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MotoGP Starting Grid: chi sarà l'anti-Marquez del futuro?

Dovizioso è l'usato sicuro, Quartararo il nuovo che avanza insieme al plotone Yamaha. Rins e la Suzuki sono la variabile impazzita del campionato: nel finale di stagione ci si gioca un secondo posto con vista 2020. Motegi è la pista perfetta per iniziare la sfida: il circuito che consegnò a Rossi l'ottavo titolo iridato nel 2008 porta con sè storie di duelli epici tra grandi campioni. Intanto Zarco trova un accordo con Honda per disputare le ultime tre gare al posto di Nakagami: Lorenzo in forse per l'anno venturo?
Marc Marquez ha appena messo il titolo 2019 della classe regina in cassaforte, ma il 2020 è già cominciato con le ultime quattro gare della stagione. Guido Sassi ci accompagna sul MotoGP Starting Grid per questo campionato in miniatura che ci porterà fino alla pausa invernale, incominciando dal prossimo gp del Giappone.

La novità
Johann Zarco correrà quasi sicuramente le ultime tre gare con la Honda di Lucio Cecchinello (Australia, Malesia, Valencia), sostituendo Taakaki Nakagami, costretto a operarsi alla spalla. Il francese, in predicato di diventare il prossimo tester ufficiale Yamaha per il 2020, trova così un modo per finire la tribolata stagione iniziata in Ktm. Alla casa dei tre diapason non disturba il temporaneo ingaggio, anzi. Zarco potrebbe portare a Iwata qualche informazione, o più semplicemente qualche sensazione preziosa da trasferire ai tecnici. Nel recente passato nessun pilota è passato dalla Honda alla Yamaha e questa novità sarà ben vista dagli ingegneri che lavorano sulla M1. Ma Johann sulla Rc213V sarà anche uno stimolo per Lorenzo e un termine di confronto per Puig, che forse si chiarirà le idee su quanto possa valere la sua moto al netto di Marquez. Se Lorenzo dovesse infine decidere di non continuare nel 2020 con Honda, Zarco potrebbe diventare un sostituto all'altezza del compito. Ovviamente questo farebbe meno piacere a Yamaha. Il motivo per cui il francese non ha ancora messo nero su bianco il proprio impegno con il test team pare però proprio risiedere in una possibilità di vestire i colori del team Repsol l'anno venturo. Possibili evoluzioni nei prossimi giorni.

Che numeri
Per la sesta volta in top class, l'ottava nel totale dei campionati, Marquez ha messo in riga i colleghi del paddock, mostrando a tratti una superiorità imbarazzante. Resta da giocarsi il ruolo di sfidante designato, o di sparring partner per i futuri duelli con il 93. Dovizioso è il grande favorito, se non altro per la classifica. Il forlivese ha già concluso al secondo posto il 2017 e il 2018. Il primo anno si giocò il titolo fino all'ultima gara, l'anno scorso si arrese a tre gran premi dal termine. Due anni fa vinse ben 6 gare, mentre nell'ultimo campionato ne portò a casa 4. Quest'anno Andrea è fermo a 2, e quando mancano ancora quattro gran premi i giochi iridati sono già chiusi. Il tutto per dire che in Ducati si è perso un po' di mordente, ma più che a Borgo Panigale è nella metà del box di DesmoDovi che l'atmosfera non è eccellente. Nel 2018 infatti forse si è vista la Desmosedici migliore di questi anni, ma Andrea è stato sfortunato, così come in questa stagione. Senza il doppio ko di Barcellona e Silverstone, quando Lorenzo e Quartararo lo hanno steso, Dovi sarebbe ancora in gioco per il titolo, almeno per la matematica. Il nostro pilota però lamenta soprattutto una perdita di competitività con gli avversari che seguono, Yamaha in testa.
52 punti di vantaggio su Vinales sono un bel gruzzolo per Dovizioso, che però non può abbassare la guardia ora che le Yamaha – e sono 4- hanno ripreso a spingere forte. Andrea lo dice da tempo e in ben 6 arrivi al traguardo in questa stagione il podio è rimasto un miraggio. La concorrenza è agguerrita, soprattutto in chiave 2020. Inoltre non ci sono da combattere solo le Yamaha con team factory e Petronas, ma pure la Suzuki è un bel grattacapo a gare alterne. Maverick dal canto suo ha già un podio in più dell'anno scorso, anche se la concorrenza di Quartararo inizia a farsi sentire. Nella seconda parte di stagione il francese solo in due occasioni è rimasto dietro allo spagnolo e se Dovizioso è lontano 72 punti, Vinales invece è a 24 lunghezze, sufficientemente a portata.
Come detto però la concorrenza per il ducatista non si limita alle M1: più che il compagno di squadra Petrucci, l'altro pericolo viene da Alex Rins, che tra tutti è l'inseguitore più vicino. 48 punti non sono un distacco insormontabile, ma il pilota di Brivio vive ancora di alti e bassi. Due vittorie in stagione sono tante, ma i podi in tutto sono tre, perché si aggiunge solo un altro secondo posto. Dove la Gsx-RR si comporta bene Alex è capace di giocarsi la vittoria, quando però il team inizia il weekend con il piede sbagliato non c'è verso di raddrizzarlo. Il Twin Ring è tradizionalmente pista abbastanza favorevole alla Suzuki, ma se Rins si vuole giocare il secondo posto nella generale deve assolutamente prendere quest'ultimo treno per riportarsi a tiro di Dovizioso.

