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Morte Elena Aubry, sei indagati per omicidio stradale

Sono sei gli indagati per la morte di Elena Aubry, giovane motociclista deceduta due anni fa per una caduta causata dall'asfalto sconnesso di via Ostiense a Roma. Le indagini hanno evidenziato incuria e mancati controlli da parte di chi doveva occuparsene
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Sei indagati
Ci sono sei indagati da parte della Procura di Roma per la morte di Elena Aubry, la giovane motociclista deceduta due anni fa per una caduta causata dal fondo dissestato della via Ostiense. 
Secondo gli inquirenti la sua morte è da addebitare a chi doveva occuparsi della manutenzione della strada e non lo ha fatto. Per questo motivo sono finiti sul registro degli indagati due dirigenti del Simu, il dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione del Campidoglio, uno del municipio di Ostia che si occupa di manutenzione stradale, il responsabile della ditta che ha steso l'asfalto e i due delegati che dovevano controllare periodicamente che non vi fossero buche e che non l'hanno fatto. L'accusa è quella di omicidio stradale, fondamentale nell'inchiesta la ricostruzione in 3D che ha permesso di chiarire la dinamica dell'incidente rendendo evidente che non si è trattato di una causalità. L'analisi di quella parte di strada, circa 500 metri, infatti, ha portato alla luce numerosi avvallamenti e sconnessioni, che sono stati individuati come la causa della perdita di controllo che ha portato alla caduta di Elena. Esclusa dunque la possibilità della presenza di un pirata della strada, numerosi testimoni hanno poi affermato che Elena è caduta mentre stava guidando in maniera prudente e senza aver effettuato manovre azzardate.
Graziella Viviano, la mamma di Elena, ha commentato: "Spero che il processo imponga quanto dovrebbe essere ovvio: le strade vanno curate altrimenti si muore, purtroppo c'è voluta la morte di mia figlia per svelare quanta indifferenza c'è su questo tema nella pubblica amministrazione".

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