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Promossi&Bocciati: Marquez l'annientatore, Vinales l'incompiuta, Quartararo la speranza. Che MotoGP sarà?

Marc vince la 12esima gara stagionale e getta un po' di frustrazione nell'animo di Fabio. Vinales termina una stagione luci e ombre, Ducati perde anche il secondo posto in campionato. Bisogna guardare avanti, ma partendo da basi diverse
Con un finale di stagione così, riesce difficile pensare a cosa potrà fare Marquez nel 2020 per essere ancora più dominante. Provare a vincere tutte le gare? Riempire il box Hrc di familiari e salire sul podio ogni domenica con suo fratello? Ogni ipotesi appare alla portata. Nel frattempo ecco l'ultimo appuntamento dell'anno con Promossi&Bocciati e il nostro Guido Sassi.

Chi piange, chi ride
Sarà davvero difficile togliergli quel sorriso da Joker che sfoggia di continuo: Marc Marquez ha vinto la 12esima gara stagionale, privando Fabio Quartararo ancora una volta del suo primo successo in MotoGP. Gli sgarbi firmati MM93 di Misano, Buriram e Motegi si concretizzano anche a Valencia: all'ultima possibilità di un 2019 da rookie, El Diablo manca così di nuovo l'appuntamento con la vittoria e viene ridimensionato al ruolo di simpatico diavoletto piuttosto che pericoloso avversario per la lotta al titolo. Intendiamoci, il primo anno nella classe regina di Fabio va comunque benissimo: 7 podi con 5 secondi posti, 6 pole position, quinta posizione nel mondiale ad appena 19 punti da Vinales. Eppure Marquez è riuscito a spuntare anche l'ultima arma partorita dalla MotoGP per contrastarlo, a rimettere le cose a posto ancora prima che il problema potesse diventare davvero tale. Cosa più importante, l'otto volte campione del mondo ha gettato il germe della frustrazione anche nel terreno fino a oggi vergine del giovane francese. In tema di soddisfazioni di contorno ma non troppo, Marquez ha portato a casa anche il titolo team, battendo la Ducati pure nel mondiale meno importante. Marc ha poi stabilito pure un nuovo record di punti e ribadito che lui alla Honda basta e avanza. Finale designato? Il fratello Alex siederà l'anno prossimo nell'altra metà del box Repsol, o al massimo pochi metri più in là nel team di Cecchinello. Marquez si prende tutto e demolisce tutti. Sarebbe inutile dilungarsi sulla carriera interrotta di Lorenzo che segue di solo un anno Pedrosa sulla strada del ritiro. La verità è che la fame di Marc non ha fine e nel 2020 ci sarà da temere un nuovo upgrade del suo potentissimo software di pilota.

Oscar del sorpasso
Troppo facile, eppure vero. Come detto sopra, Marc ha chiuso il conto dei duelli con Quartararo mettendo insieme un cappotto in suo favore e a Valencia ha scelto la toccata e fuga come piano del giorno. Magic Marc si è sbarazzato prima delle Ducati di Dovizioso e Miller con una facilità disarmante, poi si è messo alla caccia di Fabio che ha raggiunto a suon di giri in 1'31” basso, un ritmo che nessuno a parte lui poteva produrre. Il sorpasso sul francese è arrivato dopo 7 passaggi di rincorsa. Marquez è entrato alla curva 11 con il consueto mix di decisione e cattiveria: Quartararo ha provato a resistere ma è stato portato all'esterno e a un certo punto ha dovuto alleggerire il gas. Marquez è stato deciso e letale come sempre.

Data check
Dopo le libere Quartararo aveva ammesso: “Per essere veloce come Vinales devo studiare i suoi dati”. A giudicare dalla gara fatta Fabio ha imparato bene la lezione: Maverick ha fatto metà gara sull'1'32”, El Diablo tutti i passaggi tranne tre in 1'31” e mezzo circa. Il Vinales di Valencia non era la versione “prime posizioni” di Phillip Island e Sepang, ma quella di rincalzo delle giornate così così. Alla fine Maverick ha chiuso una stagione tutta luci e ombre, con due vittorie che hanno salvato la Yamaha e garantito il terzo posto in campionato allo spagnolo. La casa di Iwata ha anche sorpassato in extremis la Ducati nella classifica costruttori: sono solo 3 i punti di differenza in favore dei giap ed è una statistica dal peso relativo per questa stagione, ma significativa nel suo valore simbolico e in prospettiva futura. Il dato certifica da una parte il travaglio che il team di Dall'Igna ha vissuto gara dopo gara e dall'altra i progressi che gli uomini di Jarvis hanno compiuto, anche grazie alla nuova rivalità interna tra team ufficiale e Petronas. In questo momento Yamaha ha la migliore squadra piloti sulla piazza, considerata nel suo insieme e l'unico rammarico è quello di avere tante qualità distribuite – o sparpagliate- su moto diverse: l'acuto vincente di Vinales, la velocità di Quartararo, l'esperienza di Valentino, la costanza di Morbidelli. Honda ha tutto in un solo pilota e in fondo la differenza è tutta lì.

Meditate gente
Spinta dal talento immenso di Marquez – che ha alzato il livello della competizione vertiginosamente-, la MotoGP sta davvero vivendo un cambio generazionale o piuttosto il passaggio da un'epoca all'altra. Se Stoner aveva lasciato anzitempo la classe regina a fine 2012 (anagraficamente avrebbe potuto continuare fino a oggi), l'anno scorso Pedrosa ha detto basta e in questo 2019 è toccato a Lorenzo fermarsi. Ovviamente tutto il paddock si chiede quando sarà la volta di Rossi, ma non saranno un anno o due a fare la differenza. La verità è che la top class ha cambiato pelle: lo stile di guida si è evoluto verso pieghe sempre più estreme, gestire le gomme e lavorare bene con l'elettronica sono requisiti fondamentali per avere successo. Sul podio sventola sempre di più la bandiera spagnola, con 16 successi su 19 nella stagione appena finita e i tornelli dei circuiti che si apprestano a registrare un nuovo record di piloti iberici in ingresso nel 2020. Il futuro della MotoGP di domani passa da una maggiore internazionalizzazione che Ezpeleta da un lato spinge ma che poi Dorna non porta davvero a compimento. Gare, test, sponsor, mundialiti e categorie propedeutiche girano intorno alla Spagna come non mai e se davvero si vuole raggiungere l'obiettivo di diventare globali bisognerà intraprendere azioni più decise.

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