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Palermo, indagati agenti della municipale: facevano pagare ad altri le multe degli amici

Toglievano le multe agli amici facendole pagare -dietro minaccia di sanzioni più gravi - ai giovani fermati per guida senza casco o revisione scaduta. Il sistema studiato ad hoc è stato scoperto a seguito della denuncia di una delle vittime: un commissario e tre agenti della polizia municipale di Palermo dovranno rispondere di falso e abuso d’ufficio
"Ti tolgo la multa..."
Finiti nel mirino del commissariato di Oreto a seguito della denuncia fatta da una delle vittime, un commissario e tre agenti della polizia municipale di Palermo dovranno rispondere a vario titolo di falso e abuso di ufficio. I quattro “scaricavano” sui ragazzini fermati in motorino senza casco o con la revisione scaduta le multe prese dagli amici o dai parenti: "C'era un sistema per non pagare le multe creato ad arte dai quattro indagati - hanno spiegato dal comando di via Dogali che ha collaborato alle indagini del commissariato Oreto - In molti sapevano che D’Antoni - il commissario -  era in grado di far sparire le contravvenzioni. Consegnavano al commissario le multe che poi venivano pagate dai ragazzini terrorizzati dai controlli stradali”. E così, alla già lunga lista, si aggiunge una nuova vicenda giudiziaria che colpisce in pieno il corpo della municipale di Palermo: il pm Daniele Paci aveva infatti già chiesto lo scorso ottobre il rinvio a giudizio per Francesco D’Antoni, Rosalia D'Alessandro, Laura Petrolà e Manuela Rita Bannò e l'udienza preliminare - avvenuta qualche giorno fa -  presieduta dal gup Giangaspare Camerini ha accolto la costituzione parte civile del Comune, riservandosi di decidere nella prossima udienza sul rinvio a giudizio dei quattro indagati.
Da agosto a novembre 2011, gli episodi contestati sono 5 e le modalità sempre le stesse: "Sceglievano con cura le vittime a cui far pagare le contravvenzioni prese dai loro amici, tutti giovani che pur di non vedersi sequestrare il mezzo accettavano di pagare la piccola sanzione", hanno spiegato dalla procura. La tecnica era semplice: D’Antoni si fingeva magnanimo nei confronti del giovane fermato - cha aveva però totalizzato un certo numero di sanzioni ben più gravose - concedendo lui la possibilità di pagare una multa “ridotta” che altro non era se non quella che il commissario stesso aveva promesso all’amico o al familiare  di far sparire. “Per questa volta ti faccio pagare solo 39 euro” diceva, pretendendo che il bollettino consegnato venisse pagato immediatamente, tenendo come ostaggio i documenti o l’altro passeggero dello scooter. Inoltre, per far si che nei registri bollettini e verbali corrispondessero, gli indagati annullavano le vere multe e le riscrivevano inserendo i nomi dei ragazzi che materialmente le avevano pagate. 

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