Salta al contenuto principale

I tour di InSella: Campidano e Iglesiente off-road, divertimento per tutti

Sardegna Fuori Traccia ci ha portato lungo un percorso in fuoristrada alla portata di tutti, anche con grosse bicilindriche. 150 chilometri tra Oristano e Buggerru, sulle strade delle vecchie miniere, tra mare e montagna
La Sardegna è un vero parco giochi per gli amanti dell'off road e sa stupire con paesaggi incantevoli e terreni sempre diversi, anche nel raggio di pochi chilometri. Oggi vi proponiamo un tour giornaliero che spazia dal Campidano all'Iglesiente; noi lo abbiamo percorso con Gianluca Serra di Sardegna Fuori Traccia, una guida locale che accompagna tanto gli enduristi quanto motociclisti meno esperti, o comunque dotati di grosse moto adventure.

Alla portata dei principianti
Il nostro itinerario in particolare è affrontabile sia con moto da enduro che con dual, anche se qualche passaggio non sarebbe semplice con bicilindrici di grossa cubatura (a meno di non essere piloti ben formati).
Partiamo dall'agriturismo Archelao, a pochi chilometri da Arborea, e ci dirigiamo nell'entroterra, prima per strade bianche di campagna e poi per tracce nella macchia: nonostante la prolungata siccità evitiamo così di indugiare troppo a lungo nella polvere e invece troviamo un terreno morbido, davvero soffice. Proseguiamo verso sud superando alcuni divertenti “panettoni” in una sezione ricca di saliscendi; passata Terralba iniziamo a salire per il monte Arci. Guadagniamo quota prima dolcemente su una sterrata larga e piacevole, poi le pendenze si fanno più marcate fino a raggiungere la cima del monte Gentilis, sulla cui sommità c'è un osservatorio che è un punto davvero pregevole per godere del panorama circostante. Verso nord-est lo sguardo incontra prima la laguna di Marceddì, poi tutta la piana bonificata di Arborea. Verso sud-ovest invece si vedono montagne fino al mare, e in lontananza si staglia la linea bianca, inconfondibile della spiaggia di Piscinas.

Rotolando verso sud
È un brano dei Negrita che molti di voi conosceranno, un bel motivo da canticchiare nelle giornate estive terse, come il cielo che abbiamo incontrato nel nostro tour. Noi però non possiamo distrarci troppo, perché il primo tratto di discesa non è proprio dei più semplici: per evitare di rotolare anche noi a valle – verso sud- ma rovinosamente, teniamo il peso indietro e mettiamo dentro una prima di sicurezza, cercando di dribblare i sassi smossi di grosse dimensioni ed evitando di strizzare troppo i freni. Ben presto il tratto tecnico si esaurisce, anche se il fondo sassoso è sempre mosso e richiede di guardare con attenzione a dove si mettono le ruote. La discesa però è comunque piacevole, qua e là entriamo per brevi tratti nel bosco e l'ombra ci garantisce un po' di sollievo. Gianluca è sempre attento a non tirarci il collo e possiamo guidare in scioltezza, guardandoci intorno. Nell'aria si inizia a respirare la salsedine, il mare non è lontano. Ci avviciniamo infatti al tratto di costa compreso tra Porto Palma e Marina di Gutturu Flumini, c'è anche il tempo per portare le moto fino in costa e godere di un quarto d'ora di mare.

Le discese ardite...
...e le risalite, viene in mente, sempre rimanendo in tema musicale, perché abbandoniamo subito la costa e puntiamo all'interno. Passiamo un guado piuttosto ostico, non tanto per la quantità d'acqua che non arriva al mozzo, ma per il fondo di pietre dalle dimensioni ragguardevoli. Una volta risaliti proseguiamo per Montevecchio e ci addentriamo nella zona delle miniere. La pista di fondovalle è uno sterratone che si può percorrere anche con una Gold Wing, ma poco più in là le cose cambiano nettamente. Saliamo per una strada piuttosto dissestata, attraversata da canali anche marcati nei quali è meglio non entrare. In compenso è bello giocare di sponda sui tornanti, in un percorso che non è nemmeno troppo scassa braccia, perché i tratti più rotti si alternano ad altri con il fondo decisamente più compatto.
Da qua andiamo a prendere una carrabile che ci porta sul monte Rosmarino: la sensazione è di essere in mezzo alla natura più selvaggia, lontani centinaia di chilometri dalla civiltà. Guidare qui è piacevolissimo, e appena giriamo dietro a un costone di roccia sbuchiamo sul panorama del mare: all'improvviso siamo sopra Buggerru, i cavalloni in lontananza dipingono minuscole e ordinate linee, come crepe nella coperta azzurro splendente dell'acqua.

Il giusto mix
La strada scende rapidamente verso l'abitato, prima in off road e poi nell'ultimo tratto su asfalto: abbiamo percorso circa 150 chilometri, ma le varianti qui sono moltissime e la possibilità di allungare o accorciare l'itinerario è solo questione di gusti. Quello che colpisce maggiormente però è che - in una porzione di territorio così contenuta- abbiamo incontrato terreni davvero diversi tra loro e una varietà di paesaggi che soddisfa decisamente l'occhio, oltre che il polso.
Leggi altro su:
Aggiungi un commento