volevamo stare davanti all’altro anche se la maggior parte delle volte ce la siamo giocata negli ultimi due giri. Gara 1 di Monza 2001 è stata davvero stupenda, dopo tanti podi raccolti a inizio anno finalmente è arrivata una vittoria e per di più a Monza”.

Il ritiro
Bayliss ha appeso il casco al chiodo all’età di 39 anni. Per lui la lontananza dal mondo delle sport è stata più difficile rispetto a quanto credesse: “Alla fine del 2008 ero contento di ritirarmi nonostante fossi consapevole di quanto sarebbe stata dura. Pensavo di essere pronto per decidere di smettere. Ma per la prima volta dal 1998 siamo tornati a casa e provare a vivere una vita ‘normale’ come prima è stato uno shock”.

La dinastia
Il nome Bayliss è tornato ad apparire su una tuta del campionato australiano sbk e Oli potrebbe essere la prossima stella: “Ha iniziato quando aveva circa 11 o 12 anni e prima di essere impegnato nel campionato nazionale aveva già corso un po'. Quando ha iniziato gli ho comprato una Metrakit e ha iniziato a fare del kart. Poi siamo andati sulla pista da gara per il primo appuntamento del campionato a cui si era iscritto: pioveva. Oli andava abbastanza forte ed è caduto davanti a noi. Kim si è voltata verso di me e mi ha detto ‘faresti meglio a bruciare quella c…. di moto!’. Ora però ha capito che Oli vuole correre e mi sembra che si sia abituata. Io adesso ho le stesse sensazioni che aveva lei, riesco a guardarlo a malapena. Sono abbastanza nervoso, come un papà normale, una sensazione mai provata prima”.
A sostenere Oli c'è Darryl Healey, ex capo e manager di papà Troy: “Nel 1998, quando sono andato nel Regno Unito era il capo del GSE Racing. Poi è diventato il mio manager oltre che grande amico e anche adesso c’è un adesivo GSE sulla moto di Oli, dato che sostiene la nostra famiglia. Oli ha corso per un paio di anni su una moto Supersport 600cc e l’anno scorso ha chiuso al secondo posto in campionato. Ovviamente mi preoccuperà vederlo in questo 2021 su una superbike ma ha tanto potenziale per diventare un pilota professionista”.
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