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Paesi bassi, stop ai furbetti dei "contakm"

In Olanda è stata introdotta anche sulle moto la prassi di registrare i dati dei contakm e di inviarli a un database centralizzato. Una scelta che dovrebbe azzerare le "manipolazioni" degli strumenti per poter rivendere moto a un prezzo più alto del loro reale valore
Un modello esportabile?
Una delle pratiche più fraudolente nella compravendita di mezzi usati è dichiarare un chilometraggio inferiore del reale intervenendo sul contakm, "tirando indietro" il numero reale di chilometri percorsi dal mezzo. Una pratica "vecchia" come il mondo che, almeno in Olanda è stata combattuta con misure drastiche, come l'obbbligo di registrare il dato dei chilometri percorsi a ogni intervallo di manutenzione e inviarlo a una banca dati, in modo da averlo sempre aggiornato e soprattutto consultabile. 
Inizialmente, questa prassi  valeva solo per le auto, ma dal 1 luglio 2021 si applicherà anche alle motociclette. I dati del resto sono impietosi: nei soli Paesi Bassi si pagano ben 110 milioni di euro "di troppo" per i veicoli usati i cui tachimetri sono stati manomessi. 
Il sistema previsto è su base volontaria, nessuno è obbligato a inserire il chilometraggio del proprio veicolo nel database. Tuttavia, una documentazione precisa del chilometraggio è un parametro interessante per il commercio dell'usato, simile a un libretto degli assegni. In Italia esiste qualcosa di simile, infatti dal 2018 in sede di revisione viene registrato anche il chilometraggio dei veicoli, che poi si può consultare registradosi sul portaledellautomobilista.it. Un sistema meno "preciso" di quello olandese,visto che i controlli delle revisioni avvengono ogni due anni (il primo ogni quattro).

 

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