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Moto3, 2017, intervista Di Giannantonio: “Fare bene al Mugello sarebbe 'tanta roba'!”

Moto3 news – Con due podi in cinque gare, Fabio Di Giannantonio è uno dei migliori rappresentanti italiani nella categoria minore del Motomondiale dove corre con il team Gresini. In occasione del GP del Mugello lo abbiamo intervistato, il 19enne ci ha raccontato i suoi obiettivi stagionali, com'è nata la sua passione per le moto e che è cresciuto con il mito di Troy Bayliss
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Tra i giovani talenti italiani nella classe minore che promettono davvero bene c'è anche Fabio Di Giannantonio, 19enne di origine romane che sta disputando quest'anno la sua seconda stagione in Moto3. Portacolori del team Gresini, in cinque gare è salito sul podio due volte e punta ad aumentare il suo bottino a partire dal Mugello, sede questo fine settimana del Gran Premio d'Italia. La nostra inviata Serena Zunino l'ha intervistato sulla pista “di casa” e le ha raccontato la sua storia, i suoi sogni che aveva da bambino e come si è avvicinato al mondo del motociclismo.

Siamo al sesto appuntamento del campionato, hai ottenuto due podi, sei soddisfatto?
Ni. Diciamo che da com'ero andato l'anno scorso in campionato e nei test, mi aspettavo qualcosa in più. Quest'inverno però mi sono fatto male, sono arrivato in Qatar un po' più in ritardo per l'assetto della moto, avendo saltato qualche test, e quindi abbiamo faticato un po' nelle prime due gare. L'inizio è stato un po' travagliato, ma con due podi in cinque gare sono abbastanza contento, considerando che l'anno scorso a quest'ora ero ancora a zero punti. Non è male.

L'anno scorso qui al Mugello avevi fatto una gara straordinaria: secondo posto e leader per qualche giro, cosa ti aspetti?
Siamo sulla mia pista preferita, è il Gran Premio d'Italia, tutti quanti ci aspettiamo di fare bene. Ci tengo particolarmente a fare bene, è stupendo girare qui. Speriamo di stare nei primi cinque, questo è l'obiettivo, se poi riusciamo a fare meglio sarebbe 'tanta roba'.

Qual è il tuo obiettivo stagionale?
Fare come l'anno scorso, ma un pochino meglio in tutte le gare sarebbe molto buono. L'anno scorso ero arrivato sesto, se arriverà qualcosa di meglio lo prendiamo.

Un pregio e un difetto della tua moto.
La moto quest'anno è perfetta. Rispetto all'anno scorso è migliorata molto in accelerazione, che era un'area dove prendevamo paga, e questo è quindi un passo in avanti che è stato fatto. Un difetto non c'è, abbiamo solo faticato a trovare il giusto assetto all'anteriore, ma siamo noi che dobbiamo trovare la strada giusta, non la moto che non va bene. Nei recenti test a Misano abbiamo capito tante cose riguardo proprio a questo, anche se siamo ancora un po' lontani nel risolvere completamente il problema.

Sei originario di Roma, come sei arrivato nel mondo delle corse?
Non lo so neanche io. Quando ero piccolo mio padre mi ha portato a girare con le minimoto e mi è piaciuto molto, abbiamo iniziato per gioco e abbiamo vinto qualcosa, poi sono arrivati i MiniGP, la PreGP e poi passando dal CIV siamo giunti al mondiale. È stato tutto un gioco, ma è andato bene.

Continui a vivere a Roma?
No, da un anno mi sono trasferito da solo a Misano. Mi alleno in palestra, con la bicicletta e con le moto. I componenti della mia squadra abitano tutti lì vicino e questo è molto bello, Fabrizio (Cecchini, ndr) il mio capotecnico è a 2 km da casa mia, molto spesso sto da lui e quando vado a girare andiamo insieme perché lui ha le mie moto. Ormai il mio team è diventato come una famiglia, c'è una bella atmosfera e siamo molto in sintonia, e questa è una marcia in più.

I tuoi genitori sono al di fuori del motociclismo?
Sì, avevano fino a due anni fa una ditta e vendevano il pesce all'ingrosso, poi la crisi ha colpito anche loro.

Pensando alla tua prima vittoria iridata dove potrebbe arrivare?
Qui al Mugello, sarebbe una 'figata', sulla mia pista preferita, con un pubblico atomico. Sarebbe una domenica perfetta, magari!

Quali altre piste ti piacciono?
Anche Assen, Brno è bella bella, come Aragon. Di Phillip Island mi sono innamorato perso, mi piace quanto il Mugello.

Con quale mito sei cresciuto?
Con quello di Troy Bayliss, quando ero piccolo seguivo più la Superbike e il mio sogno era arrivare lì con la Ducati numero 21. Poi sono arrivato nel mondo della MotoGP e non mi lamento assolutamente!

L'hai mai conosciuto?
Sì, è un grande. È una persona semplicissima, spende due parole tranquillamente con tutti, sembra che non gli rompi mai le scatole. Nel 2008 c'era stata la sua ultima gara a Portimao, ed ero andato a vederlo perché avevo vinto l'italiano in minimoto e mio padre mi ha fatto questo regalo. Sono entrato nel box, mi ha fatto salire sulla moto e dopo due mesi l'ho rivisto al MotoDays a Roma. Era lì che doveva fare un'intervista sul palco, io ero tra il pubblico che lo stavo aspettando, lui è passato e mi ha salutato “Ciao Fabio!” Tanta roba proprio.

Non a caso eri a Imola a vedere la Superbike. Ho visto che c'era una tua foto con Nicky Hayden in griglia di partenza, che ricordo hai di lui?
Lo conoscevo da un po', l'avevo incontrato la prima volta in clinica mobile. Era un grande! Era proprio americano, cappellino, musica, scambiava due parole con tutti. Mi è sempre piaciuto. Poi lo incontri e dopo succede quello che è successo. È proprio brutto.
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