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MotoGP Starting Grid: in Texas è Marquez la stella solitaria

Il campione del mondo ha vinto 6 volte su 6 ad Austin e ha sempre conquistato anche la pole position. La lotta per il podio si preannuncia molto più incerta, con le Yamaha, Dovizioso, Rins e Crutchlow pronti a darsi battaglia. Attenzione all'asfalto: le gobbe sono state spianate, ma l'anno scorso i piloti si lamentarono del lavoro svolto
Terzo gran premio 2019 per il motomondiale e terzo appuntamento stagionale con MotoGP Starting Grid, che ci porta a conoscere gli aspetti salienti del weekend di gara alle porte con il nostro Guido Sassi.

La novità
L'anno scorso gli organizzatori del GP delle Americhe avevano “spianato” le gobbe dell'asfalto sul circuito di Austin, con l'obiettivo di ridurre le ondulazioni e rendere più liscia la superficie. Il problema si presenta sulle piste dove corrono anche le Formula1 come ad Austin: il downforce generato dalle vetture trasforma le ruote delle vetture in altrettanti “mattarelli” che accumulano l'asfalto all'ingresso curva, dove lo stesso si arriccia in gobbe e successivi avvallamenti. La soluzione 2018 non ha funzionato gran che bene - a giudicare dal giudizio dei piloti-, ma pare che quest'anno gli organizzatori del COTA abbiano optato per qualcosa di molto simile. Una mezza novità insomma. D'altronde l'alternativa non sarebbe semplicemente riasfaltare la pista: bisognerebbe prima togliere la superficie presente e poi stendere nuovamente il bitume. Si tratterebbe di un costo esorbitante, a maggior ragione lungo un tracciato di ben 5,5 km. Per cui ci si arrangia come possibile, sperando che anche quest'anno la pezza non sia peggiore del buco...

Che numeri
6 successi e altrettante pole position, record del circuito e giro veloce: Marc Marquez ha sempre vinto ad Austin e lo ha fatto senza quasi mai faticare. Merito di una pista che si adatta bene alla Honda (altri tre podi con Pedrosa e record di velocità con Crutchlow), ma soprattutto dello straordinario feeling del pilota spagnolo con il COTA. Sui circuiti dove si gira in senso antiorario Marquez non ha rivali e così è pure ad Austin non c’è mai stata davvero storia. Magic Marc arriva in Texas da vera e propria stella solitaria, comandando la classifica mondiale dopo sole due gare come non gli capitava dal 2016 e con un bottino di 45 punti: il suo risultato migliore escluso il 2014, l’anno dei 10 successi in fila.

La sfida
Se il successo sembra prenotato, la lotta per il podio è quanto mai aperta: Ducati, Yamaha e l’anno scorso anche Suzuki si sono divise i rimanenti gradini sul palco delle premiazioni. La casa di Iwata negli anni è andata a bersaglio con Lorenzo, Rossi e Vinales. Ducati ha fatto bene fino al 2015 ma poi ha incontrato un misto di sfortuna e condizioni non ottimali per la propria Desmosedici: nel 2016 Dovizioso fu centrato da Pedrosa, nel 2017 e l'anno scorso il romagnolo invece non è riuscito a fare meglio di quinto e sesto. Iannone invece proprio nel 2018 è arrivato terzo con la Suzuki, che si affida a Rins per replicare. Lo spagnolo è l’unico pilota che ha vinto in Texas in entrambe le classi minori, oltre a essere il solo ad avere concluso tutte le ultime sei gare in top five. Il pilota di Brivio e Cruchtlow potrebbero essere i due sfidanti per il secondo gradino del podio, con Yamaha e Ducati pronte a inserirsi.

Questa è storia
Storia recente, eppure storia: il 21 aprile 2013 Marc Marquez conquistò il primo di 45 successi in MotoGP. Il Cabroncito non partì benissimo, Pedrosa e Lorenzo vanificarono la sua pole. Eppure il giovane 93 non tradì le aspettative, recuperò e trionfò al suo secondo gran premio in classe regina. Da allora Marquez è diventato il pilota più giovane a vincere in top class, ad appena 20 anni e 63 giorni. Magic Marc ha soffiato il primato niente meno che a “Fast” Freddie Spencer. A fine stagione 2013 Marquez inoltre si laureò campione del mondo, altro primato da baby fenomeno. Una doppia vittoria per la Honda: la Casa Alata era riuscita a fare modificare il regolamento per permettere a Marc di salire su una moto ufficiale al suo primo anno in classe regina, in sostituzione di Casey Stoner. Al tempo le norme infatti imponevano un anno da rookie in un team satellite, ma grazie alla concessione ottenuta i vertici Hrc si portarono a casa subito l'iride con Marquez.

Hot spot
Curva 12: arriva dopo un rettilineo di 1200 metri, dove i piloti toccano velocità intorno ai 345 chilometri orari. Per entrare a 70km/h dentro la stretta curva a sinistra che inaugura a seconda sezione di misto, le moto sono sottoposte alla frenata più violenta dell'intero tracciato. L'occasione per sorpassare è allettante: l'anno scorso Zarco, Dovizioso e Crutchlow diedero vita a un bel duello. Ma è altrettanto facile sbagliare e andare lunghi, compromettendo anche la percorrenza della successiva 13.

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