La sfida
Pur essendo pista di proprietà Honda, il circuito di Motegi negli anni ha sorriso senza troppe distinzioni anche a Yamaha e Ducati. Marquez sarà della partita perché vuole vincere da solo anche il titolo costruttori e quello per i team, oltre che fare bella figura davanti al proprio board. Nell'altro angolo del Ring vale la pena puntare ancora su Dovizioso o su Quartararo. Per Yamaha in particolare un'altra gara come quella thailandese sarebbe la conferma della ritrovata competitività al top, mentre Ducati vive in questa stagione un'altalena di sensazioni: ritroveranno quelle pessime di Misano, quelle ottime di Aragon o il brodino insipido del Chang?

Questa è storia
Il 28 settembre 2008 Valentino Rossi a Motegi vinse il proprio ottavo titolo mondiale, il penultimo dei nove. Fu uno dei più sentiti, perché arrivato dopo il biennio di digiuno 2006-07, quando si arrese prima a se stesso consegnando il titolo ad Hayden e poi a Stoner, che sorprese tutti quanti con una stagione memorabile in Ducati. Valentino celebrò la vittoria a modo suo, con una maglietta su cui era stampata a chiare lettere la scritta “Scusate il ritardo”. Il Dottore dominò la seconda parte di stagione, con cinque vittorie consecutive. La prima del filotto la mise in bacheca a Laguna Seca, con il celebre sorpasso su Casey al Cavatappi. Anche a Motegi vinse la gara, dominando come oggi fa Marquez, anch'egli al trofeo numero otto del proprio palmares iridato.

Hot Spot
Il Twin Ring è una pista divertente e sorpassi se ne vedono un po' dappertutto: in questi ultimi due anni Marquez ha suonato Dovizioso alla 3 e ha ricevuto una risposta più che determinata sia alla 11 che all'ultima curva nel 2017, quando il forlivese lo sconfisse nel corpo a corpo. Ma una delle battaglie più belle del Twin Ring risale al 2010, tra Rossi e Lorenzo. Un Valentino ormai in procinto di passare in Ducati diede del filo da torcere al maiorchino, che doveva invece mettere in ghiaccio il primo mondiale in MotoGP. La coppia Yamaha era in bagarre per il terzo posto a due giri dal termine: Lorenzo attaccò Rossi alla curva 5, ma il Dottore rispose duramente prima sotto il tunnel, e nuovamente tra la 7 e la 8. La parte centrale della pista presenta una sezione di misto dove non è assolutamente semplice passare: serve una moto molto a posto e una buona dose di intraprendenza, ma il risultato in quell'occasione fu uno spettacolo da leccarsi i baffi.



 
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