Dal 1 luglio su  400.000 km di strade secondarie francesi a doppio senso di marcia, il limite di velocità scenderà da  90 a 80 km/h. L’annuncio arriva dallo stesso primo ministro  Édouard Philippe, l’obbiettivo è quello di ridurre i morti sulle strade. Per molti, tuttavia, si tratterebbe dell’ennesima trovata utile solo a riempire le casse statali con multe e contravvenzioni. Va tuttavia sottolineato che su quelle stesse strade nel 2016 i morti sono stati 1.911, cioè  il 55% del totale: stando a quanto stimato dal  Conseil Interministériel de la Sécurité Routière (CISR), la riduzione del limite, seppur minima, permetterebbe di salvare 300 o anche 400 vite l’anno. Si tratta pertanto di un esperimento utile a capire se, riducendo la velocità su queste strade, la mortalità potrebbe calare. Le critiche non sono mancate e anzi sono arrivate a pioggia: schierata in prima linea è l’associazione “40 milioni d’automobilistes” che, attraverso un sondaggio, ha già raccolto 600.000 firme contro il progetto, considerato “completamente inefficace contro la mortalità stradale”. Nonostante l’eccessiva velocità sia uno dei principali fattori nella mortalità stradale, ce ne sono infatti tanti altri, dalla guida in stato d’ebrezza a quella “distratta”, problema quest’ultimo che non ha certo “risparmiato” i cugini d’oltralpe. Ben accetta o fortemente criticata, la decisione rimane comunque irrevocabile: disposto a pagare il prezzo di una riforma decisamente impopolare, il primo ministro Philippe ha assicurato che “l’esperimento” si farà.
Intanto da noi, con i limiti che in autostrada rimangono di 130 km/h, s’attende l’arrivo dei nuovi tutor a luglio che, secondo quando dichiarato promettono di essere più veloci ed efficienti (anche nel macinare multe).