Salta al contenuto principale

Giro E, una festa di 1.829 km

Si è conclusa con la tappa dolomitica la seconda edizione del Giro d’Italia riservato alle bici a pedalata assistita. Un “successo oltre le previsioni” per il direttore di corsa Roberto Salvador grazie al calore dei tifosi, ai percorsi incantevoli e all’entusiasmo degli atleti in gara. E un’occasione importante per mettere a confronto le diverse tecnologie elettriche
Maglia viola per l’E-Powers Factory
Cinque produttori di motori, sei marchi di bici, dieci squadre, 18 tappe, 533 ciclisti coinvolti, 1.829 chilometri percorsi, 24 mila metri di dislivello positivo. Sono i “numeri” del Giro E, il Giro d’Italia in sella alle bici a pedalata assistita. Una seconda edizione conclusasi il 1° giugno con il tappone dolomitico con arrivo a Croce d’Aune-Monte Avena affollato di tifosi in festa che ha fatto vivere ai protagonisti con la “scossa” le emozioni di pedalare tra due ali di folla entusiasta o di salire sul podio baciati dalle “miss”. Emozioni ripetutesi ad ogni tappa durante le tre settimane che hanno portato i ciclisti a scoprire la Penisola pedalando dal mare alla montagna, dalla costa tirrenica a quella adriatica, dalla Bassa alle Alpi, dai colli romagnoli alle vette dolomitiche. Un Giro ricco di storie e di protagonisti, dai campioni del passato (anche over 80) ai costruttori di cicli per una volta saliti in sella, dai giornalisti di tutto il mondo a semplici sconosciuti con la passione del ciclo. C’è chi l’ha presa seriamente cercando di racimolare punti per la classifica e chi è stato più filosofo, pensando più a godersi paesaggi e atmosfera irripetibili. Alla fine la maglia viola della classifica della generale l’ha indossata il capitano della squadra E-Powers Factory, vincitrice pure della maglia rossa con graduatoria elaborata in base all’esito delle volate. A conquistare la maglia arancio delle prove di regolarità è stato il team Toyota, mentre la “verde” della squadra più giovane l’hanno vestita le ragazze di Kilokal-Selle Smp. Ancora più avvincente si è rilevata la sfida tra tecnologie con il Giro E a decretare “che ci sono bici per tutti e bici per pochi. E non è una questione di prezzo. Dalle Pinarello alle De Rosa, dalle Olmo alle Focus, ci sono bici con le quali tutti possono avere dei vantaggi sulle salite, anche le più ardite. Le biciclette con i motori a innesto nascosti nel telaio, invece, sono solo per ciclisti evoluti e offrono il meglio in pianura e in collina; sulle grandi salite non fanno la differenza neanche per un pro”. A prescindere dai distinguo, però, l'edizione 2019 del giro elettrico ha evidenziato, come ha dichiarato il direttore del Giro E Roberto Salvador, che la manifestazione richiede “biciclette a pedalata assistita estremamente valide sotto il profilo delle pure prestazioni, dell’autonomia e dell’affidabilità”.



Sul podio il team Olmo-Polini
Chi ha dimostrato di avere tutte le qualità per il Giro E sono le Olmo motorizzate Polini del team Bike For Dream (BFD), riuscito a conquistare il podio della classifica generale e salito sul gradino più basso pure nella graduatorie riservate agli sprint e alle prove di regolarità. Il tutto con atleti tra i più vecchi del Giro come conferma il nono posto (su dieci) nella classifica della maglia verde, quella indossata dalla squadra più giovane. Risultati ottenuti con molti piazzamenti e alcune vittorie, con la più entusiasmante nella tappa più dura, la numero 14. Una frazione con arrivo a Ponte di Legno e con passaggio in una delle salite più mitiche e dure della Corsa Rosa, il passo del Mortirolo con la sua pendenza media del 10,9% e con strappi fino al 18%. Una tappa che ha acceso la sfida tra i campioni e dove Lorenzo Dal Piva, esperto di MTB, è riuscito a distanziare tutti i rivali con la “scossa” e giungere per primo al traguardo in sella alla Olmo. Un successo dovuto alla “gambe” di Lorenzo, ma agevolato da un sistema elettrico che fornisce un supporto alla pedalata fino al 400%, utile per superare i tratti con pendenze più elevate, e con accumulatori da 500 Wh che garantiscono lunga autonomia anche sfruttando appieno il motore. Non a caso, soltanto due dei corridori del team BFD hanno fatto ricorso nella tappa 14 all’opportunità di sostituire l’accumulatore in gara, scelta effettuata più per prudenza che per reale necessità. Un’opzione non necessaria in molte altre tappe a riprova dell’efficienza del kit E-P3.
Aggiungi un commento