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Itinerari in moto, estate 2019: Veneto e Friuli Venezia Giulia

Abbiamo chiesto a un viaggiatore esperto, Daniele Donin, qualche bell'itinerario per scoprire la nostra Italia. Si tratta di tragitti percorribili in una giornata, oppure due, nel caso vogliate prendervela comoda, facili da chiudere e adatti a ogni tipo di pilota. Questa volta tocca al Veneto e al Friuli Venezia Giulia
Da Pordenone a Trieste, una lunga strada che dalle Alpi ci porta al Mare passando per strade meno battute, e per questo ricche di quel fascino che il nostro Paese ancora sa regalare.

TOTALE 400 Km - 8h
Dall’uscita di Sacile ci si dirige a Nord, verso Aviano da dove poi iniziamo la splendida salita al Piancavallo lungo una strada che fila sulle pendici delle Prealpi regalandoci un panorama mozzafiato su tutta la pianura veneta, fin quasi a scorgere Venezia.
Superiamo la celebre località sciistica proseguendo lungo la strada del Pian delle More addentrandoci nei fitti boschi di faggi che ci inebriano di profumi e colori del paesaggio montano. La strada scorre a tratti un po’ dissestata ma immersa in un mondo fiabesco, surreale e silenzioso. Qualche tornante e davanti a noi, un po’ nascosto dagli alberi, compare il bellissimo lago di Barcis, ci giriamo intorno e superato il ponte imbocchiamo a sinistra in direzione Cellino/Cimolais.
Dopo aver superato il piccolo passo di Sant’Osvaldo entriamo in quella valle dove mezzo secolo fa si è consumato uno dei drammi più atroci della nostra storia. Il torrente che scorre alla nostra sinistra è infatti il Vajont, il cui corso è stato sbarrato negli anni sessanta da quella diga che nessuno può dimenticare. Poco dopo incontriamo la cittadina di Erto che merita una passeggiata immersa nel silenzio dei viottoli e delle case in pietra. Pochi chilometri dopo alla nostra sinistra appare l’invaso della diga e a monte, la spaventosa frana che si è staccata dal Toc in quel maledetto 9 ottobre del 1963. Una breve sosta anche qui, alla chiesetta, è d’obbligo. Risaliti in moto superiamo le gallerie che corrono di fianco alla diga e scendiamo a Longarone da dove imbocchiamo la statale  51 bis fino a Lozzo di Cadore. Ora qui le alternative sono due o imboccare il celebre e bellissimo Passo della Mauria lungo la SS 52 o proseguire per pochi chilometri e imboccare la Provinciale 619. Entrambe ci portano ad Ampezzo, piccola cittadina delle Alpi Orientali, ma la Mauria è più veloce e diretta, l’altra è più meditativa e panoramica. Personalmente sceglierei la provinciale che attraversa Casera Razzo e Sauris, che oltre ad essere meno battuta è il luogo ideale per assaggiare il rinomato prosciutto crudo, vera delizia locale.

Superato il lago di Sauris e una serie di gallerie scavate direttamente nella roccia viva della montagna arriviamo ad Ampezzo e ci immettiamo nella statale 52 della Mauria verso Est in direzione Tolmezzo. Intorno a noi scorrono valli strette e montagne dai pendii scoscesi e ripidi, è la Carnia. Anche qui, c’è la possibilità di prendere una deviazione e a Villa Santina imboccare per Ovaro e affrontare la salita (rognosetta) dello Zoncolan. In certi tratti la pendenza è davvero esagerata , perciò attenzione! In entrambi i casi raggiungiamo Tolmezzo e proseguiamo fino alla cittadina di Carnia dove incrociamo la statale 13 che, in direzione Tarvisio, ci porta ancora verso Est.
Giunti a Chiusaforte usciamo dalla statale per imboccare la bellissima Provinciale 76 che risale le montagne lungo la bellissima Val Raccolana fin Sella Nevea, a ridosso dei piani del Montasio, un luogo davvero suggestivo, immerso in un verde selvaggio interrotto solamente da rocce sporgenti e pareti a picco. Piccole casere appaiono sugli alpeggi in quota, unici segni di presenza umana, il resto è natura.
Proseguendo lungo la Provinciale 76 incontriamo il lago del Predil, che ci appare come una macchia azzurra in mezzo al verde brillante dei boschi friulani. Poco dopo il lago giriamo a destra imboccando al Statale 54 che attraverso un piccolo valico ormai in disuso ci porta in Slovenija. Lungo la strada compaiono spesso resti di fortini e avamposti militari risalenti alla Grande Guerra del 1915-18, luoghi ormai abbandonati, testimoni di battaglie che hanno infuriato tra queste montagne.  E infatti, proseguendo ora verso Sud, lungo la 203, passiamo Plezzo, ora Bovec, e Kobarid (Caporetto), luoghi tristemente famosi per la disfatta del nostro Esercito, stremato da anni di sanguinosi e inutili assalti alle trincee dell’Isonzo. E da Caporetto iniziamo a scendere lungo la bellissima valle del fiume Isonzo (Soca), che ci regala un azzurro profondo come il cielo e delle curve emozionanti mentre attraversiamo le strette gole in ombra.

Attraversiamo la caratteristica Kanal e arriviamo alla tranquilla e storica città di Gorizia, dominata dal suo castello medievale. Siamo quasi alla fine di questa lunga strada che ci sta portando lentamente verso il mare, ma prima di arrivare ci concediamo un bel misto veloce uscendo a Miren (Merna) e imboccando per Komen (Comeno) e Stanjel (San Daniele Del Carso). Il Carso ci sfila ai lati della strada inebriandoci di lavanda, melissa, camomilla, profumi caldi e colori vivaci che verso sera infuocano le piante di sommaco aggrappate alle rocce per resistere alla forza della Bora. Proseguiamo verso Kopriva e Sezana lungo la 204: le pietre aspre e taglienti della landa carsica lasciano spazio alla macchia mediterranea e poco prima di Sezana finalmente ci appare davanti l’azzurro trasparente del bellissimo golfo di Trieste e ora il profumo delle pinete si mescola a quello del mare.

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