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Interviste SBK - Max Temporali: “Non è scontato che Rea vinca il titolo”

Lo scorso fine settimana la Superbike ha disputato il nono round del campionato a Laguna Seca, un appuntamento ricco di colpi di scena. Ne abbiamo parlato con Max Temporali, telecronista ufficiale delle derivate di serie, che ha dato una sua lettura della “crisi” di Alvaro Bautista e ha fatto il punto su questa prima parte di stagione
"Il ritiro di Melandri? Una doccia fredda"
È ufficialmente iniziata la pausa estiva per la Superbike, il mondiale della derivate di serie lo scorso fine settimana ha messo in scena il nono round e tornerà in pista solo a settembre. Dopo il GP americano Jonathan Rea se ne va in vacanza con 81 punti di vantaggio su un Alvaro Bautista che appare sempre più in difficoltà, ma per Max Temporali non è ancora detta l’ultima parola. La nostra Serena Zunino ha fatto una lunga chiacchierata con lui sui temi caldi del campionato.

Parliamo di Laguna Seca, non sono mancati i colpi di scena...
È stato il round più strano, parlando di Bautista. Si sapeva che sarebbe stata una pista favorevole a Rea, e se vogliamo il weekend è stato strano anche perché ha vinto Davies. Credo nessuno se lo aspettasse! Soprattutto non ci si aspettava la quinta caduta consecutiva in gara di Bautista. È difficile da capire, anche perché cade quando controlla la situazione. Lui stesso ha detto che proprio in quei casi, quando va più piano, ha problemi con l’anteriore, io mi chiedo: ci metti cinque gare a capire che devi spingere al 100% da subito?

Come analizzi la situazione di Bautista?
Lui è arrivato dalla MotoGP, dove avrebbe voluto restare soprattutto dopo il finale 2018. Si è trovato catapultato in SBK, che era la seconda opzione. Moto nuova, gomme nuove, squadra nuova, avversari nuovi e vince 11 gare di fila. Dopo tutto questo è normale che si ritiene un po’ fenomeno in mezzo a piloti “normali”. Da Imola c’è stata una piccola crepa nelle sue certezze, un po’ con il bagnato e su una pista dove avrebbe dovuto metterci una pezza. Da lì in poi ha iniziato a vedere i suoi avversari con una testa diversa e a reagire non in maniera corretta, con quell’orgoglio tipico del pilota. Oltre al fatto che lui da inizio stagione ha dichiarato che nel 2020 voleva tornare in MotoGP, cosa che non sarà possibile, immagino. Fino a quando non accetta di essere in Superbike, secondo me non trova pace con se stesso e rischia di fare valutazioni sbagliate nelle situazioni impegnative.

Ha inciso anche la situazione mercato nelle sue prestazioni?
Secondo me no, un pilota come lui resta la prima scelta per Ducati. Se vogliono vincere un mondiale devono puntare di nuovo su Bautista. In Superbike comunque è tutto un po’ più semplice, e per un pilota che arriva dalla MotoGP magari sembra un mondo un po’ superficiale, un po’ meno attento ad alcuni dettagli e alle coccole che deve avere un pilota. Credo che lui stia soffrendo un po’ questa “semplicità” della Superbike.

Come vedi questo finale di stagione? Ce la farà a recuperare 81 punti?
I punti in palio sono 268. Su Portimao metto un punto di domanda, non saprei dire chi sarà più forte tra Rea e Bautista. Su Magny Cours do un punto di vantaggio a Bautista, anche se in caso di pioggia Jhonny può giocarsi le sue carte. Negli ultimi due round, in Argentina e in Qatar, vedo invece favorito Bautista.
Dall’altra parte però c’è un Rea che non sbaglia mai, anche se sappiamo che le gare sono sempre matte. Non mi piace però l’atteggiamento mentale chiuso di Bautista che dà già per perso il campionato. Matematicamente non è chiuso, dovrebbe crederci fino a quando tutto è possibile.

Come commenti questi nove round di Rea, passato da essere sempre secondo a leader della classifica?
Io lo considero il pilota più completo e maturo della Superbike. È una figura abbastanza rara, nel motociclismo in genere. Non molla mai, l’ha sempre dimostrato. Queste vittorie non sono frutto di una Kawasaki diversa. Hanno lavorato su dettagli infinitesimali, che hanno dato un vantaggio soprattutto di testa al pilota. E poi è appoggiato da una squadra con cui ha un rapporto forte, cementato da quattro titoli del mondo vinti.

Che pronostico fai?
Non è mai stato così difficile, anche se a inizio stagione sembrava scontato. Oggi, nonostante gli 81 punti di differenza, non do per scontato che vincerà Rea. Lo dico per il 65%, ma so che le gare poi sono sempre molto particolari. Quest’anno il livello è molto alto.

Se si guarda la classifica ci sono Rea e Bautista, e poi tutti gli altri staccati di oltre 200 punti.
Sì è scandalosa. I primi due fanno un altro mestiere. È arrivato Bautista e si è alzato anche il livello di Rea. Loro due innalzano continuamente il livello tecnico del campionato, ma gli altri non hanno i mezzi e la possibilità di restare attaccati a loro.

Yamaha invece è ben lontana dalla vetta…
Non è sparita, è sparito van der Mark dopo la caduta di Misano. Quando parlo di Yamaha io penso all’olandese, Lowes è troppo altalenante e poco affidabile.

Che voto dai a questa Superbike?
Quest’anno è una figata! È bella non solo per questo dualismo, per il confronto Kawasaki e Ducati, ma anche per la crescita netta di Ratzgatliogu e di BMW. Ci sono tanti temi che l’anno scorso non esistevano. Al momento darei 9. Mi piace dal punto di vista dello spettacolo, non mi piacciono alcune regole, per cui bisogna livellare per forza le moto. Se una moto nasce più forte di un’altra è giusto che sia libera, che questa sia rossa, verde o blu.

L’ultima battuta è sul ritiro di Marco Melandri a fine stagione.
È stata una doccia fredda. Ha avuto una carriera lunga e penso che quando mancano le soddisfazioni sportive in qualche modo è più naturale arrivare a questa decisione. Sono abbastanza convinto che se per Marco fosse stata una stagione diversa, forse a fine stagione ci avrebbe iniziato a pensare. Donington è stato drammatico per lui, come lo era stato anche Misano. Uno che arriva dalla MotoGP, dove ha avuto tutto, una vetrina enorme, anche degli ingaggi molto importanti, essere qui a correre per i 40/50mila euro, a fare una cosa che non da soddisfazione… Lo capisco. Mi piace il fatto che un pilota come lui sia in grado di voltare pagina per cambiare vita.

Andato via lui, mancherà un simbolo italiano in Superbike…
Delle vecchie generazioni, che hanno fatto parlare tanto in Italia, abbiamo avuto Biaggi, Rossi e Melandri. Questi sono stati i tre campioni durati più a lungo che hanno rappresentato di più l’Italia. Perdere Melandri è un po’ come tagliare quasi definitivamente (mancherà poi Valentino) il cordone ombelicale con il motociclismo che ci ha dato tanto negli ultimi vent’anni.
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