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Johnny Rea indossa il sesto anello: Kawasaki ringrazia, per Ducati doppia sconfitta

Il Cannibale vince ancora: dal 2015 è davanti a tutti. Gli avversari cambiano, ma il nordirlandese vale più della moto che guida. La Verdona porta a casa anche il titolo riservato alle marche, con un solo punto di vantaggio sulla casa bolognese. Ironia della sorte, a dare la matematica certezza del successo non sono stati gli ufficiali ma Fores, con la moto di Puccetti
I numeri Jonathan Rea li aveva già riscritti l’anno scorso, quando con il quinto campionato del mondo conquistato aveva staccato King Carl Fogarty nella classifica dei più vincenti di sempre. In questa stagione Il Cannibale è andato oltre: sono 6 gli anelli consecutivi indossati, tanto che il nordirlandese è dovuto passare alla seconda mano per fare spazio all’ultimo arrivato.

Sembra tutto facile
Ogni anno Johnny deve fronteggiare un avversario diverso, ma il risultato è sempre lo stesso: in tre occasioni è stato Davies a piazzarsi alle sue spalle, una volta a testa i vice campioni sono stati Tom Sykes, Alvaro Bautista e Scott Redding. Il più vicino in classifica fino a oggi è stato il Sykes del 2016, in gioco fino al penultimo round. Il britannico è stato l’unico a riuscire a contenere il distacco sotto i cento punti, eccezion fatta per il Redding di questa stagione, anche se il ducatista non fa propriamente testo perché la stagione è stata ben più corta del solito.

La moto e il pilota
Il buon Johnny a ogni modo ha dovuto darsi davvero da fare, soprattutto negli ultimi due anni, perché la Panigale V4R è una moto che ha dimostrato di essere capace di cambiare gli equilibri della categoria e ha fatto sembrare la sua Kawasaki, se non obsoleta, per lo meno un po’ attempata. La prova sta nelle prestazioni dei compagni di box del Cannibale: Alex Lowes in questa stagione ha vinto solo una gara,  Toprak Razgatlioglu l’anno scorso ne ha portate a casa due, Leon Haslam nessuna. Nonostante tutto però la superiorità di Rea è stata talmente importante che la casa di Akashi ha vinto anche il titolo costruttori nell’ultimo quinquennio, a cui si è aggiunto proprio oggi il sesto alloro. E dire che la verdona fino al 2015 non aveva mai messo in bacheca il trofeo riservato alle marche, perché sia nel 1993 che nel 2013 Russell e Sykes erano diventati campioni tra i piloti, ma Ducati e Aprilia avevano “rovinato” la festa ai giapponesi.
Quest’anno la sconfitta invece per Ducati è stata particolarmente amara perché la casa bolognese ha perso il titolo costruttori per un solo punto, e nonostante la doppietta di gara due il disavanzo non è stato colmato. Ironia della sorte, a garantire l'alloro all’ultimo respiro non è stato Rea, e nemmeno Lowes. Ci ha pensato Xavi Fores, grazie a un ottavo posto con la moto di Puccetti, team dal quale per inciso si separerà.

Quale futuro
Lowes sarà il compagno di Rea anche l’anno prossimo, ma nel box del team KRT ci sarà una ZX-10RR tutta nuova. Per il nordirlandese è la migliore notizia, anche perché la Ducati di quest’anno ha vinto meno che nel 2019, ma la consistenza è cresciuta. La cartina di tornasole è nelle prestazioni di Chaz Davies: il gallese è andato a podio 9 volte con due vittorie, contro gli 11 (con un solo successo) dell’anno scorso, nonostante il doppio degli appuntamenti. Insomma, Johnny si merita una versione aggiornata della sua Ninja, ma gli avversari già tremano al pensiero di cosa dovranno affrontare per battere il sei volte campione del mondo.
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