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SBK 2014, intervista esclusiva a Romano Albesiano: “Voglio portare Aprilia al traguardo più alto”

SBK news – Aprilia è attualmente al secondo posto della classifica costruttori ed è messa bene anche in quella dei piloti con Sylvain Guintoli secondo e Marco Melandri quinto. Abbiamo fatto due chiacchiere con il team manager Romano Albesiano, ecco cosa ci ha raccontato dell'impegno della casa di Noale in SBK e in MotoGP
Aprilia tra SBK e MotoGP
Dall'anno scorso sono cambiate molte cose all'interno del team Aprilia Racing: il team manager e uno dei due piloti. Marco Melandri ha preso il posto di Eugene Laverty, così come Romano Albesiano è subentrato a Gigi Dall'Igna. Nonostante questo, l'Aprilia è al secondo posto nella classifica dei costruttori e il campionato è più aperto che mai. Abbiamo potuto parlare con Romano Albesiano, un torinese con la passione dei motori, che ci ha svelato i progetti Aprilia, in SBK e in MotoGP e ci ha raccontato tante altre cose...

Ti aspettavi questa promozione dopo le dimissioni di Gigi Dall'Igna?
Ho saputo delle dimissioni di Gigi Dall'Igna quando mi hanno proposto il posto. Sono rimasto abbastanza sorpreso perché era tanto tempo che non mi occupavo di corse, si vede che l'azienda mi valutava idoneo, abile e arruolato.

La tua storia professionale è impressionante hai messo le mani nello sviluppo della Cagiva 500, poi della RSV4 e ora sei team manager Aprilia, dove vuoi arrivare?
Non te lo dico (ride). Sono andato via dalla Cagiva nel 1994 quando ha smesso di fare la 500, ho fatto per tre anni un altro mestiere, l'aerodinamico per macchine da corsa. Poi Castiglioni, il patron Cagiva, mi ha richiamato e sono rimasto lì fino al 2005, nel frattempo avevo conosciuto Leo Mercanti, attuale responsabile marketing di prodotto Piaggio, che mi ha contattato nel 2002 e da lì sono entrato prima in Piaggio e poi in Aprilia. Adesso vorrei arrivare a fare bene quest'anno, innanzitutto, poi abbiamo avviato un progetto MotoGP molto ambizioso e bello con un approccio al top. Portare l'Aprilia Racing al traguardo più alto.

Come riesci ad accontentare sia Guintoli che Melandri, hanno due stili di guida molto diversi...
Facendo due moto diverse (ride). Sono obiettivamente molto differenti. Quando Marco è partito gli è stato proposto un setting di base e nel tempo si è differenziato tanto dalla configurazione standard degli ultimi tempi di Aprilia. Ci sono differenze in termini di geometria, a Marco piace una moto più caricata davanti e più lunga dietro e inoltre gli piace far scivolare il posteriore in un certo modo e quindi cerca di mettere meno peso dietro, questo ha implicazioni sul freno motore e sul traction che è stato radicalmente evoluto da quando c'è lui. Ci ha costretto a cambiare tante cose, ma secondo me ci ha anche spinto a un certo tipo di evoluzione della moto che è positiva.

Hai lavorato anche con John Kocinski, come ti sei trovato con lui come collaudatore?
Allora il livello di complessità della messa a punto era nettamente inferiore, non c'era tutta la gestione del controllo motore. Allora c'era il meccanico esperto che ti faceva la carburazione e guardava che non facesse scherzi quando aprivi il gas. Oggi confrontare il contributo del collaudatore di un pilota moderno, con quello di un pilota di vent'anni fa è molto difficile. Il pilota, per essere un bravo collaudatarore, deve avere anche un bagaglio know-how tecnico molto diverso. Marco è un pilota esperto, che ha visto tante moto di generazioni moderne e ha costruito questo bagaglio di esperienza e ci aiuta.

Come riesci a conciliare i tuoi tre lavori in Aprilia Superbike, MotoGP e nel Gruppo Piaggio?
Col giusto livello di delega. Sul fronte Piaggio avevo ormai una squadra molto consolidata e che obiettivamente ha bisogno di pochi input per funzionare in maniera adeguata. Sul fronte racing faccio un po' più di fatica perché ho dovuto imparare tante cose, conoscere la gente e le strutture, conoscere come si erano evolute le corse negli ultimi anni, direttamente all'interno di un campionato complesso con un pilota molto bravo, ma anche delicato. È stato un periodo non facilissimo, mi sono concentrato al 75% sul racing. Si prospetterà un periodo più improntato sulle corse e in qualche modo coinvolto ancora sulla produzione, ma con meno responsabilità perché non è sostenibile.

Passando alla MotoGP, qual è il vostro progetto Open attuale?
L'anno scorso ci siamo posti la domanda se continuare questo tipo di attività o meno, perché non era centrale. Questa attività Open ci consente di rimanere nell'ambiente, continuare a fare esperienza e abbiamo l'opportunità di conoscere il software della Magneti Marelli. Quest'anno è andata molto male fino ad adesso, per una serie di problemi di adattamento all'utilizzo del software, per una serie di vicissitudini che nel mondo delle corse accadono. Generalmente siamo andati più piano dell'anno scorso, l'anno scorso c'era anche un signor pilota, senza nulla togliere a quello attuale. Speriamo di fare una seconda parte di stagione dignitosa con Danilo Petrucci in forma, magari avvicinarsi a qualche Honda Open, giocarsela verso il centro dello schieramento.

Nel 2015 pensate di rimanere in Open?
Ne stiamo parlando, potrebbe essere interessante rimanere, ma con un progetto un po' più importante. Sempre un progetto ponte per gettare basi resistenti. La base tecnica della moto sarebbe sempre la stessa, ma fortemente evoluta dal punto di vista del motore. Questa è l'idea, se riusciremo a metterla in atto non si sa, non è fondamentale perché fondamentale adesso è progettare, costruire bene e sviluppare nel corso del 2015 la MotoGP.

Avete già pensato al pilota?
Sì, Casey Stoner (ride). Non sappiamo ancora. Sicuramente non si può andare in MotoGP con un pilota mediocre, bisogna iniziare subito con degli ottimi piloti, ma non credo neanche che sia giusto da subito presentarsi con la star. Così rischi di sprecare l'investimento, ma questa è la mia opinione, poi ne dovremo parlare con il presidente e con gli sponsor che giocheranno un ruolo fondamentale. In linea del tutto generale, secondo me dovremo fare un primo anno con due piloti bravi, magari uno con esperienza MotoGP e un altro invece giovane e promettente da far crescere, per far consolidare la cosa e poi si vedrà.

Sei piemontese, come ci sei arrivato al mondo dei motori?
Ho studiato ingegneria aeronautica all'università di Torino, però ero appassionatissimo di moto e ho fatto motocross con scarsissimi risultati. Ho fatto anche la tesi sulla dinamica della moto, per cui ero carichissimo. Poi ho avuto un'opportunità grazie al mio amico Andrea Goggi, attualmente in Ducati come responsabile del veicolo, lui era appena entrato in Cagiva, mi hanno detto che cercavano qualcuno e mi sono fiondato lì. Dopo un anno che lavoravo Castiglioni mi ha dato la responsabilità della ciclistica della 500 della GP, erano proprio altri tempi.
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