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Valentino Rossi, il Tribunale gli dà (di nuovo) ragione

Si chiude a favore di Valentino Rossi il processo che vedeva coinvolta la coppia di ex custodi che per 10 anni aveva lavorato nella sua villa di Tavullia. Il giudice del lavoro, secondo il quale Rossi non avrebbe in alcun modo approfittato dei dipendenti, ha respinto la richiesta di risarcimento
Rossi vince, in Tribunale
Archiviata la questione moto Ranch con il ricorso respinto dal Tar, si chiude per Ventino Rossi anche quella relativa ai due ex dipendenti che al Dottore chiedevano sei mesi di indennità risarcitoria e cinque anni di straordinari non percepiti.
La faccenda, risalente al 2016 vedeva parti in causa Victor Untu e Jigan Zinaida, marito e moglie di nazionalità moldava di 60 e 62 anni, che avevano lavorato come custodi della villa di Tavullia per 10 anni, fino al Natale del 2016, quando cioè erano stati licenziati dalla società immobiliare proprietaria della dimora di Rossi (la DomusMea, rappresentante legale Graziano Rossi) a causa dello scioglimento della società detentrice del bene (unico socio Valentino Rossi).
La coppia, secondo la quale rimanevano da pagare ancora 6 mesi di indennità e cinque anni di straordinari mai percepiti, chiedeva circa 114.000 euro di risarcimento. Un’indennità calcolata sulla base dello stipendio di Victor che prendeva 2.600 euro al mese e della moglie che svolgeva le pulizie guadagnando 1.600 euro al mese, comprensivi di 13° e TFR, più gli straordinari che ammonterebbero a 89.000 euro. I due dipendenti, che abitavano all’interno della proprietà in un appartamento in comodato d’uso, si occupavano delle pulizie e della manutenzione, nonchè dei “due chilometri di recinzione con irrigazione delle siepi con accensione manuale delle centraline oltre a controllare 11 porte con sensori, 9 telecamere, 21 finestre, 9 stanze con sensori, un cancello automatico, 38 fari. E poi disinfestazione da mosche e zanzare, inoltre cinque caldaie a gas da tenere in ordine oltre alla piscina da mantenere in perfetto stato di utilizzo nel periodo estivo”. Lavori “straordinari” che, come provato dalle fatture portate in tribunale, venivano in realtà svolti da altre ditte di giardinieri, elettricisti e artigiani e non dai custodi. Per questo motivo, il Tribunale ha emesso una sentenza del tutto favorevole a Rossi: secondo il il giudice del lavoro di Pesaro, Valentino non avrebbe in alcun modo sfruttato il lavoro dei custodi, trattandoli sempre secondo le regole. Al contrario, la coppia è stata condannata al pagamento delle spese legali per 11.000 euro. 
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