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Patente: bravi da candidati, molto meno da patentati

Le province italiane con il minor numero di bocciati all’esame pratico sono anche quelle in cui si registrano il maggior numero di sinistri. Un “paradosso” di cui sono responsabili più cause, dalla soggettività dell’esaminatore all’atteggiamento dei guidatori che, una volta patentati, diventano “campioni di distrazione”. Ma c'è anche la pista della criminalità organizzata
Esame patente
Bravi all’esame, meno al volante. Paradossalmente, le province italiane con più promossi all’esame pratico di guida, sono anche quelle con la maggior incidenza di sinistri, con almeno un ferito in più rispetto alla media del Paese.
I numeri emergono incrociando i dati del rapporto della Direzione generale per la Motorizzazione con quelli pubblicati dall’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici. Il risultato lascia poco spazio alle interpretazioni: a Messina, per esempio, solo l’1,03 per cento dei candidati è stato bocciato alla prova pratica contro il 12,4% della media nazionale. Gli incidenti con almeno un ferito segnano però 8,4 punti percentuale in più rispetto alla media italiana (24% contro 15,6%). Il discorso è valido anche per le altre quattro province che seguono in “classifica”: a Foggia i bocciati sono l’1,06% ma la percentuale degli incidenti è del 26,9% (quarta peggiore provincia d’Italia); a Lecce all’1,06% si contrappone il 24,8%, a Potenza all’1,45% il 16,5% e ad  Enna all’1,9% si contrappone un 18,1%. “Abbiamo per primi sottolineato questo paradosso -  spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps - e questi dati devono far riflettere: dove avvengono più incidenti con feriti ci dovrebbero essere i guidatori meno capaci e non viceversa”. Verrebbe da pensare che, forse, alcuni esaminatori sono di manica molto più larga rispetto ad altri, ma è vero solo in parte: “È da dire - ha infatti aggiunto Biserni - che spesso i candidati sono impeccabili all’esame e, intascata la patente, diventano campioni di distrazione: chattano, telefonano al volante, non usano le frecce. Si adeguano al basso senso di educazione civica che regna sulle strade”. Una cosa, in ogni caso, non esclude l’altra e, certamente, la soggettività dell’esaminatore pesa molto sui risultati. Ma c’è dell’altro: “Varie inchieste della magistratura a cui abbiamo collaborato - ha detto Luigi Altamura, responsabile delle polizie locali dell’Anci e comandante dei Vigili di Verona - hanno svelato l’esistenza di bande criminali che sostituivano i candidati o con documenti falsi o inviando dei sosia. Bisogna alzare l’asticella perché un patentato impreparato sulla strada è un rischio per tutti”.

A tirare le fila del discorso ci ha pensato Emilio Patella, segretario dell’Unione nazionale autoscuole (Unasca), ben consapevole del “paradosso” emerso dalle statistiche di cui sopra: “Sono vere un po’ tutte le problematiche  ha detto Patella -  e il ministero dei Trasporti deve lavorare per uniformare l’esame ovunque e puntare su una formazione continua degli esaminatori. Anche la “scatola nera” va in questo senso. Abbiamo proposto al Mit, di fare una parte di guida senza esaminatore e istruttore a bordo: simulerebbe di più la condizione reale di guida. Certo, la strada è ancora lunga”.

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