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Targhe per i monopattini: pubblicato il Decreto, ma l’obbligo è ancora lontano

Il Decreto che introduce il contrassegno identificativo per i monopattini elettrici (la targa) è arrivato, ma la strada ancora lunga: la piattaforma per fare richiesta non esiste e, prima, servirà un ulteriore decreto

Targa per monopattini elettrici

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato il Decreto che introduce il contrassegno identificativo per i monopattini elettrici. Diffuso il 13 novembre, il testo stabilisce che i proprietari dei veicoli “a propulsione prevalentemente elettrica” dovranno richiedere un adesivo identificativo plastificato e non rimovibile realizzato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Una targa vera e propria.  Il provvedimento definisce anche le modalità di produzione, emissione e vendita del contrassegno, il cui costo sarà poi riversato nel bilancio dello Stato per coprire le spese di fabbricazione.

Dove si ritira il contrassegno e quanto costerà davvero

Una volta disponibile (perché, come vedremo, prima bisogna fare richiesta, e l’apposita piattaforma è ancora ben lontana dall’esistere), il contrassegno potrà essere ritirato presso gli uffici della Motorizzazione Civile oppure negli studi di consulenza automobilistica (in quest’ultimo caso è verosimile prevedere un costo di servizio aggiuntivo). 
Sarà personale e non trasferibile: in caso di vendita del monopattino, l’adesivo - essendo inamovibile - dovrà essere distrutto.
Capitolo costi: il Decreto del 6 ottobre chiarisce il prezzo ufficiale: 8,66 euro per ogni contrassegno,  di cui 5,03  per i costi di produzione, 1,11 di di IVA al 22% e 2,52 di maggiorazione). Secondo Assosharing, però, il costo reale potrebbe essere più alto. Il vicepresidente Andrea Giaretta segnala che, considerando bollo e altre voci, la spesa effettiva per gli utenti dei servizi di sharing arriverebbe tra 20 e 35 euro. Una misura giudicata onerosa, soprattutto perché, fa notare Giaretta “la targa è un obbligo in più, i mezzi del sharing sono già assicurati e tracciati tramite GPS. Più che altro i tempi per noi sono stretti. Avevamo chiesto di avere più tempo, non ci è stato concesso”. 

Piattaforma non ancora pronta: servirà un altro decreto

Il meccanismo però è tutt’altro che operativo. Prima che i cittadini possano inoltrare la richiesta servirà l’attivazione di una piattaforma telematica dedicata, che ancora non esiste.  Inoltre, per metterla a regime sarà necessario un ulteriore decreto, da emanare entro 90 giorni. Solo dopo la pubblicazione di questo secondo atto inizierà il “conto alla rovescia” con l’obbligo vero e proprio che dovrebbe scattare 60 giorni più tardi. Un iter lunghissimo, cominciato già con la discussione sul nuovo Codice della Strada del 2023 e la cui fine ancora non si intravede. 

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